Il Nazionale

Cronaca | 28 luglio 2023, 13:30

Torna a minacciare l’anziano padre e finisce in carcere: "Dammi i soldi o ti accorcio le gambe"

Recluso alle Vallette di Torino il 60enne langarolo che nel giugno scorso era stato condannato a 2 anni e 8 mesi per gli atti persecutori nei confronti dei genitori

Torna a minacciare l’anziano padre e finisce in carcere: "Dammi i soldi o ti accorcio le gambe"

Si sono riaperte le porte del carcere – nella fattispecie quello delle Vallette di Torino – per il 60enne che lo scorso 15 giugno era stato condannato dal Tribunale di Asti a due anni e otto mesi di reclusione per atti persecutori aggravati dalla minorata difesa delle vittime per i comportamenti vessatori da tempo assunti nei confronti degli anziani genitori, ottuagenari residenti in un centro delle Langhe.

In conseguenza della condanna – con la quale il giudice Elio Sparaccino aveva peraltro optato per una pena più grave dei due anni richiesti dal pubblico ministero Fabio Bellora – l’uomo era stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari presso l’abitazione torinese della compagna. Lo scorso 13 luglio il pubblico ministero presso il tribunale di Asti Stefano Cotti ha chiesto per lui l’aggravamento della misura cautelare con quella più afflittiva della custodia in carcere in ragione dei comportamenti nuovamente assunti dall’uomo, che nonostante la condanna e il regime di detenzione ha ripreso a contattare gli anziani genitori con insistenti e minacciose richieste di denaro, rinnovando in loro quel grave stato di agitazione che li aveva già indotti a chiedere la protezione dell’autorità giudiziaria.

Di particolare gravità le parole proferite dall’uomo nel corso di una queste chiamate, quando parlando con l’anziano padre, classe 1936, mentre la madre è di pochi anni più giovane, avrebbe prospettato la possibilità di fare rientro a casa in compagnia della compagna arrivando a minacciarlo di volergli "accorciare le le gambe" se non gli avesse consegnato del denaro.

"Per dei genitori è straziante invocare protezione legale nei confronti di un figlio – commenta l’avvocato albese Roberto Ponzio, che ha assistito la coppia di anziani nel corso della sofferta vicenda –. L’adozione della misura carceraria si è purtroppo rilevata l’unico rimedio in quanto provvedimenti più attenuati non sono stati purtroppo idonei a tutelare le vittime. Persone perbene, che hanno sempre sopportato e confidato in un ravvedimento del figlio, che invece ha sempre manifestato assoluta indifferenza agli ordini dell’autorità giudiziaria".

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