Il Nazionale

Cronaca | 01 febbraio 2024, 11:00

Omicidio di Piazza delle Nazioni, le battute finali del processo: il Pm chiede 30 anni

Nel pomeriggio la sentenza della Corte d'Assise nei confronti di Safaiou Sow che ha ucciso con due colpi di pistola il 5 maggio 2023 Danjela Neza

Omicidio di Piazza delle Nazioni, le battute finali del processo: il Pm chiede 30 anni

"C'è responsabilità per Sow per tutti i capi d'imputazione. La richiesta di pena però è stata la più difficile".

Così il Pubblico Ministero Luca Traversa ha aperto le sue conclusioni durante l'ultima udienza del processo legato all'omicidio di Danjela Neza, avvenuto nella sera del 5 maggio 2023 uccisa da Safaiou Sow con due colpi di pistola nel parcheggio di Piazza delle Nazioni.

Il Pm ha chiesto 30 anni davanti alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Fiorenza Giorgi con a latere il giudice Giorgia Felisatti e i giudici popolari, soffermandosi su tutta l'attività d'indagine della squadra mobile avvenuta nei mesi precedenti: dalla relazione tra Danjela e l'omicida (per lei era una relazione passeggera, per Sow invece la relazione della vita iniziando "ad assumere i classici contorni che connotano la cultura del possesso, con comportamenti ai limiti degli atti persecutori"), i profili di entrambi ( la ricerca della pistola contattando Yuri Scalise con lo scambio che avviene il 15 di marzo nei pressi della Darsena, i messaggi con la richiesta di Sow a Neza di lasciare il lavoro, i due infatti lavoravano insieme al Club Nautico ("Mi hai rovinato la vita te la farò pagare, sei tu che stai facendo questi giochi rovinando tutto. Se non vai via dal Club ti farò pagare tutto"), le ricerche su come usare la pistola e come si fa a sparare, le foto intime usate per ricattarla e le ferie forzate per la 29enne albanese disposte dal titolare del ristorante dove lavoravano (lei sarebbe ritornata al lavoro proprio il giorno stesso nel quale è stata uccisa).

Poi le registrazioni di Danjela (aveva scaricato un app) con persino le conversazioni tra i due e gli ultimi minuti di vita. "Mi hai rovinato tutto, vuoi anche rovinare il lavoro" aveva detto Sow. "Non mi sparare, no ti prego" la risposta della vittima. "Mi dispiace, non mi hai lasciato altra scelta" aveva concluso l'assassino poco prima di spararle due colpi di pistola, uno sopra la parte sinistra dell'occhio e l'altro nella sommità del capo (5 gli spari totali) con una collutazione avvenuta nel frattempo.

Il pm ha ricordato prima delle sue conclusioni che Sow si è consegnato, ha confessato in parte e poi in tutto anche sull'acquisto della pistola e confermando che in incidente probatorio a consegnargliela era stato Yuri Scalise, dando poi la password per accedere al cellulare di Danjela Neza consentendo di reperire le fondamentali registrazioni audio. Per questo avrebbe chiesto una sentenza di condanna di 30 anni e non l'ergastolo.

  LA CRONACA

Il 27enne guineano infatti non riusciva ad accettare la fine della relazione con la giovane (che sarebbe iniziata intorno al maggio del 2022), la spiava e la fotograva (le aveva fatto foto e video delle sue parti intime mentre dormiva e per quelle la ricattava) e non voleva più lavorare con lei (entrambi lavorano in un ristorante della Darsena). Gli stessi titolari dell'attività avevano fatto prendere a Neza un periodo di pausa dal lavoro ma sarebbe dovuta rientrare proprio il 6 maggio, giorno nel quale è avvenuto l'omicidio.

Il Pm ha contestato a Sow l'omicidio pluriaggravato dalla relazione affettiva, i futili motivi e la premeditazione e la detenzione in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.

Sow quella sera di inizio maggio aveva infatti preso la pistola semiautomatica, con matricola abrasa, dal bagagliaio della sua auto e aveva sparato alla giovane due volte alla testa oltre ad altri tre bossoli che erano rimasti inesplosi. Purtroppo per lei non c'era stato più nulla da fare all'arrivo delle forze dell'ordine, dell'automedica del 118 e della Croce Oro di Albissola Marina. Sow, pentito del suo terribile gesto omicida aveva chiamato il centralino della polizia di Stato e aveva confessato tutto. I giovani lavoravano insieme in Darsena, lui come aiuto cuoco e lei come cameriera.

Lo scorso 22 luglio era stato poi arrestato dalla squadra mobile della Polizia di Savona, per i reati di ricettazione e cessione di arma clandestina Yuri Scalise. L'uomo che nell'ottobre del 2003 aveva ucciso l'amico e vicino di casa Renato Rinino, il noto Arsenio Lupin savonese, secondo gli inquirenti avrebbe consegnato l'arma, una Beretta 765, a Sow, il quale l'avrebbe usata per uccidere.

Gli investigatori, non convinti dalla versione del 27enne secondo cui l'arma era stata trovata, prima in via Cimarosa e poi in un cespuglio nella zona del Santuario col giovane che aveva affermato di averla tenuta per legittima difesa dopo essere stato coinvolto in un litigio per un parcheggio in Piazza del Popolo, avevano chiuso il cerchio della loro attività concentrandosi sugli ultimi contatti dell’omicida.

Nello sviluppo dell’indagine avevano raccolto una serie di gravi indizi a carico dell’uomo che, dietro compenso, circa 2mila euro, gli avrebbe ceduto l’arma con la matricola abrasa, completa di munizioni.

I riscontri raccolti avevano quindi consentito all’autorità giudiziaria, alla cui disposizione era stato messo Scalise dopo essere stato condotto nel carcere di Imperia, di emettere il provvedimento restrittivo e ai poliziotti di rintracciare immediatamente l’uomo. Durante l'interrogatorio davanti al Gip e al Pm Luca Traversa, Scalise, difeso dall'avvocato Salvatore Di Bella, aveva risposto alle domande del Gip e aveva negato ogni coinvolgimento in relazione alla vicenda della vendita dell'arma, affermando la propria assoluta estraneità rispetto ai fatti contestati.

Sow lo scorso novembre aveva risposto alle domande del Gip Laura De Dominicis e del Pm Luca Traversa specificando, come già era avvenuto in sede di interrogatorio, come aveva avuto la pistola. In incidente probatorio Safaiou Sow aveva confermato che l'arma gli era stata venduta per la cifra di 2mila 500 euro da Scalise e gli era stata consegnata in un parcheggio dietro al ristorante dove il 27enne originario della Guinea lavorava e nel quale i due si sarebbero conosciuti (Scalise sarebbe andato alcune volte a mangiare nel locale).

Entrambi erano presenti nell'aula magna del Tribunale di Savona e all'omicida sarebbero state diverse le domande che gli erano state poste in merito proprio agli accordi presi tra i due, al pagamento e alla consegna dell'arma.

L'omicida aveva cercato altre persone per acquistarla ma poi alla fine aveva deciso di rivolgersi a Scalise e tra i due ci sarebbero stati dei contatti anche su Instagram con la cessione che sarebbe avvenuta il 15 marzo 2023.

Il prossimo 27 marzo si svolgerà il rito abbreviato nei confronti di Scalise davanti al Gip Emilio Fois.

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