A Multedo, nel Ponente genovese, abita una famiglia che suona un inno alla vita a dir poco eccezionale. È una famiglia con molteplici cognomi perché, nei decenni, si è costantemente allargata, sino ad arrivare alla quinta generazione. Cinque generazioni in una sola fotografia, in un solo spazio, nel bellissimo pranzo di Natale che c’è stato nei giorni scorsi. Se già era singolare (e pure piuttosto raro) essere giunti alla quarta generazione, ora siamo dentro un autentico record, da quando in casa Carò, Costanzo e Pilloni è arrivata la piccola Sophie. La neonata è venuta alla luce lo scorso 11 dicembre: due chili e 680 grammi, una testolina ricolma di capelli neri, gli occhi ancora socchiusi, ma soltanto per poco.
Quando li aprirà, davanti a Sophie si parerà un vero prodigio della natura e del genere umano: accanto a mamma Gioia, che ha ventuno anni, potrà vedere la nonna Eliana di quarantuno anni, la bisnonna Loredana di cinquantotto anni e la trisnonna Elena di ottantaquattro anni, oltre al trisnonno Umberto, di ottantasei anni. E, ancora, la prozia Giada, sorella di Eliana, e le zie Naima e Cloe, di sette e otto anni, che Eliana ha avuto insieme al compagno Giuliano, oltre a zia Mia, che è sorella di Gioia e figlia di Eliana.
In un paese dove non si fanno più figli, in una città dove il calo demografico è sempre più marcato, la famiglia Carò, Costanzo e Pilloni (ma i cognomi non finiscono né finiranno qui) è una splendida testimonianza, una piacevole inversione di tendenza, un ambiente che andrebbe quasi studiato, “perché arrivare a cinque generazioni significa che tutte le mamme lo sono diventate giovanissime”, come spiega Eliana Pilloni.
Tutto inizia da Umberto ed Elena: sono entrambi siciliani, di Ramacca (in provincia di Catania) lui, di Caltanissetta lei. Entrambi emigrano al nord con le rispettive famiglie negli anni Sessanta, e proprio a Genova si conoscono e si sposano. “Io ho fatto il vigile del fuoco presso la Fincantieri”, ricorda Umberto, mentre Elena è “una casalinga, ho sempre lavorato tantissimo tra le mura domestiche”.
Loro sono gli unici ad aver fatto “una figlia sola, e neppure troppo presto”. Elena aveva ventisei anni, quando è nata Loredana, mentre tra Loredana (che fa la Oss all’ospedale Galliera) ed Eliana ci sono “appena diciassette anni”. Poi, le ultime generazioni sono andate avanti di venti in venti, accorciando notevolmente la media, che si attesta ormai tra i trenta e i trentacinque anni.
Tra Eliana e Gioia ci sono vent’anni di differenza, tra Gioia e la piccola Sophie ce ne sono ventuno. Il risultato sono queste cinque generazioni, insieme a festeggiare il Natale, con un pensiero stupendo: “A conti fatti, ci potrebbe stare pure la sesta generazione, chissà cosa ne penserà Sophie quando sarà un po’ più grande… Tutte noi abbiamo voluto diventare mamme, la maternità l’abbiamo sempre voluta e cercata fortemente. È bello avere tanti figli, è bello vederli crescere”.
Nonna Eliana ha la grinta e la forza di una mamma, anche perché lo è a tutti gli effetti delle sue bambine di sette e otto anni. “Ecco allora - racconta Gioia - che mi aiuta, e anche moltissimo, quando devo fare il bagnetto alla piccola, perché io non mi sento ancora troppo sicura. Sophie mi sembra delicatissima e ho ancora un po’ di paura. Ma piano piano so che passerà”. Passerà perché in questa famiglia l’amore è pieno, completo, avvolgente. Lo si respira a ogni parete, a ogni angolo: come quando la trisnonna Elena tiene in braccio la piccolissima di casa, che ha pochi giorni. Nessuno potrebbe mai pensare che in mezzo ci passano cinque generazioni, anche perché Elena porta benissimo i suoi ottantaquattro.
“Non potete immaginare l’energia che ci hanno trasmesso queste due persone”, dice Eliana indicando Umberto ed Elena. “Sono loro che muovono e animano tutto. Da bambine, ci portavano in vacanza in Sicilia, stavamo lì per moltissime settimane. Penso che l’amore per la famiglia, per la maternità, per passarsi la vita di generazione in generazione sia nato esattamente qui”. Ha messo il seme, tanto per rimanere in tema, e ora quel seme è una stupenda storia da raccontare, una fotografia da scattare tutte insieme vicino all’albero di Natale, ma anche una gioia da vivere e condividere tutti i giorni. Cinque generazioni, un’esplosione di vita. Che bel messaggio per tutti noi.
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