Il problema delle lunghissime code agli uffici immigrazione di Torino e delle lunghissime attese per ricevere i documenti si trascina ormai da anni. Chi chiede il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi familiari e risiede in tutta la provincia, deve aspettare 9 mesi per un appuntamento alla questura di Torino, altri 3 per il rilascio del documento e si tratta di una pratica da ripetere ogni due anni.
Per provare a risolvere questi problemi arriva la proposta del consigliere comunale Abdullahi Ahmed Abdullahi (PD), che ha presentato una proposta di mozione supportato dai consiglieri PD e degli altri gruppi di maggioranza.
Decentralizzare la gestione delle pratiche
Abdullahi propone una decentralizzazione della gestione delle pratiche, in modo che sia possibile per gli stranieri richiedere il permesso di soggiorno anche negli uffici comunali e della Polizia municipale al di fuori dei capoluoghi di regioni.
L'opportunità di parlare di una sperimentazione in merito sarebbe, secondo Abdullahi, l'assemblea annuale dei comuni italiani che si terrà proprio a Torino dal 20 novembre. Propone, inoltre, di stipulare un protocollo d’intesa con le Questure affinché la trasmissione dei rinnovi dei permessi di soggiorno all’Anagrafe possa avvenire direttamente dagli uffici e non soltanto dalla questura centrale.
"Risolvere un problema sentito e diffuso"
"È una proposta - ha commentato Abdullahi in sede di commissione sui servizi demografici e sociali - che prova a affrontare un tema sentito e un sentimento diffuso, ci sono questioni irrisolte come le code davanti alla Questura di corso Verona. Oggi tutte le pratiche devono passare dalla Questura di Torino, in coda ci sono persone che risiedono in altre città e spesso devono recarsi con tutta la famiglia e i bambini. Ci vogliono 9 mesi per avere un incontro con la Questura per una pratica amministrativa, perdendo un giorno intero di scuola e lavoro. Abbiamo occasione di parlarne qui a Torino in quest'anno che ospitiamo l'assemblea Anci tra i comuni capoluoghi".
Trentadue dei 312 comuni che compongono la città Metropolitana di Torino hanno più di 10 mila abitanti e quindi, secondo Abdullahi, i mezzi per occuparsi di un numero di pratiche che non dovrebbe essere per loro troppo elevato. Settimo, ad esempio ha una popolazione di 50 mila abitanti di cui 1000 stranieri non comunitari. La sindaca Elena Piastra avrebbe già dato la disponibilità a proporre il proprio Comune per l'eventuale sperimentazione del decentramento.
Rosatelli e Porcedda favorevoli alla richiesta
Gli assessori ai servizi sociali Jacopo Rosatelli e alla sicurezza Marco Porcedda hanno accolto con favore la richiesta di risolvere la questione, ricordando che il Comune è già attivo nel fare la sua parte, sottolineando però che le funzioni delle diverse istituzioni devono rimanere separate e che non è possibile togliere alla Questura l'onere di risolvere il problema e velocizzare le pratiche.
"Noi possiamo favorire un atteggiamento di leale collaborazione - ha dichiarato Rosatelli - com'è stato fatto per la questione della questione di corso Verona, attenzione però a non chiedere al Comune funzioni che devono spettare ad altre istituzioni. Abbiamo messo un metodo a disposizione della Questione ma non è possibile surrogare costantemente ciò che deve essere fatto da loro".
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