E’ stato rinviato all’udienza del prossimo 13 marzo, quando saranno previste le repliche e la sentenza, il processo che in Tribunale ad Asti vede imputato un 32enne nativo di Albenga, in provincia di Savona, e residente a Nerviano, nella provincia metropolitana di Milano, Michele Laurelli, chiamato a rispondere di truffa aggravata per fatti svoltisi nell’arco di tempo compreso tra il giugno 2020 e lo stesso mese dell’anno successivo.
Secondo l’accusa rappresentata nel procedimento dal sostituto Gabriele Fiz, l’uomo avrebbe approfittato della sua qualità di responsabile marketing di una società albese, la Classima Club Srl, che eroga servizi per conto del Gruppo Vezza di Grinzane Cavour, per truffare la stessa di una somma quantificata in 47mila euro.
Nel contratto di consulenza previsto con l’azienda era stato previsto che il professionista dovesse elaborare strategie di marketing e gestire campagne pubblicitarie anche attraverso canali web e in particolare servendosi dello strumento conosciuto come Google Ads, che consente la pianificazione e realizzazione di inserzioni tramite il noto motore di ricerca.
Fin qui tutto bene, in teoria. Non fosse che, secondo l’azienda, il consulente avrebbe invece approfittato del rapporto fiduciario per pagare con un conto aziendale campagne finalizzate a promuovere prodotti non di Classima, ma di una società a lui riconducibile, la Algoretico Srls.
Da qui l’ingiusto profitto divenuto uno degli elementi al centro del procedimento aperto davanti al tribunale in composizione monocratica - con giudice il presidente Alberto Giannone.
Nei giorni scorsi il processo è giunto alla requisitoria del pubblico ministero, che per l’imputato ha chiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione.
L’imprenditore Massimo Vezza, costituito parte civile col patrocinio dell’avvocato albese Roberto Ponzio, ha chiesto la condanna dell’imputato e un risarcimento quantificato in 70mila euro, utili a compensare i 47mila euro attinti indebitamente dal conto societario e le spese in risorse umane ed economiche dovute alla necessaria istruttoria volta ad accertare il fatto, oltre ai danni di immagine che la società Classima ha subito.
L’imputato, Ceo della società Algoretico, società che mira a diventare punto di riferimento tecnico ed educativo in tema di intelligenza artificiale, ma anche docente e titolare di una cattedra di informatica e intelligenza artificiale presso l’Istituto Italiano di Criminologia di Vibo Valentia, autore di libri e pubblicazioni in materia, è difeso dall’avvocato Luca D’Auria, del foro di Milano, che ha sostenuto come nella vicenda non sarebbero in realtà ravvisabili gli estremi della truffa.
Di diverso pare l’avvocato di parte civile Roberto Ponzio: "I miei assistiti sono stati indotti in errore dal comportamento subdolo e artificioso di un collaboratore infedele. Nella sua veste di responsabile marketing, abusando della fiducia dell’azienda, ha fatto transitare su un conto aziendale spese di natura personale. Stupisce lo stato sociale dell’imputato, cattedratico, docente, autore di libri e con un curriculum carico di qualifiche. Questa vicenda professionale, più che declinare competenze di intelligenza artificiale, evidenzia una condotta surrettizia finalizzata ad acquisire un ingiusto profitto".
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