Il Nazionale

Cronaca | 17 giugno 2023, 07:20

Omicidio Scagni, la lettera della nonna: "Se Alberto esce dal carcere la prima vittima è il figlio di Alice"

L'accusa alla figlia e al genero: "Spera sia considerato malato, così va in una struttura", e a se stessa: "Potevo salvare Alice, non mi rassegno"

Omicidio Scagni, la lettera della nonna: "Se Alberto esce dal carcere la prima vittima è il figlio di Alice"

Le parole e le lacrime di Ludovica Albera, nonna di Alice e Alberto Scagni, riecheggiano ancora nella mente di chi ieri mattina ha assistito alla sua testimonianza durante la seconda udienza del processo che vede imputato Alberto per aver ucciso la sorella il primo maggio 2022. Parole, miste a lacrime che fanno segnare un punto alla procura, che da tempo sostiene la colpevolezza di Alberto, senza le attenuanti chieste dai genitori che accusano polizia e Asl per gli allarmi inascoltati, su cui è stata aperta un'inchiesta parallela. La signora Albera, 93 anni, ha accusato la figlia, Antonella Zarri, madre di Alice, di non aver mai ascoltato l'anziana che viveva terrorizzata dal nipote; paura che Ludovica Albera aveva messo nero su bianco lo scorso gennaio in una lettera consegnata alla procura, pubblicata il 13 marzo dal Secolo XIX. 

Nel testo, che La Voce di Genova ha letto, la donna chiede che il nipote non esca di galera. “Alberto è pericoloso e deve stare in galera per sempre. Se riesce a fuggire la prima vittima è Alessandro, il bambino di Alice a cui non ha mai rivolto uno sguardo dalla nascita”.

Come ieri in tribunale, l'anziana ha accusato la figlia di aver sottovalutato i suoi allarmi e di non essere intervenuta: “Una vera mamma se ha i figli in pericolo corre, non cerca la polizia”, “Per Alberto, ho capito che sperano sia considerato malato e quindi posto in una struttura dove essere curato. NO Alberto non è malato, è così da sempre e basta! Se è malato lo è da sempre. Ha sempre avuto uno strano comportamento, perché non l'hanno curato?”.


Poi l'accusa a se stessa: “Io potevo salvare Alice ed è per questo che non trovo rassegnazione”. La donna, come ha spiegato in aula, si riferisce al giorno in cui Alberto ha ucciso la sorella. Poche ore prima Graziano Scagni, il padre di Alice e Alberto, l'aveva portata in Piemonte, lontana dal nipote.

Quando il genero è andato a prenderla, lei racconta di avergli proposto di passare a casa di Alice. “Gliel'ho detto cento volte: 'andiamo da Alice', ma mio genero diceva di no, che ci voleva un'ora per andare da Alice... l'avremmo salvata. Io non sapevo come arrivare a casa di Alice, c'ero stata solo due volte, ma col senno di poi potevo scendere dalla macchina, prendere l'autobus, mi avrebbero aiutata se avessi chiesto come arrivarci”. 

Il processo riprenderà venerdì prossimo. Tra i testimoni saranno sentiti Gianluca Calzona, il marito di Alice, e i suoi genitori che avranno la possibilità di raccontare in aula la loro verità.

Francesco Li Noce

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