Si è conclusa con una condanna la vicenda processuale legata alla morte di Federico Calzati, il ventunenne della Valcuvia deceduto poche ore dopo il terribile incidente avvenuto sulla strada statale 394, all’incrocio con il Brinzio, la sera del 2 luglio 2021.
Quattro anni di reclusione e revoca della patente per il giovane, classe 1999, che quella sera guidava l’auto su cui viaggiava anche Federico, seduto come passeggero sui sedili posteriori, in quella parte del veicolo che ebbe la peggio a seguito dell’impatto contro il guardrail presente in quel tratto di carreggiata nel Comune di Rancio.
Questo dopo che l’auto guidata dal ragazzo, risultato positivo al drug test dopo l’incidente e finito a processo con l’accusa di omicidio stradale, era andata a sbattere contro la macchina che stava davanti, a seguito di una frenata improvvisa del conducente. L’urto con la barriera fu devastante, tanto da squartare il tettuccio del mezzo e causare gravi ferite a Federico, che fu trovato dai soccorritori in condizioni disperate, e spirò in ospedale nemmeno due giorni dopo.
Il verdetto è arrivato ieri davanti al gup del Tribunale di Varese, dove l’avvocato Fabio Fiore, difensore dell’imputato, giudicato con rito abbreviato, aveva chiesto al giudice di tenere conto della relazione tra il decesso di Federico e lo schianto della macchina contro il guardrail, determinante – in chiave difensiva – nel causare la morte del ragazzo, dato che la barriera – sempre seconda la tesi del legale, basata su una consulenza di parte – non era a norma su quel tratto di strada. E dunque non avrebbe dovuto essere presente.
Il difensore ha inoltre sottolineato che nel trattare in aula la ricostruzione della dinamica dell’incidente, non è stata raccolta la testimonianza del terzo ragazzo che la sera dei fatti viaggiava sull’auto dell’imputato, e nemmeno quella dell’uomo di 34 anni al volante del veicolo che stava davanti, e che aveva inchiodato all’improvviso. Quest’ultimo, assistito dall’avvocato Simona Ronchi, si è costituito parte civile nel processo, ottenendo un risarcimento di 5mila euro per i danni morali patiti a causa della vicenda. L’uomo era già stato risarcito, tramite assicurazione, per i danni alla propria auto, e durante le indagini sull’accaduto era stata esclusa una sua possibile responsabilità.
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