E' iniziato il processo che vede imputato Alessandro Impagnatiello, accusato di aver colpito con 37 coltellata la compagna Giulia Tramontano, che era incinta, nella loro abitazione di Senago nel Milanese.
La famiglia di Giulia è l'unica parte civile in un processo in cui la corte, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, ha escluso il Comune di Senago, l'associazione Penelope che si era prodigata per cercare di aiutare la 29enne e la fondazione campana Epolis.
Impagnatiello ha rilasciato dichiarazioni spontanee in Aula come riporta l'Adnkronos: «Grazie per avermi concesso la parola, ci sono tante persone a cui devo delle scuse, ma vorrei rivolgermi a Giulia e alla famiglia. Non ci sono parole corrette da dire, affronto una cosa che rimarrà per sempre inspiegabile per la disumanità. Quel giorno ho distrutto la vita di Giulia e di nostro figlio, quel giorno anch’io me ne sono andato perché se sono qui a parlare non vuol dire che sia vivo, non vivo più».
«Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato e ucciso mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura. Non hai diritto a pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago dopo averli uccisi barbaramente. Meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso».
Chiara Tramontano, sorella di Giulia uccisa a coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello, replica così a distanza, su Instagram, e alle dichiarazioni spontanee rese in aula dall'imputato che ha chiesto scusa alle vittime e ai familiari. Parole che Chiara non ha ascoltato: quando Impagnatiello ha raggiunto il banco degli imputati, la giovane è uscita dall'aula del primo piano del Palazzo di giustizia a Milano.
Il processo riprenderà il 12 febbraio: prevista la testimonianza della mamma di Giulia Tramontano.
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