Ha sparato perché pensava che i rapinatori avessero preso in ostaggio sua moglie.
Un processo, quello a suo carico, a cui Mario Roggero, accusato di duplice e tentato omicidio ha deciso di assistervi in silenzio fino all’ultimo momento del dibattimento, senza sottoporsi all’esame. Ma ieri, prima che il pubblico ministero Davide Greco pronunciasse la sua requisitoria (LEGGI QUI) il gioielliere ha deciso di prendere la parola e di rendere spontanee dichiarazione.
Prima di raccontare la sua verità ai giudici, l’imputato si è detto dispiaciuto per le persone che sono venute a mancare, aggiungendo che anche lui e la sua famiglia sono vittime della tragedia. Quel pomeriggio, ha spiegato Roggero che si trovava nel laboratorio della sua gioielleria di Grinzane Cavur, aveva visto entrare un uomo alto e robusto. “Indossava un berretto e una mascherina - ha descritto -. Subito non ci ho fatto molto caso, perché spesso ci sono nuovi clienti. La porta del laboratorio e del negozio sono adiacenti. Avevo sentito che stava chiedendo a mia figlia una catenina da maschio”.
Poco dopo, l’entrata di una seconda persona: un uomo robusto, con lo stesso berretto del primo e la stessa mascherina. “Contemporaneamente ho visto il primo uomo estrarre la pistola e puntarla in faccia a mia moglie -ha proseguito l’imputato -. Chiedeva se ci fosse qualcuno di là. Io, a fronte della prima rapina subita nel 2015, le avevo detto di rispondere di no. E' di nuovo una rapina, ho pensato, come quella avvenuta sei anni fa: una rapina tragica, sanguinosa, dove avevo subìto la rottura del naso e di tre costole. Un pestaggio inaudito da cui non mi sono mai ripreso, perlomeno psicologicamente".
Roggero ha spiegato di essersi appoggiato alla porta per cercare di bloccarla perché all’interno non ha la serratura. Ha detto che aveva l’intenzione di chiamate i Carabinieri: “Ho allungato il braccio per tentare di chiamare il 112 – ha ammesso -. Ma dall’esterno sentivo già che cercavano di forzare la porta. Ero terrorizzato e impotente”. Poi, la voce dell’altro rapinatore e l’urlo “fortissimo” della moglie: “Non sapevo se fosse stata accoltellata -ha continuato -. Mi sono scaraventato su di loro a mani nude. Consapevole che avrei potuto morire”.
Dopo qualche attimo, come descritto da Mario Roggero, Andrea Spinelli lo fece cadere a terra e a sua volta cadde anche lui perdendo la pistola. “L’altro rapinatore -ha aggiunto - mi ha puntato la pistola urlando ‘ti ammazzo, ti ammazzo’. Ho avuto la consapevolezza di morire. Ho solo urlato di non sparare, lasciando andare Spinelli, che, recuperata la pistola, me l’ha puntata in testa dall’alto verso il basso contando alla rovescia. Per quanta immaginazione si possa avere non si potrebbe immaginare qualcosa di così spaventoso”.
La scena in seguito si sposta nell’ufficio vicino, dove c’era la cassaforte della gioielleria. “Ha iniziato a prendere cassettiere e rotoli -ha proseguito l’imputato -. Io ne ho approfittato per fare tre passi indietro e ho schiacciato, senza farmi vedere, il pulsante antirapina. In quel momento Mazzarino è riuscito ad entrare nel laboratorio e prelevare con la forza mia moglie, urlando che avevo schiacciato l’allarme”.
Quanto alla pistola, l’imputato ha dichiarato di ricordare di averla, ma che fosse inutilizzata e di averla presa solo dopo aver sentito urlare la donna: “Quando sono tornato indietro non c’era più nessuno. Temevo avessero preso mia moglie in ostaggio non riuscendo a completare la rapina”.
A quel punto il gioielliere si precipitò fuori dal negozio. Vide che la macchina dei tre era parcheggiata a circa dieci metri da lui. “Volevo sapere se mia moglie fosse lì e d’istinto ho sparato un colpo al finestrino anteriore sinistro – ha detto -. Ho fatto ancora qualche passo e mi sono portato sul lato anteriore destro: mia moglie non c’era”.
Poi, lo sparo ad Andrea Spinelli: “Lui stava salendo dietro – ha riferito Roggero -. I nostri sguardi si sono incrociati. Ho visto che lui aveva la pistola in mano. In quel momento ho sparato tre colpi uno dietro l’altro. Ma solo in quel momento mi sono reso conto che c’era un terzo rapinatore. Non sapevo se fossero armati: avevo visto un coltello e una pistola e pensavo che tutti avessero un’arma. Uno di loro è scappato verso il paese. Spinelli dopo pochi passi è inciampato. Gli ho dato tre calci e ho chiesto dove fosse mia moglie. Mi aveva detto che non lo sapeva. Poi si è alzato, si è scagliato contro di me e mi ha chiesto di non sparare. Io gli ho fatto cenno di andarsene e lui è caduto. Solo in quel momento ho avuto la coscienza di averlo colpito”.
La moglie e la figlia erano sulla porta del negozio, ma Roggero, ancora ad oggi non se ne accorse: “Le ho viste lì -ha concluso -. Quando sono uscita con la pistola sono passato di fianco a mia moglie ma non l’ho vista. Sono stupito ancora oggi perché non ho, ancora ad oggi, quel frame in testa”.
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