Il Nazionale

Cronaca | 15 maggio 2024, 11:43

Crollo del ponte di Fossano verso la sentenza, ma la Provincia di Cuneo insiste: "Più di un milione di danni per le asfaltature straordinarie"

La chiusura del processo è prevista per l'ottobre prossimo. In aula il dirigente del settore Viabilità della Provincia di Cuneo: "Le SP 165 e 309 ammalorate dai camion che non possono circolare sulla circonvallazione. A mio avviso, ci vorrà tempo"

Crollo del ponte di Fossano verso la sentenza, ma la Provincia di Cuneo insiste: "Più di un milione di danni per le asfaltature straordinarie"

Non resta che dare la parola al pubblico ministero e alla difesa e poi, entro l’ottobre prossimo, il giudice Giovanni Mocci del tribunale di Cuneo si pronuncerà sul caso del crollo del ponte di Fossano. La discussione delle parti prenderà avvio il primo luglio prossimo, dopo la riapertura di quattro dei cinque viadotti della tangenziale di Fossano che l’Anas nei giorni scorsi ha annunciato per il 31 maggio.

Una riapertura al taffico, quella auspicata, che darà nuovamente la possibilità ai mezzi pesanti di poter transitare sulla SS231 consentendo così alle due strade provinciali, le sole attualmente percorribili dai camion, di poter “raffreddarsi”. Ed è proprio su questo aspetto che uno degli ultimi testimoni ascoltati nel corso dell’udienza di ieri, martedì 14 maggio, ha concentrato la sua testimonianza.

Nominato dalla legale Monica Binello, che rappresenta la Provincia di Cuneo, costituitasi parte civile, l’ingegnere Danilo Bruna, dirigente del settore Viabilità della Provincia di Cuneo, tirando le somme sui danni patiti dall’ente a seguito del crollo del viadotto, ha spiegato come le SP 165, “La Reale”, e la SP 309, che da Fossano conduce a Marene, abbiano subìto un rapido ammaloramento a causa del passaggio dei mezzi pesanti: “Lo smistamento di circa 500-550 veicoli al giorno sulle strade provinciali – ha spiegato Bruna - ha determinato un’accelerazione dell’usura dei manti stradali. I danni maggiori hanno interessati i 10 chilometri compresi tra le due strade utilizzate in alternativa alla circonvallazione”.

L'ingegnere ha precisato che gli interventi di asfaltatura normalmente eseguiti come manutenzione ordinaria ogni 15/20 anni, in questo caso avrebbero avuto i tempi dimezzati, comportando per la Provincia una spesa di circa un milione di euro. Un dato, quello illustrato, che però sarebbe in costante aggiornamento, poiché, ha sottolineato il testimone “le cause continuano a permanere” ma che da fine mese potrebbero trovare una risoluzione. Sulla preannunciata riapertura al traffico della tangenziale ai mezzi pesanti, a domanda dell’avvocato Monica Binello, l’ingegner Bruna ha affermato che i lavori di rifacimento impalcati sono in corso e che a suo avviso “questa situazione proseguirà per altro tempo”.

Contattata dal nostro giornale, l'Anas assicura la riapertura dei quattro viadotti (il Reale, il Villafalletto, il Cussanio e il Levaldigi) della tangenziale di Fossano e la conseguente circolazione dei mezzi pesanti per fine mese. A rimanere chiuso sarà invece quello di Centallo, il più periferico, che non consentirà il passaggio dei camion, comportando quindi la loro uscita dalla tangenziale all’altezza di Villafalletto. 

“Le asfaltature vengono programmate – ha continuato Bruna - e ogni anno la Provincia, in base alle segnalazioni, individua i tratti più critici e sulla base di questo si dà avvio ai lavori”. Manutenzioni, quelle illustrate, che alla Provincia sarebbero costate altri 700mila euro: “Parte delle risorse economiche – ha concluso- sono state traslate sulla Reale e sui tratti limitrofi della tangenziale, proprio a causa dell’ammaloramento strada”.

Ma secondo il geometra Mario Villani, nominato dalla difesa di A.A (ingegnere e direttore dei lavori Anas accusato di disastro colposo), parte dei problemi sarebbe stata imputabile alla mancanza di manodopera in Anas rispetto alla mole di lavoro: “Conosco A.A. perché sono stato il suo segretario per un anno e avevo l’incarico di dirigente tecnico – ha riferito -.  La direzione lavori, in quel periodo, aveva carenza di personale su tutti i livelli e questo si rifletteva anche sui lavori di manutenzione. Il direttore non aveva a disposizione tecnici e assistenti e non poteva disporre in maniera autonoma”.

Quindi, stando a quanto emerso, sarebbe stato impossibile presenziare su tutti i cantieri: “Dovevamo occuparci di circa 400-600 chilometri di strade su cui fare manutenzione, – ha concluso -. Ogni caposezione doveva seguire una ventina di contratti contemporaneamente ed era impossibile garantire la presenza giornaliera su tutti i cantieri”.

Un processo tecnico che snonandosi du un impianto accusatorio di disatro colposo e omesso controllo, ha costruito la sua attività istruttoria corposa attorno ad un quesito ben specifico: le mancate iniezioni di boiacca, una miscela di cemento, acqua e additivi che avrebbero dovuto proteggere i cavi di precompressione e la presenza di infiorescenze e colature visibili sulla struttura esterna del viadotto di Fossano, potevano farne presagire il crollo?

Al giudice le conclusioni. 

CharB.

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