Aveva conosciuto quell’uomo, suo vicino di casa, quando aveva nove anni e insieme ai suoi genitori abitava a Savigliano. Spesso capitava che trascorressero del tempo assieme: entrambi erano appassionati di cavalli e infatti un giorno lui gliene regalò uno.
Poi, quello che all’inizio sembrava un interesse comune, diventò un vero e proprio pretesto per vederla, contattarla e riservarle attenzioni sempre più insistenti.
Allora lei era una bambina, ma man mano che cresceva l’atteggiamento di quell’uomo adulto diventava sempre più invadente, al punto che i genitori di lei, decisero di allontanarlo dalla famiglia e di vendere il cavallo. Da quel momento, iniziarono vere e proprie persecuzioni.
Oggi lei è una donna e, assieme al padre, ha deciso di denunciare e costituirsi parte civile nel processo contro quell'uomo, R.C., sotto accusa per stalking, imbrattamento e detenzione di materiale esplodente.
Messaggi, appostamenti notturni: il pubblico ministero ha ricostruito quello dell’imputato come un’ossessione morbosa. “All’epoca – ha spiegato il magistrato - lei aveva quattordici anni. R.C. si presentava a casa prendendo a calci la porta anche nel cuore della notte. Quella del cavallo era una scusa: lui andava quando gli pareva e piaceva. Senza quel pretesto doveva vederla a tutti i costi: da lì i messaggi e gli appostamenti nel cuore della notte, fino a quando la giovane si presentò dai carabinieri segnalando gli imbrattamenti con vernice rossa sui muri della casa”.
Una delle condotte contestate a R.C., infatti, era quella di aver scoccato alcune frecce di vernice rossa contro la casa dove vive oggi la donna. Era l’aprile 2021: “Le minacce erano rivolte anche al padre della ragazza – ha concluso il pubblico ministero – perché lo riteneva colpevole del suo allontanamento dalla figlia”.
Dopo la richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa, è stata la volta della parte civile, che ha ripercorso la vicenda rileggendo alcuni messaggi che l’imputato avrebbe inviato al padre: “tu mi hai messo sotto il naso tua figlia” ed anche alla giovane “con me sei stata un mostro, mi hai lasciato troppo male, altre persone ti avrebbero ammazzato”, e anche “Non aspettatevi nulla di buono”.
Per gli avvocati dell’uomo, invece, si tratterebbe di un processo indiziario, sottolineando come la autorità non avessero svolto alcuni accertamenti specifici circa le frecce e la vernice rossa ritrovate a casa dell’imputato. “Inoltre – hanno concluso – dopo l’applicazione a R.C. della misura cautelare, nonostante due episodi di imbrattamento che si sono susseguiti, la Procura non ha aggravato la misura”.
Il giudice ha infine condannato l’uomo per stalking e imbrattamento a due anni e sei mesi di carcere. Ha inoltre fissato un’ammenda di cento euro per la detenzione della polvere da sparo e una provvisionale che ammonta a 20mila per la giovane e a 5mila per il padre.
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