Non c'era il presidente della Regione Giovanni Toti all'udienza davanti al Riesame per discutere l'appello per la revoca degli arresti domiciliari a cui è sottoposto, dal 7 maggio.
L'udienza è durata un'ora e mezza e la decisione arriverà in un paio di giorni. "Ho ribadito le richieste di questa difesa - ha spiegato l'avvocato Stefano Savi - perché per noi non sussistono più i requisiti di questa misura o, quanto meno, lo sono adesso in forma attenuata. La procura ha insistito nella sua posizione e cioè che il governatore deve rimanere ai domiciliari".
Savi ha chiesto la revoca della misura e in via subordinata l'obbligo di dimora ad Ameglia o il divieto di dimora a Genova. "In caso di attenuazione - ha continuato il legale - scatterebbe comunque la sospensione in base alle legge Severino. Ma alla procura non va bene, hanno sostenuto che non cambia niente per quanto riguarda il rischio di inquinamento probatorio o della reiterazione del reato".
In aula i pm Federico Manotti e Luca Monteverde hanno spiegato di avere ancora bisogno di tempo per individuare altri testimoni da sentire e quindi per questo Toti non può essere lasciato libero perché, a loro avviso, potrebbe ancora influenzare i funzionari e dipendenti della Regione.
"Secondo noi - ha concluso Savi - il tempo per sentire i testimoni c'è stato e ci vuole qualcosa di concreto per mantenere la misura coercitiva. Non si può solo immaginare che in futuro ci possano essere ancora comportamenti non corretti. Anche perché il comportamento del presidente è sempre stato esemplare".
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