Il Nazionale

Cronaca | 13 maggio 2025, 19:27

Maltrattò la ex con cui gestiva un locale: il giudice lo condanna a due anni di reclusione

Una vicenda che arriva dalla Valle Tanaro. Secondo la donna, cui spetteranno 10mila euro di risarcimento, l'ex compagno avrebbe iniziato con insulti, minacce e frasi sprezzanti poi passare alle mani. Lui si difende: "Nessuna violenza. Era suscettibile"

Maltrattò la ex con cui gestiva un locale: il giudice lo condanna a due anni di reclusione

Due anni di carcere e 10mila euro come risarcimento all’ex fidanzata, costituitasi parte civile nel processo.

È questa la sentenza pronunciata nei giorni scorsi dal giudice del Tribunale di Cuneo nei confronti di un ragazzo accusato di maltrattamenti.

I due stavano insieme da un po’ di tempo quando, alla fine del 2019, presero in gestione una struttura ricettiva in Valle Tanaro. Una normale coppia che aveva realizzato il sogno di gestire un’attività insieme. Un sogno che per la donna si trasformò però in un incubo.

In lacrime i racconti di quei fatti resi dalla donna, che in aula ha riferito di insulti, minacce e frasi sprezzanti. Una sera, quando la situazione toccò l’apice, anche le mani al collo. E poi, nel settembre 2022, quando la relazione tra i due finì, all’uomo venne applicato il divieto di avvicinamento.

Nel corso dell’istruttoria era stata ascoltata anche la madre della ragazza, che aveva riferito al giudice di aver sentito in qualche occasione dire dal ragazzo a sua figlia la frase “ti ammazzo”. In aula anche l’amica che, il giorno dopo quella sera, l’aveva accompagnata in caserma.

Erano stati numerosi i testimoni ascoltati. Tra loro ci sono stati anche clienti che frequentavano il bar quasi ogni giorno, ma di quei comportamenti violenti che la giovane contesta all’ex nessun riscontro nelle parole degli avventori. “So che cosa significa stare con un uomo violento - aveva detto in aula una testimone amica della coppia -. Se avessi avuto anche solo il sentore che lei stesse subendo maltrattamenti avrei subito chiamato i Carabinieri”.

Anche l’imputato aveva deciso di prendere la parola e sottoporsi all’esame: “Nessuna violenza - aveva affermato -. Ogni cosa che le dicevo la prendeva come un'offesa. Era suscettibile. Non le ho mai messo le mani addosso, i lividi se li era procurati perché il locale era molto piccolo”.

CharB.

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