Se vogliamo credere alle beffe, alle squadre che assediano il portiere e che non riescono a segnare solo perché "quel" portiere è Rudy Rigoni, al Varese che dà tutto - come l'ha dato - e perde gara 2 di finale 3-2 per un altro soffio contrario del destino nonostante l'assedio finale in 6 contro 5 e le tre occasioni nitide costruite nonostante la porta lasciata vuota da Perla, crediamoci pure.
Noi crediamo invece alle cose semplici dell'hockey, pur se percorrono a volte percorsi tortuosi o sanguinosi, in questo caso il sangue è il nostro, per verificarsi: nel terzo periodo il Pergine ha avuto qualcosa in più del Varese, più concretezza e schemi in power play (scopriamo l'acqua calda, eppure il 2-1 di Lemay e il 3-1 di Bitetto arrivati in superiorità numerica hanno fatto tutta la differenza del mondo), mentre dall'altra parte - al di là del solito insignificante 0/1 con l'uomo in più - ci sentiamo di dire che proprio quelle superiorità numeriche (10 minuti contro 2) sono state concesse per regali, ingenuità o stanchezza. Altro peccato originale che a volte torna a galla.
Il Pergine ha avuto anche qualcosa in più nella capacità di aspettare e colpire, nell'aprirsi il varco in cui infilare la seconda vittoria nella serie cavalcando l'onda quando era giusto cavalcarla e giocando in sourplace quando occorreva stare in piedi ad aspettare la mossa avversaria come nel primo tempo, con gli ospiti che, oltre che in vantaggio, sembravano avere più pattinaggio e più controllo del disco pur riuscendo a fare male solo in un'occasione (ai trentini, invece, ne bastano poche per lasciare il segno). Sempre la cosa giusta al momento giusto, insomma, la loro, come quella di accettare la paura di sbagliare nel secondo periodo, pur agitato dal pari del solito Christian Buono (la produzione di gol degli stranieri delle Linci pesa in percentuale maggiore rispetto a quella giallonera, dove il solo Naslund lascia puntualmente il segno), prima di saltare fuori dalla trincea nel terzo tempo. In sintesi, stasera diremmo questo della seconda finale: ha vinto un istinto vincente distribuito su più giocatori della rosa - Rigoni, ovviamente, compreso - rispetto all'altra parte.
Con questo crediamo anche e soprattutto nel coraggio e nell'immortalità del Varese, con quel lunghissimo assedio finale senza Perla in cui almeno per tre volte sulla stecca degli ospiti c'è stato il tiro del 3-3 dopo il colpo del 3-2 del killer Tilaro e, invece, solo in un'occasione i trentini hanno rischiato di bucare la porta vuota dei Mastini. Insomma: anche il Pergine ha paura del Varese e l'abbiamo visto lì, quando la partita sembravano averla già vinta e invece stavano per pareggiarla e, poi, magari perderla. Anche il Pergine sbaglia. Anche il Pergine commette penalità come le nostre di stasera. Questa è l'arma che ci lascia aggrappati al titolo, anche se servirà qualcosa in più e, magari, di diverso rispetto a gara 1 e gara 2 perché due sconfitte non arrivano mai per caso. Figurarsi in una finale.
Crediamo infine che lo 0-2 nella serie voglia dire tanto, più dello 0-2 parziale contro il Feltre, ma non tutto, anche perché stavolta si deve arrivare a vincere quattro partite per essere campioni. Crediamo che, pur essendo il Varese forse più squadra, fin qui pochi ma ben assestati colpi individuali abbiano spostato il destino dall'altra parte. E se per una volta dovessimo snaturarci e giocare di più sui singoli?
Secondo periodo "alla Pergine": con le due squadre ferme ad attendere il primo errore avversario per colpire, sono le Linci a lasciare il segno all'improvviso, come se riuscissero in quello che per il Varese è un'eresia, cioè fare male senza troppo fatica e senza dover sempre morire sul ghiaccio, così basta un'azione, una sola e lunga azione di prima, per fare saltare la difesa giallonera e piazzare Christian Buono da solo per l'1-1 davanti alla porta sguarnita di Perla, che poco dopo compie un miracolo (parata di testa che gli spacca la maschera) su Foltin.
Primo tempo con più gioco e dischi controllati dal Varese, come sempre, che producono il vantaggio del dio del tuono Naslund dalla blu - nessuna squadra ci prova e segna da fuori come i gialloneri - ma anche con due legni (traversa Leamay, sarebbe stato l'1-0 di casa, e Crivellari, sarebbe stato il 2-0 ospite) e la capacità del Pergine di rendersi pericoloso dal nulla grazie alle sue individualità, infatti ci sono (poche) occasioni da una parte e dell'altra (clamorose quelle, una per parte, di Pietroniro e Bitetto). Sintetizzanto: un po' più Varese, come si evince dal tabellino e dai tiri parziali: 11-14.
Ma le parole, in questa serie, svaniscono presto, come la stanchezza del mattino per chi dovrà anche alzarsi per andare al lavoro dopo essere tornato a Varese nel cuore della notte.
Arrivederci a gara 3, il colpo da Mastini è nell'aria dopo aver tanto seminato senza raccogliere.
Il tabellino
Pergine-Varese 3-2 (0-1, 1-0, 2-1)
Reti: 13'23" Naslund (Marcello Borghi, Piroso) 0-1; 37'09" Christian Buono (Mocellin, Gabri) 1-1; 46’58” Lemay (Carmine Buono, Christian Buono) 2-1 in superiorità, 54’37” Bitetto (Carmine Buono, Christian Buono) 3-1 in superiorità, 54'37" Tilaro (Majul) 3-2
Pergine: Rigoni (Zanella); Carmine Buono, Gamper, Foltin, Lemay, Mocellin; Gabri, Lacedelli, Christian Buono, Berger, Bitetto; Ambrosi, Giacomozzi, Flessati, Viliotti, Manganelli; Marano, Andreotti, Ghizzo. Coach: Andrea Ambrosi
Varese: Perla (Marinelli); Raimondi, Naslund, Piroso, Vanetti, Marcello Borghi; Schina, Crivellari, Pietroniro, Majul, Tilaro; Bertin, Erik Mazzacane, Garau, Michael Mazzacane, Pietro Borghi; Fanelli, Vignoli, Perino, Tommaso Cordiano. Coach: Niklas Czarnecki
Arbitri: Nicola Basso, Simone Lega (Federico Cusin, Aleksandr Petrov)
Note - Penalità Per 2', Va 10'. Tiri Per 35, Va 35.
La finale (al meglio delle sette partite)
Gara 2: Pergine-Varese 3-2 (serie: 2-0)
Gara 3, giovedì 4 aprile: Varese-Pergine (20.30, clicca QUI per acquistare i biglietti)
Gara 4, sabato 6 aprile: Pergine-Varese (18.45)
Eventuale gara 5, martedì 9 aprile
Eventuale gara 6, giovedì 11 aprile
Eventuale gara 7, sabato 13 aprile
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