Filippo Giribaldi è capace di intendere e di volere. È quanto emerge dalla perizia di parte commissionata allo psichiatra forense Gabriele Rocca dal pubblico ministero Eugenia Menichetti che ha chiesto il giudizio immediato per l'assassino di Manuel Di Palo, l'ex militante di Casapound ucciso in via Polleri, in zona Carmine, con un colpo di pistola al petto sparato da Giribaldi, portuale con cui Di Palo aveva litigato alcuni minuti prima.
Quello che in un primo momento sembrava un omicidio politico, compiuto peraltro il 25 aprile, dopo poche ore si era rivelato un assassinio con al centro una terribile storia di dipendenza da eroina e crack e sullo sfondo la gelosia di Giribaldi nei confronti di una donna che aveva una relazione con Di Palo. Il risultato della perizia porterebbe all'esclusione della possibilità per Giribaldi di richiedere uno sconto di pena.
Come già ampiamente emerso, Giribaldi, difeso dagli avvocati Paolo Scovazzi e Chiara Antola, ha confessato l'omicidio dicendo agli inquirenti di averlo fatto per motivi passionali. Tra Di Palo e Giribaldi c'era infatti una donna abitante in via San Bartolomeo che frequentava entrambi in cambio di stupefacenti.
La donna ha riferito di aver udito "un colpo sordo a cui seguiva un battibecco", protagonisti Giribaldi e un terzo uomo "avente ad oggetto un prestito di dieci euro".
Il primo colpo di pistola, Giribaldi lo ha infatti sparato contro il muro sotto l'abitazione della donna durante la discussione con il terzo uomo. Solo dopo Di Palo è sceso andando incontro al proprio destino.
Arrivati in via Polleri, a poche centinaia di metri dall'abitazione della donna, Giribaldi e Di Palo hanno litigato, l'ex militante di Casapound avrebbe colpito con un pugno il camallo che per tutta risposta ha estratto la sua Beretta calibro 22 sparandogli un unico colpo mortale al cuore.
Giribaldi ha subito confessato il delitto, prima al sacrestano della vicina chiesa dell'Annunziata, poi agli agenti intervenuti e alla pm Eugenia Menichetti. "Alla vista degli agenti - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - si consegnava spontaneamente senza opporre resistenza".
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