Il Nazionale

Cronaca | 22 febbraio 2024, 08:00

Testimonial del dialetto - ‘Cito’ Opisso, il gestore del pub irlandese, ma dove si parla in genovese (Video)

“Non siamo ancora molto bravi con il gaelico, ecco perché restiamo local”, scherza il popolarissimo oste di un’attività che il prossimo ottobre si avvia a festeggiare i venticinque anni di vita. “Non bisogna essere timidi a parlare il genovese, ce n’è un grande bisogno”

Testimonial del dialetto - ‘Cito’ Opisso, il gestore del pub irlandese, ma dove si parla in genovese (Video)

Continua il ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che abbiamo voluto chiamare ‘Testimonial del dialetto’. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese! 

Dopo intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui) e ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), oggi tocca a ‘Cito’ Opisso, commerciante da una vita. 

“Non siamo ancora molto bravi con il gaelico… Ecco perché qui si parla in genovese”. Con la sua coppola irlandese, la barba lunga sotto il mento come un lepricano (il personaggio tipico della mitologia dell’isola) e il suo vivere quotidianamente con se fosse sempre il giorno di San PatrizioEnrico Opisso, che tutti conoscono come ‘Cito’, è diventato nel tempo una delle persone più note di tutto il Ponente genovese e anche di tutta la città.

Dal 1999 gestisce il Molly Malone’s pub di via dei Reggio a Multedo: è stato uno dei primissimi pub irlandesi a Genova ed è uno di quelli che non solo esiste ancora, ma veleggia e continua a tagliare traguardi, come la festa per i venticinque anni che è in programma agli inizi di ottobre.

E, soprattutto, Molly Malone’s ha adempiuto alla vera filosofia con cui i pub sono nati, ovvero quella di essere dei punti di ritrovo. “È l’abbreviazione di public house - racconta ‘Cito’ (che poi ‘Cito’ originale era il suo amatissimo e indimenticabile fratello Riccardo, scomparso prematuramente, mentre lui è ‘Cito’ piccolo, ma ormai rimasto da solo) - ovvero un punto dove ci si vede, si scambiano chiacchiere, ci si ritrova e si sta insieme. Ho voluto creare soprattutto questo, oltre alla parte commerciale. Un luogo di aggregazione”.

Come i veri pub irlandesi delle terre sperdute, come quello che si vede in un film bellissimo uscito l’anno scorso: ‘Gli spiriti dell’isola’ (in originale ‘The Banshees of Inisherin’) di Martin McDonagh, con i fantastici Colin Farrell e Brendan Gleeson.

Ma l’aspetto caratteristico, qui a Multedo - qui dove per il pub si viene apposta, e forse è l’unico motivo di richiamo di persone da fuori - non sono i tricolori irlandesi, non è lo shamrock, il tipico trifoglio simbolo del paese, non sono gli sgabelli e tutti gli arredi in legno. O meglio, non sono solamente quello. Il bello del Molly Malone’s è che ‘Cito’ è a tutti gli effetti un oste irlandese, ma che parla perfettamente il genovese.

“Qui chi entra e parla il genovese è il benvenuto e magari lo tratto bene al momento del conto”, scherza il gestore. “Ma ci tengo tantissimo, perché il genovese è la vera lingua dei miei nonni, dei miei genitori Maria e Tugnin, di tutta la mia famiglia. Così sono cresciuto e quando sento una persona che parla il genovese, mi si apre il cuore”.

Prima del Molly Malone’s, nel 1999, prima che sulla piazzola esterna comparisse una cabina rossa del telefono, proprio come quelle che ci sono in Gran Bretagna (e non ci sono quasi più neanche lì), qui c’era un’attività commerciale di altro tipo: c’era il panificio Forno Vecchio, della famiglia Opisso, dove Enrico e Riccardo sono cresciuti e hanno iniziato a lavorare. “Questo è un luogo di lunga tradizione, dove si parlava genovese da tempo. Mi sembra che mio nonno abbia aperto il forno qui nel 1912, poi sono arrivati mio padre, mia madre, mio fratello e io. Poi siamo passati dal pane solido a quello ‘liquido’, ovvero la birra”.

Era il 6 ottobre del 1999, quando dal Forno Vecchio si passò al Molly Malone’s, per tutti ormai diventato il Molly: “Mi ricordo che dicevano: ma ‘Cito’ cosa vuol fare, il pub?! Non si capisce niente. Erano gli anziani di Multedo, però ora vengono qui. All’inizio non molti venivano perché c’era molto scetticismo. Dicevano anche i miei genitori: ‘Che cos’è il pub?’. Poi però hanno capito e si sono resi conto che non era più tempo per il forno. Ormai la gente compra dove si trova, mentre qui vengono apposta. I clienti vengono qui a passarsi una sera, a mangiare, a bere”.

E mentre si sta pensando alla festa per i venticinque anni, ‘Cito’ ricorda di quand’era bambino: “Quando sono andato a scuola, in prima elementare ho fatto il ‘pensierino’ e ho scritto ‘carega’ anziché sedia. Perché per me il genovese veniva prima dell’italiano. Adesso i giovani lo parlano poco il genovese, troppo poco. Però qualcuno c’è che lo parla ancora in casa con il nonno, la nonna, ma fuori lo si utilizza poco. Bisogna stare sciolti, non essere timidi, non aver paura di dire anche qualche strafalcione, pazienza”.

Già, lo strafalcione: le nostre nonne lo chiamavano ‘strepellu’. “Al Circolo San Luigi, l’altro importante punto di aggregazione del quartiere, ci sono ancora persone che parlano genovese. Però lentamente muoiono i più anziani, e giovani che lo portano avanti e lo parlano sono pochi. Ma se qualcuno viene qui e parla in genovese, mi fa solo che contento”. Per il gaelico invece, al Molly ci si sta ancora attrezzando…

Alberto Bruzzone

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