Il Nazionale

Cronaca | 20 gennaio 2024, 14:55

"Con me sei stata un mostro, mi hai lasciato troppo male": condannato a due anni e sei mesi per stalking

Ad essersi costituita parte civile la giovane donna che conobbe l'imputato quando era solo una bambina. L'uomo era un vicino di casa. Con il tempo, divenne così invadente da portare la famiglia della ragazza ad allontanarlo

"Con me sei stata un mostro, mi hai lasciato troppo male": condannato a due anni e sei mesi per stalking

Aveva conosciuto quell’uomo, suo vicino di casa, quando aveva nove anni e insieme ai suoi genitori abitava a Savigliano. Spesso capitava che trascorressero del tempo assieme: entrambi erano appassionati di cavalli e infatti un giorno lui gliene regalò uno.

Poi, quello che all’inizio sembrava un interesse comune, diventò un vero e proprio pretesto per vederla, contattarla e riservarle attenzioni sempre più insistenti.

Allora lei era una bambina, ma man mano che cresceva l’atteggiamento di quell’uomo adulto diventava sempre più invadente, al punto che i genitori di lei, decisero di allontanarlo dalla famiglia e di vendere il cavallo. Da quel momento, iniziarono vere e proprie persecuzioni.

Oggi lei è una donna e, assieme al padre, ha deciso di denunciare e costituirsi parte civile nel processo contro quell'uomo, R.C., sotto accusa per stalking, imbrattamento e detenzione di materiale esplodente.

Messaggi, appostamenti notturni: il pubblico ministero ha ricostruito quello dell’imputato come un’ossessione morbosa. “All’epoca – ha spiegato il magistrato - lei aveva quattordici anni. R.C. si presentava a casa prendendo a calci la porta anche nel cuore della notte. Quella del cavallo era una scusa: lui andava quando gli pareva e piaceva. Senza quel pretesto doveva vederla a tutti i costi: da lì i messaggi e gli appostamenti nel cuore della notte, fino a quando la giovane si presentò dai carabinieri segnalando gli imbrattamenti con vernice rossa sui muri della casa”.

Una delle condotte contestate a R.C., infatti, era quella di aver scoccato alcune frecce di vernice rossa contro la casa dove vive oggi la donna. Era l’aprile 2021: “Le minacce erano rivolte anche al padre della ragazza – ha concluso il pubblico ministero – perché lo riteneva colpevole del suo allontanamento dalla figlia”.

Dopo la richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa, è stata la volta della parte civile, che ha ripercorso la vicenda rileggendo alcuni messaggi che l’imputato avrebbe inviato al padre: “tu mi hai messo sotto il naso tua figlia” ed anche alla giovane “con me sei stata un mostro, mi hai lasciato troppo male, altre persone ti avrebbero ammazzato”, e anche “Non aspettatevi nulla di buono”.

Per gli avvocati dell’uomo, invece, si tratterebbe di un processo indiziario, sottolineando come la autorità non avessero svolto alcuni accertamenti specifici circa le frecce e la vernice rossa ritrovate a casa dell’imputato. “Inoltre – hanno concluso – dopo l’applicazione a R.C. della misura cautelare, nonostante due episodi di imbrattamento che si sono susseguiti, la Procura non ha aggravato la misura”.

Il giudice ha infine condannato l’uomo per stalking e imbrattamento a due anni e sei mesi di carcere. Ha inoltre fissato un’ammenda di cento euro per la detenzione della polvere da sparo e una provvisionale che ammonta a 20mila per la giovane e a 5mila per il padre.  

CharB.

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