Un po’ “Blob”, con quegli “ipse dixit” che fanno parte del gioco soprattutto se poi vengono sconfessati dagli eventi. Un po’ analisi per fatti reali e concludenti, riportati in sequenza cronologica non per mettere il dito in qualsivoglia piaga, ma per cercare una logica in tutto ciò che è accaduto. Per ricordare, per comprendere: tutto si tocca, nello sport e nella vita.
E un po’ indiscrezione, squarciando il velo su quel dietro le quinte normalmente inaccessibile ai più.
Ecco la scatola nera della stagione biancorossa 2024/2025: mese per mese la narrazione puntuale di una squadra, di una società, dei suoi sprofondi e delle sue rinascite, della paura di retrocedere (mai viva come quest’anno) e della salvezza finale. Dai bivi del mercato estivo al caso Okeke, dalle parole di Mandole a quelle di Scola, dall’affaire Mannion alla ristrutturazione autunnale, dall’abbaglio di fine anno alle otto sconfitte di file, dal non litigio di Pistoia all'esclusione di Johnson, dalle ultime ore del tecnico argentino alla rivoluzione Kastritis, dalla pagina nera del dopo Cremona alla resurrezione contro Napoli e Sassari.
Mettevi comodi: è lunga. Buona lettura.
Maggio
La Pallacanestro Varese saluta il campionato 2024/2025 a Pistoia e con una “goleada” (96 punti segnati), certificando il titolo di capocannoniere della Serie A di Nico Mannion (che per l’occasione verrà espulso), ma anche il 14°posto in classifica. E per il progetto “ritorno in Fiba Europe Cup” sarà un problema.
Il 7 maggio saluto con i tifosi al Broletto. Non c’è coach Tom Bialaszewski: non si è presentato? Non è stato invitato? Poco cambia: è la conferma di un addio già scritto e di rapporti da tempo non più idilliaci. Per l’occasione parlano in tanti: ci sono investitori che ammettono candidamente di non essere soddisfatti della stagione (il presidente di Varese Nel Cuore Alberto Castelli) e giocatori che toccano l’argomento “futuro”, nello specifico Nico Mannion («non so cosa farò l’anno prossimo») e Davide Moretti («spero di restare, ma bisogna volerlo in due»). Le parole da una parte, i fatti dall’altra: Mannion confida a persone vicine che difficilmente si vede con la Openjobmetis di domani, mentre l’agente di Moretti inizia a offrire il suo assistito a destra e pure a manca.
L’8 maggio con coach B. è definitivamente addio (ma Varese lo dovrà pagare per altri 365 giorni). Il 13 Scola riunisce la stampa al Lino Oldrini per una chiacchierata: «Non siamo minimamente vicini a ciò che vorrei per questa società - dice - la salvezza non è da festeggiare». Tra i tanti argomenti toccati davanti ai giornalisti c’è l’allenatore. Sarà Herman Mandole il successore dell’americano: è stato il vice nelle ultime due stagioni, è accreditato di un rapporto confidenziale con “El General” ed è un sacerdote del Moreyball, tema sul quale l’amministratore delegato prima glissa («Io non decido nulla»), poi entra: «L’anno scorso con questo sistema abbiamo fatto bene», dimenticandosi a)della qualità dei giocatori che hanno reso possibile quel risultato, b)dell’effetto sorpresa su tutto il campionato italiano (che non c’è e non ci sarà mai più…) e c) che è stato l’attacco stratosferico di Brase a equilibrare una delle peggiori difese di sempre.
Il 13 maggio McDermott ringrazia Varese via social (sarà l’anticamera di un addio), il 24 Elisee Assui firma il suo primo contratto professionistico e si lega al club prealpino fino al 2029, il 31 c’è il saluto, indolore, a Gilmore. Nel frattempo Andrea De Nicolao, chiusa la sua epopea con Venezia e desideroso per ragioni familiari di avvicinarsi alla città natale della moglie Carolina, si offre a Varese, prima tramite il suo agente, poi con un colloquio diretto con Scola. La risposta a parole è interlocutoria, quella per fatti concludenti è un sonoro “no grazie”. Andrà a Cantù.
Giugno
Il 4 giugno viene inaugurata la foresteria di via Borghi, casa dei prospetti del settore giovanile pescati lontano da Varese: è un investimento personale di Luis Scola. Il 5 Scott Ulaneo viene annunciato a Scafati, il 7 viene promossa la nuova campagna abbonamenti, che poi parte il 12. Il claim stavolta è “Solo per la maglia” e in effetti per gli abbonati si tratta di una professione di fede a scatola chiusa. Poco importa: nonostante alcune polemiche sul rialzo dei prezzi nei settori popolari, la risposta dei tifosi è di 1000 tessere sottoscritte in soli 5 giorni (saranno 2400 in tutto).
Il 14 giugno viene costituita ufficialmente PV Ignis, nuova costola della compagine proprietaria: il sodalizio - di cui fanno parte Stefano Bonfiglio, uno degli uomini d’affari più importanti d’Italia, cofondatore della società Stirling Square Capital Partners, ma anche “gli OJM” Rosario Rasizza e Marco Vittorelli - acquista l’11,3% delle quote.
Si muove il mercato: il primo annuncio è Justin Gray, dal Bamberg, e sarà la delusione con la D maiuscola della nuova avventura, nonostante sia accreditato di intelligenza, buona difesa e gran tiro. A proposito di difesa… Il 27 a prendere la parola sono i confermati GM Maksim Horowitz e Zach Sogolow, i quali fanno capire che la retroguardia tornerà a rivestire grande importanza negli obiettivi tecnici biancorossi dopo due annate da banda del buco: è questo il primo di una serie di appelli “pro difesa” che non troveranno alcun appiglio nella realtà…
I due dirigenti americani escludono definitivamente la partecipazione alla coppa («la Fiba non ci ha dato chance»), aprono il ballottaggio tra Gabe Brown e Sean McDermott e confessano a domanda specifica di essere interessati a Jeff Brooks. I pianeti, tuttavia, si sono già allineati in altro modo: Brooks sceglie i soldi e il progetto di Mike Arcieri a Trieste e McDermott viene tentato e infine conquistato dai dollari turchi. Resterà Brown, che tornerà sotto al Sacro Monte meno contento di un bambino davanti al trapano fumante del dentista. C’è chi interpreterà la conferma di Gabe e l’addio di Sean come la prima brutta notizia per la protezione dei canestri varesini prossima ventura: avrà ragione assai…
Anche Moretti è out (va a Venezia) e la coda - sui social - è polemica: «I matrimoni vanno fatti in due» scrive lui, che avrebbe voluto un rialzo dello stipendio per non esercitare la clausola d’uscita… Il 29 va nero su bianco la conferma di Marco Legovich, chiesta apertamente da Mandole, il 30 scade la prima escape di Nico Mannion: anche se qualcuno scriverà che sono state ben 7 (!) le offerte da lui ricevute e scartate (una sola confermata: il Bahcesehir), la verità è che in Europa, per il Red Mamba, non c’è esattamente la fila…
Luglio
Inizia la “solita” girandola di nomi che mai arriveranno alla corte prealpina (uno su tutti: Ejiofor Onu), ma sotto traccia la Pallacanestro Varese il mercato lo sta facendo per davvero. In 10 giorni la squadra viene edificata con la stessa velocità con cui i cinesi costruiscono un grattacielo: il 2 ecco Jordan Harris, guardia ala dal Belgio; il 7 ecco un colpo vero, Davide Alviti, con Varese bravissima a inserirsi tra le indecisioni di Virtus e Brescia e ad assicurarsi un giocatore che con le sue prestazioni sarà un’ancora di salvezza per la squadra; il 9 doppio annuncio, prima Kaodirichi Akobundu-Ehiogu, centro nigeriano da Tubingen, che si fa un po’ desiderare ma alla fine arriva, poi Jaylen Hands, il “Baby Westbrook” costruito a UCLA. La coppia Hands-Mannion promette di essere pirotecnica in attacco, ma per nessuno dei due la difesa riveste il significato letterale di “priorità”: si rivelerà, insieme a tanti altri, un errore di chimica (per la verità anche offensiva, visto che entrambi amano il pallone in mano) molto grave…
Sì, pure il Red Mamba rimane: nemmeno dall’NBA sono arrivate veline che lo abbiano tentato davvero. I tifosi sono in tripudio, le casse della società - potessero prender parola - meno: segnate 400 mila dollari alla voce spese… In attesa che inizi il mese del “bentornati”, McDermott come previsto firma in Turchia per il Pinar Karsiyaka, i saluti a Woldetensae e De Nicolao (Giovanni) diventano storia e così quello a Zhao (va nella Overtime Elite), mentre Brown torna dalla Summer League con Miami senza aver impressionato nessuno. Resta anche lui: la Varese 2024/2025 è fatta.
Il 23 luglio un, anzi “il”, colpo è invece segnato sul fronte sponsor: Openjobmetis, anche nella “versione” francese “by Crit”, rimane sulle maglie per l’ennesima stagione.
Agosto
È condito dal caldo appiccicoso della sera del 2 agosto il primo, grande, “dramma” stagionale biancorosso: a confermare le voci che si rincorrono dal primo pomeriggio, Pallacanestro Varese comunica di aver sospeso Leonardo Okeke. È successo qualcosa di molto serio, che la privacy può coprire solo fino a un certo punto e che ha a che fare con la sua vita fuori dal campo, nello specifico con il rapporto con la sua compagna. La società, pur non potendo “dire”, fa capire eccome: scrive di essere “in attesa di indagini da parte dell’Autorità giudiziaria”, scrive di “valori e i princìpi morali” da rispettare. Si tratta di fatti potenzialmente gravissimi, c’è anche una denuncia.
Per i piani tecnici è un disastro: il pivot - e sarebbe stato comunque un bel rischio, vista l’inesperienza e il grave infortunio appena lasciato alle spalle - avrebbe dovuto essere il back up di un altro esordiente come Kao. I gm, comprensibilmente impreparati davanti a un simile intoppo, firmano in fretta e furia Abdel Fall, una vita da riserva, tanta buona volontà e poco altro (farà 7 punti in tutta la stagione) e prendono tale Del Cadia per gli allenamenti. È chiaro a chiunque che le pezze non possano bastare, salvo voler negare la realtà. Ed è chiaro soprattutto a Herman Mandole, che va a bussare alle porte più alte in società chiedendo un nuovo pivot. Respinto con perdite: «Non ce n’è bisogno, vedrai…» è più o meno la risposta.
In effetti Scola lo dice anche a microfoni aperti, in collegamento dall’Argentina: niente 6+6, nessuna toppa importante (del resto, per esempio, «Caruso è incedibile»).
L’8 a parlare è Mandole, al suo primo giorno di scuola. Al suo fianco coach “Lego”, ma nello staff ci sarà anche un altro argentino, Renzetti. Herman si scava la fossa da solo: «Per costruire questa squadra siamo partiti dalla difesa: vogliamo essere i più aggressivi d’Europa». Potrebbe essere un 25 aprile cestistico per una Openjobmetis finalmente libera dalle perverse logiche del Moreyball interpretato alla “varesina”, ovvero in totale sprezzo dell’importanza della retroguardia: sarà il più grande abbaglio dell’anno…
Il 12 parte il raduno al Campus, il 14 va in scena il primo allenamento aperto ai tifosi, il 23 la prima amichevole in famiglia: nella casa di via Pirandello non c’è un buco libero, l’entusiasmo degli appassionati è travolgente. Nico Mannion parla da capitano e arringa la folla: pare una favola.
Proprio il Red Mamba, tuttavia, è il primo a fermarsi per problemi alla schiena, mentre Librizzi - reduce dal lungo stop per la spalla operata - riparte prima del previsto. Il 31 si gioca, a porte chiuse, al Lido contro Milano: è una batosta (112-71), ma l’allarme ancora non suona.
Settembre
Questione di giorni: che Varese - così come costruita dal mercato - non possa competere in Serie A diventa chiarissimo in Valtellina, sede della prime sgambate. I biancorossi esordiscono a Livigno, contro Trento, beccandone 110. Mandole va dritto per dritto: «Se prendi così tanti punti non puoi andare da nessuna parte in Italia. Se a qualcuno questa cosa non piace, può fare le valigie». L’ultima frase ha tra gli altri un destinatario ben preciso: si tratta di Gabe Brown. Da qui in poi il rapporto tra il coach argentino e l’ala USA va a sud…
Cremona, tre giorni dopo, a Sondrio, pare avversario più abbordabile. Niente da fare: sconfitta 80-84. Mannion gioca benino, così Kao e Hands. Il 12 si vola a Minorca, ma il Red Mamba resta a casa, sempre a causa della lombalgia. Alle Baleari si consuma la classica eccezione che conferma la regola di un campionato in generale più che predittivo: contro Menorca, A2 spagnola, arriva la prima vittoria stagionale (84-71) grazie al tiro da tre, ma gli anonimi lunghi avversari catturano ben 17 rimbalzi offensivi… ; contro il Real Varese sfiora addirittura un miracolo, cedendo solo 83-79 grazie a un Hands sopra le righe (33 punti) e alle 6 stoppate di Kao (i presenti descrivono un Luis Scola estasiato in tribuna, quasi pentito di aver fatto firmare solo un annuale al centro nigeriano…). A un passo dalla “storia”, nessuno fa ovviamente caso al fatto che le merengues - a mezzo cilindro e incerottate - abbiano soffiato la bellezza di 60 (sessanta…) rimbalzi sotto le grinfie lombarde…
Si ritorna a Varese, poi rotta verso Gressoney, ancora incompleti perché Mannion ha ufficiosamente iniziato delle terapie giornaliere nel bresciano. Dal calendario salta il torneo di Lecco e allora la pre-stagione dei “Mandole men” finisce al Pala-Bigi, dove Reggio Emilia, che vince, ne segna “solo” 98.
Non è nemmeno iniziato il campionato che i tifosi son già più che preoccupati. Di certo non rasserena il pressappochismo con cui il gm Maksim Horowitz “spara” un «obiettivo playoff» alla presentazione di Palazzo Estense, nel giorno in cui la società fa segnare due bei punti nelle sponsorizzazioni con gli accordi prestigiosi strappati a Motorola e Westminster. Certe parole non verranno dimenticate e contribuiranno a creare sfiducia nelle capacità valutative del management a stelle e strisce.
E che il “verbo” stia a zero davanti ai fatti lo dimostra immediatamente Brescia, alla prima di campionato: il 118-94 finale del PalaLeonessa si classifica - ma solo per il momento - come la peggior sconfitta in termini di punti subiti dell’era Scola e la quinta peggiore di sempre in 79 anni di esistenza. Bilan scherza la difesa ospite, la Germani tira 20 volte in più della Openjobmetis. Mandole dichiara: «Mi vergogno del terzo quarto che abbiamo giocato…».
Ottobre
Esordio casalingo e anche Tortona ne fa troppi, 105 per l’esattezza, ribaltando il match con un parziale di 22-0. Varese corre ma non sa cosa sia la difesa, né è in grado di dire la propria a rimbalzo: un’altra conferma arriva a Trento, dove non bastano un primo tempo gagliardo e i 34 punti di Hands. È la terza sconfitta in fila, Mannion si scaviglia: ancora non lo sappiamo, ma questa sarà stata la sua ultima partita con la canotta biancorossa…
Il “caso” lo apre involontariamente Mandole, il venerdì prima di Openjobmetis-Trapani: «Nico? Mi aspetto che giochi…», come a dire “sta bene”. E che il nostro non sia così moribondo è informazione che filtra, anche se non ufficialmente, pure da tanti altri spifferi societari. Il play ex Virtus è però di altro avviso e a pensare male chissà se si fa solo peccato: poco dopo il 100 a 109 per Trapani a Masnago (Brown 30) che attesta il peggior inizio di campionato dal 2007-2008 (annus horribilis), l’interessamento nei suoi confronti da parte dell’Olimpia Milano diviene notizia.
Varese apre subito la porta, consapevole di avere un’insperata chance di rivoltare una squadra sbagliata senza rimetterci economicamente. Scola è chiaro fin da principio: ci interessano i soldi (o, al massimo, un "conguaglio" sotto forma di Giordano Bortolani) e la sua determinazione porta al rifiuto della prima e della seconda offerta meneghina.
Il 23 ecco il ritorno di Jaron Johnson, cui seguirà la giubilazione per fatti concludenti di Brown. JJ è la prima mossa nel restauro di una squadra che sotto le plance paga l’inesperienza di Kao e il deserto dietro di lui: non servirà a molto, anzi… Il 26 porte aperte ai tifosi al Campus, ma a “elettrizzare” l’atmosfera ci pensano gli Arditi, che lanciano contestualmente le prime frecciate a Scola e un ultimatum alla squadra: “Se non vincete contro Pistoia, ognuno per la propria strada…”.
La vittoria, fortunatamente per Varese, contro i toscani arriva per davvero (102-95, Alviti 29, Hands 24). Per Mannion, ovviamente out, El general dice no anche a 300mila euro di buyout, facendo innervosire Milano e l’agente di Nico. Si teme uno sciopero bianco del giocatore (perché, quello andato in scena fino a oggi cos’è stato?), ma Scola non trema al tavolo da poker e vede anche l'ultimo bluff. La telenovela si chiuderà ufficialmente il 4 novembre: il Red Mamba va a Milano in cambio di circa 400 mila dollari.
Novembre
Senza Nico la Openjobmetis tocca uno dei suo tanti fondi stagionali a Trieste, contro gli “ex”: una partita senza storia finisce 107-81. Mandole pronuncia ancora una volta la parola “Vergogna” riferendosi alla sua squadra, che pare inerme, sopraffatta, depressa, ma la Vergogna con la V maiuscola è fuori dal campo: alcuni “tifosi” varesini assaltano gli omologhi giuliani. Sei arresti.
I numeri iniziano a delineare la situazione in modo limpido: Varese è ultima in 16 statistiche del corrente campionato tra avanzate e “normali”, penultima in 6. Così si va solo giù. Il primo rinforzo derivante dal tesoretto Mannion è Alex Tyus, classe 1988, vecchio “atletone” che di chilometri sul parquet ne ha già percorsi parecchi. Si passa al 6+6, anche perché nel mirino entra pure Keifer Sykes, elemento dal sontuoso passato avellinese e milanese ma reduce da due stagioni di “pre pensionamento” in G-League a causa di un contenzioso con l’ex agenzia che va a interdirgli i trasferimenti in area Fiba. Pare una “firma” prestigiosa, seppur molto repentina, forse troppo: a occhio esperto, già al primo allenamento, è infatti chiaro che i giorni migliori del regista sono abbondantemente dietro le sue spalle. E per Varese saranno guai…
Intanto Gray si fa male per la prima volta…
Contro la Virtus son pronti (con un mese e mezzo di ritardo) gli sky box del Lino Oldrini, ma la sorpresa più grande è sul campo: Bologna battuta 104-95. Alla prima da capitano Librizzi fa sognare (28 punti), Johnson (e lo stesso avverrà contro Milano) sembra quello di due anni prima, si vede anche Assui.
Sykes diventa ufficiale il 19 e con lui Varese termina - già a novembre — gli otto visti concessi dal regolamento: da qui in poi non potrà più cercare sul mercato altri atleti extracomunitari che non abbiano già il “lasciapassare” per lavorare in Italia. A memoria non si ricorda un fatto simile nelle precedenti gestioni e anche questo sarà un gravissimo grattacapo strategico da amministrare.
A Scafati si torna sulla terra. Varese tira solo da 3 (41 conclusioni da oltre l’arco) e perde 94-85, in quello che è l’esordio di Tyus.
Dicembre
Contro la Reyer, sette giorni dopo, il Moreyball si prende le ferie: solo 77 punti segnati e Kabengele (28 punti e 14 rimbalzi) a banchettare sotto le plance dell’Itelyum Arena. Passa un’altra settimana e si tocca un nuovo fondo: nella sfida salvezza del PalaRadi, Hands e soci fanno “no show” nel secondo tempo e vedono Cremona maramaldeggiare contro i loro resti. Finisce 78-70. Siamo a un terzo della stagione: Varese è quindicesima e potenzialmente in A2, davanti solo a Napoli.
Il ko non è senza conseguenze. In sala stampa Mandole sente pronunciare per la prima volta la parola “dimissioni” da parte della stampa, mentre a Scola - che si becca con alcuni tifosi giunti in trasferta - al ritorno nella Città Giardino gli Arditi riservano striscioni di insulti e minacce. Succede addirittura di peggio: qualche delinquente entra e vandalizza (fortunatamente senza grandi conseguenze) uno degli sky box.
Luis allora prende la parola, segnato in volto ma come sempre combattivo. Conferma Mandole (lo aveva già fatto qualche giorno prima Horowitz all’Ultima Contesa), segna un prima e un dopo citando per la prima volta le responsabilità dei due gm («Sono loro ad aver scelto l’allenatore»), separa gli Arditi dal resto del pubblico («Non tutti i tifosi di Varese sono contro il mio progetto») e smentisce - in modo sacrosanto - le odiose fake news che serpeggiano qui e là in uno dei momenti più negativi della storia cestistica prealpina recente (si tratta delle assurdità sugli sky box - che sono stati pagati dalla Regione e non dalla società - e della - qui siamo quasi al terrapiattismo - volontà di “auto-retrocessione”).
Ciò che Luis non dice apertamente è che la sua fiducia in Mandole sta forse iniziando a vacillare…
Il 16 c’è il derby con Milano ed è un’altra festa inattesa: ancora sontuoso JJ, Sykes si imbottisce di Gerovital e ne scrive 17 e 5 assist e Mannion, che dal primo giorno in terra metropolitana è magicamente guarito, si prende l’ultimo tiro e lo sbaglia. Meglio di così…
Prima di Natale ecco la trasferta a Reggio Emilia, che stritola la Openjobmetis sotto il peso del suo atletismo e della sua fisicità. Quindi, a due giorni dal capodanno, a Masnago arriva a Napoli, con la vittoria biancorossa (e il +4 sulla zona calda) rovinata dai primi, sonori e diffusi fischi a coach Mandole durante la presentazione. Sarà così ogni domenica, fino al triste epilogo contro Trento. Fanno due allenatori “rifiutati” dal pubblico in due anni…
Attenzione, una delle ultime notizie dell’anno solare non è bella: Sykes incorre in un infortunio muscolare. Al suo posto arriva Desonta Bradford, da Piacenza, ultima in Serie A2.
Gennaio
Si torna in campo il 5 gennaio, a Sassari, dove viene centrata la prima vittoria in trasferta della stagione (81-86), grazie a una buona difesa e le penetrazioni di Bradford a creare punti e gioco. Passa una settimana e il bis viene griffato contro Treviso in casa, al termine di una gara da crepacuore. Varese è al terzo successo di fila e all’undicesimo posto in classifica: è il momento migliore di tutto il campionato…
Ma non durerà: da qui in poi la Openjobmetis si dimenticherà come fare a vincere, scrivendo il nuovo record societario di sconfitte consecutive (ben 8).
Nessuno se lo aspetta, anche perché nel primo tempo di Pistoia, Hands e compagni dominano la contesa, portandosi addirittura a +16 al 21’. Ma arriva il crollo, improvviso, repentino, totale: Varese subisce 66 (sì, sessantasei…) punti nelle ripresa, perde di 15 e dilapida il +7 dell’andata contro una potenziale avversaria salvezza, una compagine sulle cui spalle gravavano 9 sconfitte in serie.
Dalla trasferta Toscana nasce un qui pro quo su un fatto che in realtà non è mai accaduto. Si parla e si scrive di un litigio negli spogliatoi tra Hands e Jaron Johnson, facendo discendere dall’episodio sia l’inizio dell’enorme crisi biancorossa, sia quella rottura tra JJ e il resto della squadra che porterà alla successiva esclusione dell’ala made in Usa.
Non è vero niente: la Openjobmetis crolla a Pistoia solo perché è una compagine che non può stare in piedi, nonostante le illusorie vittorie tra dicembre e gennaio.
Brescia, ancora una volta, arriva con tutta la sua crudezza a mettere il dito nella piaga: nel giorno in cui Masnago riserva a Giancarlo Ferrero, di ritorno per la prima volta in quella che è stata la sua casa per 8 anni, un’ovazione mai riservata nemmeno ai miti che hanno vinto coppe e scudetti, la squadra di Mandole crolla 77-118, “scrivendo” altri famigerati record negativi (peggior sconfitta casalinga di sempre in termini di differenza canestri con gli avversari, seconda peggior sconfitta in assoluto dopo il -47 di Treviso del 1999). L’allenatore argentino viene fischiato all’inizio e insultato alla fine. Può andare peggio di così? Purtroppo sì…
Febbraio
Dopo Brescia c’è Milano al Forum. Altro giro, altra figuraccia storica: l’Ea7, mandando a punti undici giocatori su undici, ne fa 119 (nuova entrata nelle top 5 delle partite con più punti subiti in 80 anni…), umiliando Sykes (al rientro, resta fuori Gray) e soci.
Il ciclo terribile di questo inizio di girone di ritorno propone infine la Trento di Paolo Galbiati. Eccolo, finalmente, il fondo… Toccarlo, però, è terribile: i biancorossi non giocano nemmeno malissimo (il match finisce 79-92), ma perdono l’ennesima partita dell’anno a Masnago e la contestazione esplode senza più argini. Scola si becca con gli spettatori della tribuna, la curva ammaina gli striscioni ed esce prima del tempo, Mandole viene letteralmente umiliato dalla potenza dei fischi e degli insulti contro di lui. Nel mirino della gente inferocita anche il presidente Toto Bulgheroni (era già successo contro Brescia), che, a più di 80 anni e con l’unica “colpa” di amare questa società e di aver speso la sua vita per “Lei”, totalmente incolpevole perché fuori da ogni decisione tecnica o strategica, è costretto a sentirsi rivolgere parole irripetibili.
Ormai non si può più far finta di nulla: andare avanti con Mandole sarebbe pericoloso e crudele. E non serve nemmeno guardare la classifica (Varese è tornata ad avere un margine risicato sulla zona calda: +2) per capirlo: basta consultare il “Bestiario” del palazzetto.
L’indomani, quando è ancora mattino presto, mentre Scola “sale” al Campus da Bulgheroni come un premier va al Quirinale, il coach sudamericano toglie tutti dall’imbarazzo dimettendosi, una decisione che arriva di concerto con la sua famiglia. «Spero che questo gesto serva a salvare Varese…» sono le sue ultime parole. La decisione viene comunicata solo nel pomeriggio, dopo aver trovato una formula, anche economica, adeguata a rendere pubblico l’addio.
Passano altre 24 ore e i gm Sogolow e Horowitz convocano la stampa. Il vetro tecnico-strategico che per tre anni ha governato i destini della Pallacanestro Varese pare improvvisamente rompersi sotto il peso degli eventi e i due ragazzi americani lo ammettono senza nascondersi: «Abbiamo sbagliato, cambieremo strada». Si cerca un nuovo coach con esperienza in Italia o in Europa.
Trascorrono due giorni e i due dirigenti arrivano al nome: è Ioannis Kastritis - 42 anni, ex Aris Salonicco, conduttore anche della nazionale under 19 ellenica - il successore di Herman Mandole. Nel suo contratto una clausola automatica di rinnovo in caso di salvezza.
Il nuovo condottiero si presenta e parla della difesa, come a suo tempo aveva fatto Mandole: «In retroguardia c'è bisogno di un cambiamento culturale e di sacrificio». Stavolta non sono solo parole però: durante il suo primo allenamento “all’argomento” viene dedicata la stragrande maggioranza del tempo. Poi si cambia tutto il resto: basta musica, basta “player friendly”, basta la sessione “camminata” del giovedì… In attacco il nuovo allenatore invece toccherà pochissimo: se la Varese 2024/2025 smetterà di segnare i "centelli" è perché in fase offensiva i suoi giocatori avranno molto meno fiato di prima, visto che ora sono “costretti” a difendere…
Con Kastritis si fa anche il mercato. Il primo ad arrivare è Elijah Mitrou-Long, canadese dal provvidenziale passaporto greco, vecchia conoscenza di coach Ioannis all’Aris. Chi a fargli posto? Ovviamente Keifer Sykes (a cui l’ultimatum societario pre-Trento non aveva fatto né caldo, né freddo…). messo fuori squadra al rientro dalla pausa per Coppa Italia e Nazionali. Il play non è l’unico a essere escluso: fuori anche Johnson.
L’ultima mossa citata diventa un caso che durerà più di un mese. Cosa è successo? JJ torna in ritardo dalle “vacanze”, ma non è l’unico a farlo… Screzi con i compagni? Nein… Quindi? La scelta - ritardo a parte - suona soprattutto come tecnica: il nuovo coach desidererebbe un 5 o un “4+” e soprattutto vorrebbe fare a meno del “solito” tre da Moreyball adattato ad ala forte… Il mercato dirà che sarà impossibile trovarlo: il lettone Silins, profilo più che adeguato per tante ragioni, chiede per esempio un conquibus tre volte superiore a quello che offre Varese…
È allora Desonta Bradford a guadagnarsi la riconferma.
Marzo
La prima di Kastritis è a Trapani, su uno dei campi più difficili della serie A. Si vede subito che l’antifona ha fatto un’inversione a U: Varese difende come mai prima, sorprende i padroni di casa e li tiene sotto per quasi tutta la partita. Ci pensano gli arbitri, il siciliano Paternicò su tutti, a rovinare la festa: 35 falli fischiati contro i biancorossi, 44 liberi a favore di Trapani contro 14, espulso Hands per rissa con Alibegovich e pure Librizzi per doppio antisportivo. La gara si conclude al supplementare, 106-93.
Hands viene squalificato per due giornate, ma il ricorso tempestivo della società agevola la riduzione a una e poi la commutazione della stessa in ammenda. Contro Tortona ci sarà. Chi non ci sarà è Gray: ennesimo infortunio muscolare, stagione praticamente finita. L’ambiente fa pressione per il reintegro di Johnson, ma Kastritis è irremovibile e davanti alla stampa si assume completamente la responsabilità della situazione.
L’8 marzo è un giorno tristissimo per la Pallacanestro Varese e per tutto il basket italiano: a 81 e dopo una lunga malattia si spegne Sandro Galleani, la bandiera per antonomasia per il club prealpino. A Casale si va a giocare anche in suo onore: la squadra lotta, difende, ci prova, ma butta via la possibilità di vincere incartandosi alla fine dei tempi regolamentari (a conti fatti pesa la decisione di non fare fallo su Vital, che poi trafigge Librizzi e compagni con la tripla del pareggio). Altro supplementare e altra sconfitta: 92-89.
Si torna a Masnago e si perde contro una Reggio Emilia che si conferma troppo atletica e “fisicata” per la leggerezza strutturale da Moreyball dei prealpini, che subiscono 47 rimbalzi e tirano con il 21% da tre. A Treviso, sette giorni dopo, l’ottava sconfitta di fila (record societario) è realtà: Varese perde 88-86, prima crollando a -18, poi rimettendo in piedi la contesa con un parziale di 17-2, infine cedendo nel punto a punto finale. Nemmeno nell’anno della retrocessione 2007/2008 c’erano stati così tanti insuccessi in serie.
Il trittico Scafati (in casa), Cremona (in casa), Napoli (fuori) diventa decisivo. Si muove il mercato sul fronte ali: la prima è Ethan Esposito che lascia Verona (dove si accasa Virginio), la seconda è il carneade australiano con passaporto croato Grant Anticevich. Nessuno dei due darà un vero contributo alla causa. Contro i campani di Ramondino, tuttavia, in un Lino Oldrini spaventato ma pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo, i 42 punti di Hands riaprono la strada della vittoria e del ribaltamento della differenza canestri nel doppio confronto (all’andata era finita -9, stavolta è +13, 95-82). Gli ospiti si presentano allo scontro decisivo senza Rob Gray, capocannoniere del campionato, fuggito qualche giorno prima dopo l’ennesimo litigio con la società: grazie, Nello…
Aprile e maggio
Il libro stagionale ha tuttavia ancora in serbo un’altra pagina nera. Ed è la più pesta di tutte. Contro la Vanoli Varese va anche a +15 nel terzo quarto, poi è a +7 a 53” dalla fine: qui una serie incredibile di errori porta gli ospiti prima a pareggiare, poi a vincere al supplementare. È dramma, è ancora una volta tutti contro tutti: Scola si becca con la tribuna, quindi con la curva, che lo insulta e gli grida di vendere e di andarsene. Suo figlio Thomas, in panchina per la prima volta con la Serie A, piange sconsolato. Luis ha una crisi di nervi, negli spogliatoi succede di tutto, tra urla e oggetti rotti, e si va a “tanto così” dallo scontro fisico con gli Arditi che nel frattempo premono alle porte del parterre nord: ci vogliono più persone per trattenere la furia dell’amministratore delegato biancorosso. Varese è a terra, Scola pure: nelle ore successive il pensiero del “chi me l’ha fatto fare” serpeggia nella sua mente.
I giorni successivi trascorrono tra attestati di vicinanza all’argentino da buona parte dell’ambiente e una quiete post tempesta che cerca di rimettere insieme i cocci del vaso varesino. Lo stesso Scola riprende la parola il venerdì precedente alla trasferta a Napoli: «Questa settimana ci si è focalizzati troppo su di me. La Pallacanestro Varese è molto grande, più del mio nome e di quello di tutti».
Prima di partire per quella che sarà una partita da dentro o fuori, la squadra riceve il sostegno dei suoi supporter più fedeli guidati dal sempre provvidenziale BSN. Un po’ di calore aiuta: al PalaBarbuto la Openjobmetis non trema e viene guidata da Hands, Librizzi e Mitrou-Long a una “w” che significa anche 2-0 negli scontri diretti con annesso aggancio e sorpasso sui partenopei. Altra buona notizia: Scafati perde contro Reggio. È la volta di Sassari, una chance per completare l’opera: a guidare i compagni a un successo che definire catartico è poco c’è ancora Hands (27 punti, 6 rimbalzi, 8 assist e le giocate decisive). Scafati esce con le ossa rotte anche a Brescia: ora Varese può salvarsi anche senza altre vittorie.
E così accade: sette giorni dopo, mentre alla Segafredo Arena i biancorossi stanno svolgendo il riscaldamento prima di affrontare la Virtus, dalla Campani arriva la notizia di un’altra debacle per la formazione del presidente Longobardi, contro Treviso. È salvezza. Aritmetica. La domenica non ha più nulla da dire allora: Bologna passeggia 104-67, Varese - senza più Tyus che ha rescisso in settimana - assiste all'ultima "prodezza" di Gray: entra, gioca un minuto, si fa male, esce.
Maggio è l’epilogo di tutto ciò che abbiamo raccontato sin qui. Il 4 una Openjobmetis senza più brutti pensieri nella testa batte sciolta e con una prestazione godibile Trieste. Il 5, all’Ultima Contesa, il vice presidente Perego racconta, tra le tante altre cose, come è stato vivere una stagione del genere dall’interno ed esclude cambiamenti di management. L’11, ieri, chiusura a Venezia, senza alcuno stimolo, nemmeno a cercarlo con il lanternino.
Al Taliercio finisce 83-64: è la 20 sconfitta della stagione. Solo, una volta, in 80 anni, la Pallacanestro Varese ha perso più partite.
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