C'è qualcosa che riesce subito ad attirare la mia attenzione. Il sorriso. Che sia con le labbra, che sia con gli occhi, quella curva gioiosa mi conquista.
Enrico, il tenore Enrico Iviglia, se per assurdo non lo si conoscesse per il grandissimo talento che ha, riuscirebbe ad attirare l'attenzione persino con lo sguardo.
Solare, allegro, divertente: la chiacchierata al telefono con lui è stata una scarica di energia positiva.
Enrico, che rapporto hai con l'Astigiano?
Molto profondo, le mie origini mi portano a Castell'Alfero, dove torno spesso per andare a trovare i miei genitori. Tornare a casa è una coccola, sia dal punto di vista affettivo che per via della natura incontaminata, delle colline. Tornare a casa mi permette di studiare nuove opere, di ricevere nuove ispirazioni. Faccio mia la frase contenuta nel libro di Paolo Conte “perchè c'è la nebbia, la foschia ispiratrice”. Restare in un posto a te caro spesso permette di ricevere nuove ispirazioni: succedeva anche a Mozart con Venezia, ad esempio.
Asti si vuole abbastanza bene secondo te?
Diciamo che nel corso degli anni ho difeso la mia città. Girando per il mondo ho potuto notare che Asti si sente nominare poco in giro e sono stato male per questo. Molti fanno fatica a collocarla, anche geograficamente. Ultimamente, però, noto con piacere che le offerte culturali ad Asti stiano aumentando sempre di più e iniziano a parlarmi di Asti anche alcuni miei amici da altre città. Posso dire che torno in città appena posso perchè ad Asti sto bene. Sto bene davvero. E devo dire che gli astigiani mi hanno sempre manifestato il loro calore, il loro sostegno. Li aspetto questa sera, venerdì, a Ferrere, nella chiesa dei Battuti per il concerto "Duetti Buffi", a partire dalle 21.
Come è nata la passione che oggi è il tuo lavoro?
Ero appassionato di musica, sentivo grandi e forti voci cantare nel coro parrocchiale di Castell'Alfero, ma non sapevo che fosse polifonia quella che sentivo arrivare maestosamente come eco in chiesa. Ho iniziato a cantare nei contralti, facevo la seconda media e poi da lì non mi è mai passata la passione. Nonostante alcune giornate no, la passione non mi ha mai abbandonato. È incredibile quanta forza ci sia nella passione.
Un'età...certa
E poi gli faccio una domanda banalissima. Gli chiedo quanti anni abbia. Aspettandomi una risposta altrettanto banale, un freddo numero.
"Ho un'età certa". Scoppio a ridere, lo fa anche lui. Enrico è pazzesco, riesce a trascinarmi nel suo mondo anche se ci separa una cornetta. Le sue parole mi ricordano quanto sia bello entusiasmarsi, ridere e sorridere davanti alla vita e alle sfide che, quotidianamente, ci piazza davanti.
Hai mai avuto dei momenti di difficoltà nel corso della tua carriera?
Sì, all'inizio, quando avevo cambiato insegnante di canto per migliorare me stesso, per apprendere cose nuove. Quando cambi la tecnica di canto il tuo strumento, la voce, vive un periodo di assestamento, perchè provi nuovi vocalizzi, nuove armonie. La tua voce non subito risponde e questo ti porta a pensare: “Ma la mia voce regge il confronto con questa nuova insegnante?”. Ero sconfortato. Devo dire, però, che non ho mai perso la passione. Sono sempre stato un uomo fortunatissimo, il telefono ha sempre squillato. E spero che non smetta mai.
Il ricordo più bello?
Le 15mila persone al concerto di Ferragosto, non era in un teatro, ma in montagna, nelle vallate cuneesi di Limone Piemonte. Cantare lirica all'aperto è stato bellissimo. Era il 2022, ma fu bellissimo anche nel 2009 a Pontechianale. Avere una folla sterminata davanti, per cui l'occhio non riesce a capire dove finisce è stupendo e sai di essere il fulcro. L'occhio incornicia lo sguardo e va a finire in un fulcro in cui tu sei in piedi sul palco. Tutto questo è magico.
Hai un luogo del cuore, in cui vai a riordinare i pensieri?
Sì, è senza dubbi Roccaverano. Ci andavo da piccolo in campeggio, poi ho fatto l'animatore quando avevo vent'anni per tre anni consecutivi. A Roccaverano gestivo già la parte artistica dello spettacolo finale del campeggio. All'epoca alcuni credevano che non riuscissi a tenere il palco. Nel 2003 ho fatto l'animatore per l'ultimo anno e adesso ci ritorno ogni anno, sono molto legato alla gestione odierna del Campeggio e al Comune, che mi ha premiato con la cittadinanza onoraria. Il campeggio anni fa aveva bisogno di ripartire. Mi ero rimboccato le maniche per aiutare lo staff e la Provincia a creare una nuova formula di campeggio. Il paese si è ripopolato di turisti e genitori. Ed è anche per questo che torno ogni anno al campeggio e ringrazio di cuore la gestione per accogliere i piccoli consigli di un artista come me.
E, a proposito di ragazzi, un consiglio ai giovani?
Tanti giovani guardano il portafoglio, hanno paura di non portare a casa la pagnotta. Io ho fatto il ragionamento inverso: ho investito sul tempo, perchè non è arrivato tutto subito, non è stato un percorso immediato. Ho scelto di aspettare le occasioni giuste, di non demordere. Consiglio questo. Sono stato molto fortunato, non sono un figlio d'arte, mi sono sempre aggiustato. Quando c'è la passione che non svanisce il motore continua a girare.
I posti che più ti hanno colpito viaggiando per lavoro?
Sicuramente la Costa Rica, sia per la natura che per il calore umano. Quando porti l'opera lirica questo calore si avverte ancor di più. La stessa cosa l'ho percepita anche in Uruguay lo scorso febbraio. E infine il Giappone, di cui mi affascina soprattutto la precisione della popolazione.
La persona che non dimenticherai mai?
La mia professoressa di italiano delle superiori, Elisabetta De Leonardis. Arrivavo da grosse lacune di italiano nelle medie e lei aveva capito che ci fosse qualcuno che aveva una marcia in meno come me e che andava aiutato. Per due anni ha fatto corsi di verbi e di temi per recuperare queste lacune che mi portavo dietro. È stata una figura fondamentale, l'ho persino voluta accanto a me durante la presentazione del mio primo libro, "Ad alta voce" (Letteratura Alternativa Edizioni), lo scorso anno a Priocca.
E l'incontro?
Ce ne sono stati tanti, ma sicuramente porto nel cuore quello con il tenore Chris Merritt. Ero a Pesaro e gli chiesi come facessero, negli anni Settanta, a ricevere le notizie di un contratto o a comunicare. E lui mi disse: "Non mi interessava sapere se ricevessi un contratto nuovo, ma arrivare in una nuova casa e sapere che ci fosse il telefono per dire alla mia famiglia che ero arrivato".
Che bella umanità tra artisti.
Chi è Enrico Iviglia
Tenore, diplomato con il massimo dei voti al Conservatorio di Torino è specializzato nel repertorio rossiniano, senza tralasciare Mozart, Donizetti, e il repertorio Barocco. Si sta affermando nei prestigiosi Teatri di tutto il mondo: “L’Italiana in Algeri” (Lindoro) al Teatro alla Scala, “Il viaggio a Reims” (Libenskof) al Real di Madrid e “Otello” (Ramiro) al Bunkakaikan di Tokyo. E’ stato ospite nel 2021 al Rossini Opera Festival per la quinta volta e presto in una tournée in Oman nella fersetta “Il signor Bruschino”. Ha all’attivo numerosi recital, concerti Sinfonici, Messe e Oratori di Bach, Händel e Monteverdi. Negli ultimi mesi: Il barbiere di Siviglia al Rendano di Cosenza e Stadttheater di Dessau (D), Betly ad Appenzel (Swiss), Il signor Bruschino (Comunale Bologna), Turandot - Pang (Opera di Roma), L’isola d’Alcina con l’incisione di un disco per la Sony a Leverkusen (D), 42° Concerto di Ferragosto in diretta TV Rai Tre. Ha appena concluso Turandot – Pong al Teatro Verdi di Trieste. Prossimamente Messa in Do min di Mozart a Vigevano.
Noseda, Campanella, Abbado, sono alcuni dei Maestri da cui è stato diretto; Ronconi, Pizzi, Michieletto, gli illustri registi.
Vincitore Accademia Rossiniana di Pesaro (Belfiore), Concorso “Alfano” a Sanremo per il ruolo di Almaviva e il Concorso “Belli” di Spoleto. Si è esibito in importanti teatri italiani: Teatro alla Scala, Regio di Torino, Comunale di Firenze, Carlo Felice di Genova, Fenice di Venezia, Verdi di Trieste, Comunale di Bologna, Opera di Roma e Teatri internazionali: Real di Madrid, Opéra di St. Moritz, Bunkakaican Giappone, Qatar, America Centrale. Noseda, Campanella, Abbado, sono alcuni dei maestri da cui è stato diretto; Ronconi, Pizzi, Ponnelle, gli illustri registi.
Parallelamente al Teatro da alcuni anni presta la sua figura a spot televisivi (Melinda), prestazioni attoriali in tv e cinema, collaborando con registi come Lucini, Landi e Alessandrini.
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