E' alle battute finali il processo a carico di Anca Egorov, badante di origini romene accusata di circonvenzione di incapace ai danni di un'anziana vedova di Castagnole Lanze, Giuseppina Marcovecchio. Il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 7 anni e mezzo di reclusione, definendo l'imputata un'"abile cacciatrice di eredità".
La 47enne di origine romena è accusata di circonvenzione di incapace, appropriazione indebita e spendita di banconote false nei confronti di Giuseppina, che per otto anni era stata la sua assistita e che oggi sostiene come nello stesso lasso di tempo dai suoi conti correnti sia sparita una somma pari a circa 300mila euro.
La richiesta dell'accusa arriva al termine di un procedimento movimentato, che nel giugno scorso aveva anche visto i difensori della donna rinunciare al proprio mandato: "Circostanze gravi e intollerabili, che incrinano il rapporto fiduciario con la mia assistita ed escludono nel modo più assoluto la possibilità di proseguire nel mandato", aveva riferito al giudice il legale albese Roberto Ponzio, che assisteva l'imputata col collega Stefano Caniglia. Da qui la richiesta del legale di avvalersi di quanto contemplato dall’articolo 107 del Codice di Procedura Penale, decisione condivisa con l'altro difensore: "Sono emerse insanabili divergenze sulla conduzione del processo rendendo impossibile procedere oltre nell’esecuzione del mandato di difesa", aveva spiegato in aula il legale albese.
Il giudice Bertelli Motta aveva così provveduto alla nomina di un difensore d’ufficio, l’avvocato Piera Icardi.
Nel frattempo, lo scorso 29 giugno la Sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti aveva eseguito nei confronti della badante di Costigliole d'Asti l’ordinanza della custodia cautelare in carcere. Un aggravamento della misura cautelare degli arresti domiciliari a cui la donna era già sottoposta, resosi necessario a seguito di indagini che hanno permesso di accertare la violazione delle prescrizioni del divieto della persona agli arresti domiciliari di comunicare con terze persone.
Secondo l'accusa, la Egorov avrebbe approfittato della fragilità dell'anziana, appropriandosi in breve tempo del suo intero patrimonio, stimato in oltre 300.000 euro. La vittima, ora ottantenne, si ritrova in gravi difficoltà economiche e assistita dai servizi sociali.
La parte civile ha richiesto un risarcimento di 800.000 euro, di cui 317.000 per danni patrimoniali e 500.000 per danni morali. La difesa, invece, sostiene che la badante si sia presa cura dell'anziana quando nessun altro lo faceva, chiedendone l'assoluzione.
Il giudice ha voluto ascoltare nuovamente la testimonianza dell'anziana vittima prima di emettere la sentenza, prevista per la prossima settimana.
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