I detenuti che hanno pestato e torturato Alberto Scagni sono stati trasferiti dal carcere di Sanremo. I fatti risalgono alla sera del 23 novembre quando il 43enne genovese, condannato a 24 anni e 6 mesi per l'uccisione della sorella Alice a Genova, è stato picchiato nella sua cella. Ora si trova ricoverato in coma farmacologico.
"I due responsabili del pestaggio sono passati stamani per il Tribunale di Imperia, alle 11 circa e sono stati trasferiti in due diversi penitenziari della penisola" - Lo dichiara Fabio Pagani, Segretario Regionale della UILPA Polizia Penitenziaria - Resistenza, danneggiamento e lesioni gravi, risultano le principali contenstazioni ai danni dei due detenuti di origine magrebina".
"Si vede - commenta il sindacalista della UIL - che l’ultima circolare diramata dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, tanto decantata sulla stampa, dal Sottosegretario al Ministero della Giustizia, Andrea Ostellari, e finalizzata a contenere la spirale di violenza che si registra nelle carceri, con continue aggressioni al personale, risse fra detenuti e, talvolta, persino omicidi, non sembra affatto risolutiva e, anzi, pare ripercorrere le direttive già vigenti e, per lo più, inattuate”.
“La violenza e le aggressioni alla Polizia penitenziaria, oltre quattro al giorno quelle più gravi, si combattono con la sicurezza, la prevenzione, l’organizzazione, gli equipaggiamenti e, quando occorre, con la repressione concreta. - rimarca Pagani - Il mero trasferimento dei detenuti facinorosi, per quanto a volte necessario proprio per la mancanza di tutto quanto anzidetto, non solo non è risolutivo, spostando il problema da una parte all'altra, ma aggrava il già insostenibile carico di lavoro del Corpo di polizia penitenziaria che deve operare le traduzioni, finendo per ripercuotersi proprio sui livelli di sicurezza e così alimentando un circolo vizioso".
"Le carceri, la Polizia penitenziaria, i detenuti che vogliono scontare la pena aderendo ai percorsi di risocializzazione e quanti sono in attesa di giudizio, magari da innocenti, non hanno bisogno di minestra riscaldata, ma, banalmente, solo di funzionalità nell’alveo del dettato della Carta costituzionale. - spiega il Segretario della UILPA Polizia Penitenziaria - Se davvero si vogliono risollevare le sorti dell’esecuzione penale e, particolarmente, di quella inframuraria, il Governo prenda compiutamente atto della perdurante emergenza e vari un decreto carceri che consenta assunzioni straordinarie e con procedure accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, il deflazionamento della densità detentiva, il potenziamento degli equipaggiamenti, delle strutture e delle infrastrutture e, parallelamente, lavori a riforme complessive che reingegnerizzino il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e riorganizzino il Corpo di Polizia penitenziaria e se oggi a Sanremo non contiamo un altro detenuto morto in carcere è solo grazie alla Polizia penitenziaria".
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