Devastazioni che avrebbero "reso inagibile almeno metà della struttura". E’ quanto sarebbe avvenuto ieri, sabato 13 gennaio, secondo quanto riferito dall’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (Osapp), in un comunicato a firma del segretario generale Leo Beneduci.
"Nella giornata di ieri a Cuneo – spiega il sindacalista – un detenuto di nazionalità italiana ha staccato con violenza la gamba di un tavolo e ha colpito, rompendoli, vetri, suppellettili e ogni cosa che gli capitava a tiro nel reparto a trattamento intensivo. Non pago, lo stesso detenuto ha poi totalmente distrutto la postazione di servizio dell’agente di Polizia penitenziaria di servizio che, completamente solo nell’articolazione, non ha potuto fare altro che sottrarsi alla furia dell’ossesso per evitare più gravi conseguenze".
"Anche nel carcere di Cuneo come oramai nella stragrande maggioranza degli istituti penitenziari del Piemonte e sull’intero territorio nazionale – prosegue il segretario dell'Osapp –, con punte estreme e incontrollate, ridotti a veri e propri gironi infernali di dantesca memoria, a Torino, Firenze e Santa Maria Capua Vetere il personale di Polizia penitenziaria, di fatto privo di organizzazione, organici e strumenti per la propria tutela, è ogni giorno nella condizione di temere per la propria incolumità, non sapendo più in quali condizioni fisiche e morali concluderà il proprio turno di servizio quotidiano".
"Strano che nessuno si preoccupi del pozzo senza fondo delle spese per il ripristino delle strutture penitenziarie distrutte e rese inagibili dall’assenza di sicurezza e regole nelle carceri italiane, ma ciò che è peggio – aggiunge Beneduci – è che alla completa assenza ai problemi e alle soluzioni nella organizzazione e nella gestione del sistema da parte dei pur lautamente retribuiti dirigenti e vertici non appartenenti al Corpo dell’Amministrazione, di fatto responsabili di lasciare abbandonati a se stessi nelle carceri donne e uomini in uniforme, fanno il paio le assenze della politica i cui esponenti al Dicastero della Giustizia continuano a ignorare, tranne che nelle pubbliche esternazioni ad effetto elettorale, cause e conseguenze di un disastro i cui effetti riverberano sulla sicurezza e sulle condizioni di civile convivenza della collettività dove il carcere immette continuamente soggetti per nulla recuperati e persino inaspriti nelle attitudini delittuose".
"Gravemente preoccupati e, nei fatti, del tutto inascoltati dall’Amministrazione come dal “palazzo” del Ministero di via Arenula a Roma – conclude Beneduci - quale sindacato del personale di Polizia penitenziaria facciamo appello al concreto intervento dei prefetti per la constante perdita di sicurezza dei territori indotta dall’attuale sistema penitenziario e al presidente del Consiglio Giorgia Meloni per la completa inversione dell’attuale e deleteria politica penitenziaria nazionale".
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