Sei anni e sei mesi di carcere, oltre all’interdizione per dieci anni dai pubblici uffici e a una provvisionale di 10mila euro in favore dell’ex compagna, costituita nel processo come parte civile.
E’ la condanna che la giudice Victoria Dunn ha pronunciato nei confronti di X. K., 22enne di nazionalità albanese, da tempo residente ad Alba, pluripregiudicato, imputato nel processo di primo grado istruito a suo carico dal Tribunale di Asti per una serie di reati tra i quali atti persecutori aggravati, violenza privata, lesioni personali, maltrattamenti in famiglia, tutti commessi ai danni dell’ex compagna, una 25enne italiana residente in un centro dell’Albese, durante la loro travagliata relazione e successivamente alla conclusione di questa.
Nei confronti del giovane, che da mesi è recluso in carcere anche in ragione della violazione al divieto di avvicinamento alla donna disposto dal magistrato, è peraltro in corso un secondo processo per violenza sessuale, nell’ipotesi della Procura commessa sempre ai danni dell’ex compagna.
Tra i fatti riportati nel corposo capo di imputazione del procedimento ora concluso figurano diversi episodi di particolare violenza. In più occasioni – è la ricostruzione accolta dal giudice – il 22enne ha maltrattato la compagna a seguito di scenate di gelosia, picchiandola con schiaffi e pugni e minacciandola con cadenza quasi giornaliera. In un’occasione in particolare la minacciava con un coltello, colpendo poi la porta dietro la quale lei si era nascosta fino a danneggiarla. Altre volte le stesse minacce venivano pronunciate pistola alla mano, altre ancora danneggiando suppellettili della casa che i due condividevano.
In un’occasione ancora, dopo averla condotta in auto in un luogo vicino a una discoteca in cui i due erano andati a ballare, la prendeva a pugni in faccia, quindi la portava in un altro luogo e la colpiva con calci, pugni e anche con una cintura, causandole contusioni multiple.
Reiterate le minacce di ucciderla e nello specifico di darle fuoco che il giovane albanese avrebbe in più occasioni rivolto alla compagna, proferite anche con ripetute chiamate e messaggi telefonici a dispetto al divieto di avvicinarla e contattarla imposte dal magistrato in seguito alla denuncia di lei.
A relazione finita l’occasione in cui lui le avrebbe impedito di salire in auto e allontanarsi da lui brandendo un martello e minacciandola di distruggerle la vettura. Come i diversi momenti in cui, appostatosi sotto casa della ragazza, sempre lui faceva suonare il clacson per attirare la sua attenzione, oppure riprendeva l’abitazione col telefonino per poi inviare la ripresa alla ragazza, per dimostrarle che la stava spiando. Oppure la volta in cui aveva finito per prendersela col fratello di lei, picchiandolo senza apparente motivo dopo averlo incontrato sulla pubblica via.
Ora la pesante condanna decisa del tribunale astigiano. “Nonostante l’esito positivo della sentenza, la mia assistita non ha ancora dimenticato il dolore e le umiliazioni patite”, commenta l’avvocato albese Silvia Calzolaro, che ha assistito la giovane nel corso del procedimento.
"Aspettiamo di conoscere le motivazioni di una sentenza che riteniamo eccessivamente severa rispetto alla peggiore ricostruzione che si poteva fare della vicenda risultata agli atti – è il commento dell’avvocato astigiano Roberto Caranzano, difensore del giovane –. Contestiamo molti fatti, di altri diamo una lettura diversa da quella assunta in aula. Valuteremo senz’altro il ricorso in appello nel quale puntiamo all’assoluzione o a una riduzione della pena".
Commenti