Siamo e saremo sempre gli ultimi a morire, atto terzo e (semi)finale.
Siamo stati gli ultimi a morire quando eravamo sotto 0-2 nella serie, quasi 0-3, e abbiamo iniziato a giocare, a cantare la Rosamunda, a mettere Raimondi in difesa e a non toccarlo più, a rimettere in piedi Vanetti (in realtà è lui che l'ha fatto) quando tanti altri si sarebbero chiamati fuori per il dolore, a ritrovare gli stessi Michael Mazzacane, Tilaro, Piroso dell'anno scorso, a stringerci a Marcello Borghi, a sputare fuoco con la terza linea, a togliere così peso dalle spalle di Pietroniro e Majul capaci di esplodere per quello che sono e a crederci per quello che siamo, dei folli innamorati dei Mastini e pronti a tutto, ma soprattutto a unirci e, dentro quell'unione nata dalle sconfitte, dalle incomprensioni, dalle sofferenza, trovare noi stessi. Una squadra e una tifoseria con le palle.
Siamo stati gli ultimi a morire quando non ci avrebbe creduto nessuno, arrivando a vincerne tre di fila solo per poterci ritrovare ancora tutti qui, perché è troppo bello esserci, sabato contro l'Appiano per gara 1 di una nuova storia.
Siamo stati gli ultimi a morire ma i primi ad applaudire il Feltre all'uscita dalla pista come non era forse mai accaduto prima con nessun avversario in queste due stagioni: perché ci ha fatto paura. Di più: è stato capace di tirare fuori le nostre paure, permettendoci di batterle. Grazie, Feltre.
Siamo gli ultimi a morire e i primi a pensare che quando segnano sempre marcatori diversi significa che dietro ad ogni gol c'è un compagno che soffre in difesa o passa il disco in attacco per qualcun altro che non sia lui, e gode come se quel gol fosse il suo, e un po' lo è. Siamo la squadra di tutti.
Siamo stati gli ultimi a morire e i primi a non dormire, ad arrabbiarci, a gioire, a ritrovarci di fronte a questi Mastini che, alla fine, sono sempre quelli che ci avevano fatto innamorare con un colpo di fulmine. Quelli che possono tutto, anche strapparci il cuore e portarlo via con loro per sempre, non prima di avere fatto ciò che vogliono fare.
E noi qui, a cantare la Rosamunda fino ad Appiano, anche se vorremmo rifarlo anche non molto lontano da lì... Perché l'uomo in più, quello che quest'anno scende dal cielo degli spalti e si schiera con noi si chiama così: Rosamunda.
Partiamo dal primo tempo e ricordiamoci del 9-1 nel tabellino parziale dei gol a favore del Feltre dopo 5 tempi dall'inizio dei quarti: ecco, il 3-0 dei primi 20 minuti porta a 11-0 il controparziale giallonero (poi arrotondato a 12-0 con il poker di Mazzacane nella ripresa) che ha ammazzato la serie per i Mastini da quando mancavano 12 minuti alla fine di gara 3 e il Varese, sotto 2-1 in casa, sembrava costretto alle vacanza.
Sono l'alchimia, i meccanismi che ormai girano alla perfezione a produrre l'1-0 della linea infernale, la seconda, con il killer Tilaro che avanza come una catapulta umana davanti alla gabbia per il primo sparo, il 2-0 di Piroso (favoloso) grazie a un diagonale nell'angolino basso dopo un disco conquistato divinamente da Marcello Borghi e poi il 3-0 di Majul in inferiorità numerica dopo un'azione stellare condotta ancora dall'indiavolato numero 55 giallonero, autore di una discesa alla Ghedina. Il Feltre? Stordito dai ritmi del Varese, si vede in un paio di occasioni, una vera e grande per Matteo Dal'Agnol, vicino all'1-2.
Nella ripresa si vede l'orgoglio veneto ma è ancora palpabile - seppur diluita in un tempo ben pattinato da entrambi - la superiorità dei Mastini: dopo una traversa di Pietroniro, Michael Mazzacane s'avventa come uno squalo sul disco e lo sputa dentro spaccando la gabbia: è il 4-0 del delirio prima che Nimenko in contropiede in inferiorità scappi davanti alla panchina del Varese andando dritto a fare il 4-1 e del gol più gol di tutti, perché costruito e realizzato da Pietroniro, a 3 gol dai 30 punti vaticinati da Paolo Del Grande. Il numero 77 fa tutto da solo per il 5-1 partendo dalla blu, scaricando in gabbia e costringendo gli ospiti a cambiare il portiere (entra l'ex Domenico Dalla Santa, applaudito). C'è tempo anche per il primo numero di Perla, quasi dopo due tempi, su Da Forno.
Varese-Feltre 5-1 (3-0, 2-1, 0-0)
Reti: 1’10” Tilaro (Pietroniro, Majul) 1-0, 9’34” Piroso (Marcello Borghi, Vanetti) 2-0; 19’11” Majul (Piroso) in inferiorità 3-0; 25’58” Michael Mazzacane in superiorità 4-0, 26’38” Nimenko in inferiorità 4-1, 34’20” Pietroniro (Vignoli) 5-1
Varese: Perla (Marinelli); Raimondi, Naslund, Piroso, Vanetti, Marcello Borghi; Bertin, Massimo Cordiano, Pietroniro, Majul, Tilaro; Vignoli, Erik Mazzacane, Tommaso Cordiano, Michael Mazzacane, Pietro Borghi; Crivellari, Perino. Coach: Niklas Czarnecki.
Feltre: Manfroi (Dalla Santa); Blaha, Geronazzo, Eruzione, Nimenko, Matteo Dall'Agnol; Lysenko, De Giacinto, Broch, Lorenzo D'Allagnol, Da Forno; Damin, Voulfson, Longhini, Stupak, Sniezhnievskyi; Canova, De Paoli. Coach: Martin Ekrt.
Arbitri: Simone Lega, Fabio Lottaroli (Davide Magliano, Aleksandr Petrov)
Note - Penalità Va 10', Fe 14'. Tiri Va 38, Fe 23. Spettatori: 1.100.
_______________________
Playoff - Quarti di finale
Gara 5 - Stasera
Varese-Feltre 5-1
Pergine-Como 6-3
Semifinali - gara 1 sabato 16 marzo (al meglio delle 5 gare)
Varese-Appiano
Pergine-Caldaro
Commenti