Il Nazionale

Cronaca | 19 agosto 2023, 07:11

Giovane aggredito fuori dalla discoteca, il suo racconto

Ennesimo pestaggio, sui social è diventato subito virale

Giovane aggredito fuori dalla discoteca, il suo racconto

È appena stato dimesso dall’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure Abdil Karroumi il 35enne marocchino massacrato di botte e lasciato agonizzante, la notte del 31 luglio nei pressi della discoteca ”Le Vele” di Alassio.

Le sue parole non contengono rabbia: “Aspetto che la giustizia faccia il suo corso", dice. "Non mi interessano le vendette personali. Portano solo violenza su violenza e non si finisce mai”.

Dopo aver subito numerosi interventi chirurgici per cercare di rimediare ai danni provocati dal violento pestaggio, ora Abdil sembra essere in via di miglioramento anche se la strada per la guarigione è ancora lunga. Il video e l’audio del brutale pestaggio erano stati ripresi dagli aggressori col cellulare della stessa vittima e subito dopo postati sui social, dove sono diventati virali in pochi minuti.

La dinamica del pestaggio che sembra avere le caratteristiche di un agguato non sono ancora state chiarire. “Ricordo di aver discusso con il buttafuori della discoteca", racconta Abdil. "Stavo procedendo contromano e lui mi ha bloccato. Ho fatto inversione di marcia e parcheggiato, ma non ho nemmeno avuto il tempo di scendere.

"Credo che ad aggredirmi siano stati cinque o sei uomini.  Hanno cominciato a devastare l’auto, spaccando i vetri ed entrando nell’abitacolo, dove hanno preso a picchiarmi senza pietà mentre io non riuscivo a capire il motivo.  Li pregavo di smettere ma a un certo punto qualcuno  mi ha preso per il collo e ho perso i sensi. Ora  ricordo solo i minuti iniziali e poi di essermi svegliato in ospedale. Nient’altro , solo il dolore, forte e violento che, sembrava non finire mai”. 


Cosa hai pensato in quei momenti? 

"Che mi avrebbero ammazzato, che non avevo scampo. Non avevo via d’uscita, non potevo scappare né gridare. Mi è passata la vita davanti agli occhi. Mia moglie, la mia famiglia, gli scherzi e le risate con gli amici. Il mio Paese e quando sono arrivato in Italia. Flash di ricordi e immagini che, via via si facevano sempre più flebili e sfocati. Fin quando non ho visto più niente”. 

Più di sei minuti di pugni e percosse hanno ridotto quasi in fin di vita il nordafricano. Ora sul brutale pestaggio sono in corso le indagini. Intanto sono già stati arrestati due dei presunti aggressori: padre e figlio di origine rumene, ma le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Savona e dai carabinieri delle Compagnie di Alassio e Savona non sono concluse.  

Un pestaggio per uccidere, quello di cui è stato vittima Abdil,  insensato e senza motivo. O forse no: un motivo c'era: gli aggressori volevano postare il video sui social dove pare si guadagni in base ai like e alle visualizzazioni. Non sarebbe la prima volta!

Ora la procura dovrà fare piena luce sull'episodio partendo, si spera, dalla motivazione. Se fosse accertato che le botte che hanno quasi ucciso Abdil erano semplicemente funzionali ai social, ci sarebbe da rabbrividire. Il nordafricano non è esattamente un santo. È conosciuto dalle Forze dell'ordine per piccoli reati ma non pare violento. 

Cosa farai ora che sei uscito dall’ospedale? 

"Starò con mia moglie, la mia famiglia e andrò a trovare i miei genitori”.

Beatrice Baratto

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