Il Nazionale

Cronaca | 14 luglio 2023, 16:01

Delitto Scagni, poco dopo aver ucciso Alice, Alberto non è stato sottoposto a test su alcol e droga

E' emerso nel corso dell'udienza che si è concentrata sullo 'scontro' tra perito e consulenti legato all'imputabilità di Alberto

Delitto Scagni, poco dopo aver ucciso Alice, Alberto non è stato sottoposto a test su alcol e droga

Quando Alberto Scagni è entrato nel carcere di Marassi, pochi minuti dopo aver ucciso la sorella Alice, è stato visitato, ha chiesto le medicine per l'epilessia e di poter chiamare un avvocato. Nessuno però lo ha sottoposto né a un alcol test, né a un esame tossicologico.

È quanto è emerso questa mattina durante una delle udienze più tecniche del processo che vede Alberto imputato, con  protagonisti il perito del gip e i consulenti del pubblico ministero, della parte civile e della difesa.

I professionisti hanno sfilato uno dopo l'altro nel banco dei testi, non risparmiandosi frecciate, in particolare il perito del Gip Elvezio Firpo, che ha accusato il consulente della procura Giacomo Mongodi di aver effettuato la consulenza senza la dovuta “serenità professionale”, ma piuttosto con “aggressività personale”.

Lo scontro tra le perizie è legato all'imputabilità di Alberto, netta per Mongodi e per Marco Lagazzi, consulente della parte civile, ovvero del marito di Alice, Gianluca Calzona, assistito dall'avvocato Andrea Vernazza. Per il perito del gip esiste invece un difetto di imputabilità e per dimostrarlo ha scavato nel passato di Scagni, concludendo, nelle 103 pagine della sua relazione, che sussiste in lui un funzionamento della personalità alterato nel senso pervasivo. “Tutti gli esseri umani hanno alterazioni della personalità, - ha dichiarato il perito - il problema è se le caratteristiche psicopatologiche alterano la vita quotidiana”.

Per il perito, fin dalla prima età evolutiva in Alberto Scagni “c'erano tratti antisociali, non in corrispondenza con il buonsenso e le regole della società. L'abuso di alcol e stupefacenti può aver modificato ancora di più le sue condizioni”.

Sui difficili rapporti tra Alberto, i familiari, - come la nonna e i genitori - e i vicini di casa, si è più volte dibattuto. Il giudice Massimo Cusatti ha chiesto al perito perché secondo lui abbia deciso di uccidere la sorella, l'unica con cui forse era riuscito a mantenere i rapporti. "Non lo so - ha risposto Firpo - a oggi non so ancora se l'imputato volesse uccidere la sorella".

Tra le caratteristiche di Scagni che il perito ha individuato emergono la mancanza di empatia, i tratti antisociali, la tendenza a manipolare le persone; poi i tratti narcisistici, quelli paranoici e quelli legati all'impulsività dei comportamenti.

Questi ultimi due tratti sono stati contestati dal consulente del pubblico ministero. “In tutto l'iter giudiziario Scagni non ha manifestato di essere paranoico. - ha detto Mongodi – Per quanto riguarda l'impulsività faccio fatica ad accostarla al comportamento che ha tenuto durante la perizia, ha risposto solo alle domande che gli venivano poste, era molto tranquillo. Faccio fatica a considerare impulsivo il comportamento di chi si è portato dietro un coltello e per non farsi scoprire l'ha nascosto in un sacchetto”.

Altri particolari inediti sono emersi nel corso dell'udienza, per esempio gli scritti di Alberto Scagni: circa dieci pagine di commenti sulla sua condizione, sul difficile rapporto con i vicini di casa, ma anche vaneggiamenti come una marca giapponese di spade. Gli scritti, citati dalla consulente della difesa Maria Lucrezia Mazzarella, (che come Firpo sostiene la non imputabilità di Scagni, ndr) sono stati acquisiti agli atti. Il presidente della Corte d'Assise Massimo Cusatti, sorpreso della dichiarazione sui mancati test in carcere ad Alberto Scagni, ha disposto di accertarne l'esistenza e l'eventuale acquisizione “perché – ha dichiarato – indispensabili ai fini della decisione”.

Francesco Li Noce

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