Il Nazionale

Sport | 02 maggio 2025, 14:58

Varese-Trieste, la Dynasty in salsa cestistica che interessa a tutti tranne che a Kastritis

Se il fato applicato al calendario doveva scegliere, lo ha fatto bene: in una gara senza interessi di classifica per i padroni di casa, ecco la domenica e lo ieri con l’oggi, quello che avrebbe potuto essere e quello che non è stato, la gratitudine e l’orgoglio tradito, il detto e il non detto. Ma al coach greco importa - giustamente - nulla di tutto ciò: «Vogliamo raccogliere quanto abbiamo seminato senza più tensione e pressione». Gray stagione ufficialmente finita

Varese-Trieste, la Dynasty in salsa cestistica che interessa a tutti tranne che a Kastritis

Che incroci, cara Masnago, domenica prossima.

Tre giocatori che sono stati le fondamenta di una stagione memorabile (almeno se paragonata ai risultati "medi" degli ultimi 25 anni), ma strana e incompiuta, oltre che speranzoso antipasto di un potenziale menù che nel biennio successivo non è stato però servito. Anzi: digiuno totale.

E poi il gm della squadra che quella stagione ha "scritto", stimato e anche un po’ rimpianto nel ricordo di tanti tifosi (almeno quelli che hanno capito come andarono davvero le cose due anni fa), cui il tempo ha dato ragione, sicuramente  su un punto: se è vero che gli “Immarcabili” furono farina di tanti sacchi, e quindi non solo del suo, lo è altrettanto che il lato umano che questo manager ha saputo e sa mettere nel suo lavoro, il suo essere raccordo tra giocatori e società e tra società e ambiente, diventando un granitico punto di riferimento, non è mai più stato ritrovato finora a queste lande.

E poi ancora l’allenatore di quella formazione, volto sorridente e scanzonato e vincente dell’unica Varese in versione Moreyball che abbia mai funzionato, poi transfuga di mezza estate che esce dalla porta di servizio senza salutare (ma le avvisaglie, in realtà, c’erano già da un mese: non vederle fu uno dei peccati di cecità di quell’estate). Più facile dimenticare questo o la sua Opnejobmetis performante e spumeggiante? Lo deciderà il Lino Oldrini: applausi o fischi?

È Varese-Trieste, baby, la partita degli ex (e non dimentichiamo Sean McDermott né Marco Legovich, che il viaggio lo ha fatto al contrario). Markel Brown, Colbey Ross, Justin Reyes, Michael Arcieri, Matt Brase (se non cambierà idea e farà effettiva presenza in parterre): passato biancorosso, presente uguale, ma agli antipodi. Se il fato applicato al calendario doveva scegliere, lo ha fatto bene: in una gara senza interessi di classifica per i padroni di casa, questa Dynasty che fonde lo ieri con l’oggi, quello che avrebbe potuto essere e quello che non è stato, la gratitudine e l’orgoglio tradito, il detto e il non detto, arriva provvidenziale per mantenere alto l’interesse.

C’è solo una persona a cui non frega nulla di tutto ciò. Giustamente. E si chiama Ioannis Kastritis.

«Sinceramente non so nulla. Rispettiamo Trieste per quelle che sono state le sue prestazioni lungo tutto l’arco della stagione. Sono una gran bella squadra, di talento, corrono tanto, segnano tanto, mettono tante triple e vanno bene a rimbalzo offensivo. Il nostro lavoro sarà quello di cercare di fare la miglior partita possibile, cercando di metterli in difficoltà. Questo è ciò per cui abbiamo lavorato tutta la settimana».

Le sue parole arrivano dopo un allenamento che si è concluso con un grande applauso dei giocatori, a se stessi e al loro allenatore, figlio di una sessione di pratica considerata positiva: «Sono contento che ci sia questo entusiasmo e questa voglia di giocare: ho fiducia nel fatto che la squadra sia pronta per giocare l’ultima partita davanti ai nostri tifosi domenica. Motivazioni? È innegabile che l’obiettivo più importante sia stato raggiunto, ma “il processo” resta fondamentale per noi e l’approccio di queste settimane me lo ha dimostrato. Stiamo continuando a fare le stesse cose e anche a migliorarci attraverso l’allenamento, aggiungendo valore ai nostri sforzi per ottenere altre vittorie che sono sempre qualcosa di positivo. Non avremo più la pressione del risultato, possiamo goderci il gioco ma senza entrare in una confort zone, anzi cercando di fare un passo in avanti ulteriore».

E ancora: «Dobbiamo cercare di essere sempre più consistenti e solidi partita dopo partita, tenendo conto del fatto che i ragazzi vengono da una stagione molto lunga in cui, soprattutto nell’ultimo periodo, hanno speso molte energie sia fisiche che mentali per raggiungere l’obiettivo della salvezza. Credo che in questo momento si debba lavorare con entusiasmo, che non vuol dire ridere e scherzare e non fare il nostro lavoro durante la settimana o in partita, no, ma trovare quella spinta per dare sempre il massimo in allenamento per potersi anche divertire nel fare il nostro gioco senza più la pressione di dover raggiungere un determinato obiettivo. Vediamo se riusciremo a trovare un equilibrio e a dare la miglior immagine di noi stessi».

Indovinate chi non sarà della festa: è lui o non è lui? Certo che è lui:  stagione finita per Justin Gray (in realtà non da oggi). Lo dice anche il coach: «Gray? Si è infortunato ancora, sempre al polpaccio ma in un punto diverso. Non più sarà disponibile fino al termine della stagione».

Infine qualche parola sul futuro: ci sta forse già pensando il coach greco confermatissimo da contratto? «Quando sono in palestra il mio pensiero va solo la lavoro da fare con questi ragazzi per arrivare al meglio alla prossima partita. Penso sia presto per parlare della prossima stagione. So anche che è normale ragionare sull’anno prossimo, abbiamo già obiettivi e un piano in testa e di come lavorare per svilupparlo, però sicuramente tra un paio di settimane sarà più facile concentrarsi sul futuro, ora dobbiamo rimanere focalizzati sul presente».

Fabio Gandini

Commenti