Il Nazionale

Cronaca | 22 dicembre 2023, 15:12

Monsignor Tasca sulle benedizioni agli omosessuali: “Dobbiamo stare con il nostro Pontefice”

L’arcivescovo di Genova si schiera dalla parte di Papa Francesco e sulla carenza di sacerdoti dice: “La vera emergenza è la mancanza di laici che diffondano il Vangelo”. Sulla violenza di genere: “Tutti hanno il dovere di fare rete”

Monsignor Tasca sulle benedizioni agli omosessuali: “Dobbiamo stare con il nostro Pontefice”

“Questo è il Papa che Dio ci ha dato, adesso camminiamo con lui. Io in questa Chiesa sto bene, vivere con questo Papa è un dono di Dio. Quindi andiamo avanti”. Nel Salone dell’Episcopio della Curia di Genova, nell’ambito dell’incontro prenatalizio con gli operatori della comunicazione, l’arcivescovo di GenovaMonsignor Marco Tasca, pronuncia questa frase a proposito del recentissimo dibattito sulla benedizione alle coppie irregolari, anche a quelle dello stesso sesso. Un passo in avanti da parte del Vaticano che ha scatenato, nei giorni scorsi, il duro attacco da parte dei vescovi più conservatori. L’arcivescovo di Genova è tra quelli che difendono il Pontefice e il suo operato. Di questo e di tanti altri temi si è trattato nel corso dell’incontro con i vertici della Diocesi di Genova. Oltre a Monsignor Tasca, anche i vicari episcopali con le rispettive deleghe: Andrea ParodiGianni GrondonaMarco DoldiGianfranco Calabrese e Piero Pigollo

Quindi sulla benedizione alle coppie omosessuali c’è comunione d’intenti rispetto a Papa Francesco?

Monsignor Tasca: “Premetto che non ho ancora letto il documento e mi riprometto di farlo durante le festività natalizie. Ma ho già perfettamente capito il senso. Il Papa parla di accoglienza, di un Dio che accoglie tutti come persone. Dio sta facendo la storia con ognuno di noi, perché tutti siamo suoi figli. Il punto centrale è esattamente questo: la Chiesa deve aiutare le singole persone a capire che storia Dio sta facendo con te. Non vuol dire, ovviamente, che tutto va bene. Ma l’accoglienza sì, quella è fondamentale. E Dio accoglie tutti”. 

Perché spesso le religioni vengono ‘usate’ per giustificare le guerre?

Monsignor Tasca: “Occorre distinguere tra fede e religione. Sono due cammini diversi. La religione è l’attualizzazione della fede. La religione è la manifestazione della fede, è la manifestazione del Signore Gesù. Per uno che crede e che segue il messaggio delle beatitudini, parlare di guerre non è semplice. Ma il Papa sta dicendo no alle guerre, da lunghissimo tempo. Ed è l’unico a farlo, non vedo stuoli di seguaci in questa direzione. Quindi il capo della religione cattolica parla ogni giorno di pace. Questa è la risposta: pace. La Chiesa parla di pace”. 

Ricorda un suo Natale di quando era bambino?

Monsignor Tasca: “Io vengo da una famiglia di contadini ed ero l’ultimo di nove figli. Ricordo che i miei fratelli più grandi, che in parte erano già sposati, arrivavano nella casa paterna: facevamo tutti il presepe ed erano bellissimi momenti. Io, essendo il più piccolo, mi occupavo del muschio. Non mi facevano fare altro: rompi di qua, non toccare di là, mi dicevano. Ma c’era un clima familiare di grandissimo affetto”.  

Lavoro e città: quale la situazione occupazionale? La povertà a Genova è un aumento: quali sono i dati?

Monsignor Tasca: “Per Natale vengono qui in Curia a farmi gli auguri moltissime persone, quindi ho una grandissima grazia. Non accade in tante altre città e i colleghi vescovi me lo confermano. Incontro imprenditori e sindacati e quindi ascolto moltissime storie. Non sono momenti facili”.

Monsignor Parodi: “C’è un forte aumento delle persone per la strada. Per mettere sotto un tetto tutte quelle persone che non lo hanno, al momento servirebbero centocinquanta posti letto. Non ne sono mai serviti così tanti. Una buona metà delle persone bisognose vive in strutture ecclesiali. Anche le singole parrocchie danno il loro contributo. Al centro Banchi più di cento persone al giorno vengono a chiedere la colazione. Spesso si creano tensioni perché c’è molto nervosismo. Dobbiamo tenere alta la guardia sulle nuove povertà. Anche chi lavora può essere povero, perché spesso lo stipendio non è sufficiente. Se arriva un imprevisto, si va a bagno. Questo è un altro fronte della povertà. La città sta puntando molto sul turismo, ci sono sempre meno fabbriche e il lavoro è subappaltato a stranieri. Sono realtà nuove per cui non c’è ancora la dovuta attenzione”.

La Chiesa è vicina ai giovani?

Monsignor Tasca: “Alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona c’erano mille genovesi. A Roma, al raduno dei cresimati e dei cresimandi, c’erano altri mille genovesi. La Chiesa sta a cuore ai giovani e lo sport è un ottimo veicolo in questo senso: sempre se inteso come rispetto delle regole, delle persone e come gioco di squadra”.

Il calo demografico in Liguria: che cosa possiamo fare a livello culturale e religioso?

Monsignor Doldi: “I dati demografici degli ultimi anni ci dicono che le nascite sono la metà rispetto ai decessi. Alcuni paesi si sono completamente spopolati e ci si chiede per chi rimangono le chiese. C’è poi il problema della frequenza alle funzioni religiose: noi siamo continuamente sollecitati a considerare quante persone al giorno d’oggi frequentano le chiese. La pratica religiosa è dimezzata rispetto al passato. Compito della Chiesa è non perdere ulteriore posizione e cercare di allargare. Ma noi non vogliamo prendere questi dati con rassegnazione. Dobbiamo pensare che è possibile fare meglio di prima”.

Il punto e le attività del cammino sinodale.

Monsignor Grondona: “Il cammino sinodale è nel pieno. In questo anno lo abbiamo ulteriormente approfondito. Andremo avanti sulla fase dell’ascolto per rendere ancora più efficace e più vivo l’annuncio del Vangelo. Dal punto di vista dei ministeri, si sta approfondendo se è possibile coinvolgere non solo i diaconi, ma tutti i battezzati in quanto tali. Bisogna capire se ci sono determinati carismi che possono essere trasformati in servizio permanente presso la Chiesa. Non è un discorso di uomini e donne, è un discorso di capire quali carismi possono diventare un servizio”.

Il tema della violenza di genere è sempre più scottante. Quali strategie educative può mettere in campo la Chiesa, accanto alla famiglia e alla scuola?

Monsignor Doldi: “Bisogna fare rete e tutti sono protagonisti, nessuno escluso. La scuola, certo, ma anche i genitori, che sono la sorgente educativa naturale e per eccellenza. Educano agli affetti solo per come stanno insieme, con i loro comportamenti quotidiani. Poi c’è la qualità che possono dare le associazioni, che possono dare le parrocchie. Ed è importante che educhiamo allo sport, ma non inteso come competitività, bensì inteso come giocare insieme, come forma di aggregazione e di condivisione. Questo cambio di mentalità può essere di enorme aiuto all’educazione all’affettività. Poi c’è da dire che i media ci hanno aiutato a fare un passo in più. Ci siamo sentiti tutti maggiormente coinvolti sul tema dei femminicidi. Giulia Cecchettin è stata vissuta come una nostra parente. Siamo stati coinvolti come persone e questo è un merito che va ascritto ai mezzi di informazione”. 

Monsignor Calabrese: “Bisogna essere capaci di stare insieme con le differenze. Anche il linguaggio è importante”.

Monsignor Parodi: “La formazione è avere del tempo da perdere con i giovani, ma ben sapendo che non sarà mai tempo perso. Servono comunità educanti che possano mettere in campo stili di vita dove non ci sono contrapposizioni, ma ci sono condivisioni”. 

Cosa significa moderatore parrocchiale e cosa cambia rispetto alla figura del parroco?

Monsignor Pigollo: “Nella Curia di Genova ci sono 214 sacerdoti, più 30 stranieri in aiuto, più altri 70 religiosi. La stragrande maggioranza è anziana. Il moderatore parrocchiale è una figura prevista dal diritto canonico che può essere di aiuto alle parrocchie. Ma, prima di tutto, è importante portare testimonianze. L’insegnamento è testimonianza”.

Monsignor Tasca: “L’emergenza sacerdoti in parte è vera. Ma io ho girato oltre sessanta paesi del mondo. A volte c’erano due frati per centotrentamila persone. Qui da noi se uno perde la Messa è perché la vuole perdere. Semmai c’è emergenza dei laici. Questo è il vero problema. C’è una emergenza di annuncio del Vangelo e in questo senso tutta la comunità cristiana deve sentirsi coinvolta”.

Alberto Bruzzone

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