Ha preso via stamattina il tribunale a Imperia davanti al collegio presieduto dal giudice Carlo Alberto Indellicati (a latere Marta Maria Bossi ed Eleonora Billeri) con la deposizione della vittima e di alcuni testimoni dell'accusa, il processo a carico dei 5 indagati coinvolti nell’inchiesta della Procura relativa a una presunta corruzione e a un episodio che li ha visti finire accusati del reato di "induzione indebita a dare o promettere utilità".
Si tratta di due indagini separate, poi confluite in un unico procedimento, condotte dall’allora procuratore aggiunto Maria Grazia Pradella, oggi procuratore capo a Piacenza. I fatti contestati sarebbero stati commessi tra Imperia, Roma e Napoli.
La prima vicenda, che risale all’ottobre del 2017, riguarda l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità contestata a due militari, Salvatore Marrone, di 29 anni all’epoca dei fatti sottocapo – volontario in ferma prefissata di 4 anni – in servizio alla Capitaneria di Porto di Imperia, e Giuseppe Capozzi, 43enne sottocapo in servizio effettivo della Marina Militare in servizio nella capitale.
Secondo l’accusa, i due avrebbero proposto – in concorso con un altro militare che, però non stato identificato – ad una giovane militare in servizio nel capoluogo di farle vincere il concorso “per titolo ed esami” di volontario in ferma prefissata di 4 anni.
La donna aveva già superato le fasi selettive e attendeva infatti, che venisse stilata la graduatoria finale con la designazione dei vincitori. Il 29enne, però - secondo la Procura – le avrebbe prospettato uno scenario inquietante ossia che non avrebbe mai vinto senza prima aver pagato una somma di denaro che sarebbe servita per farla inserire nella graduatoria finale. La cifra necessaria per l’ “operazione” si aggirava dai 4 mila ai 6 mila euro. I due indagati, con un terzo uomo allo stato ignoto, avrebbero quindi indotto la militare a dargli questa somma, ma la giovane si è rifiutata e li ha denunciati all’autorità giudiziaria.
La seconda accusa contestata, ossia la presunta corruzione, riguarda oltre a Marrone e Capozzi due indagati finiti in udienza preliminare insieme a Domenico Salvato, 24 anni che aveva vinto il concorso di volontario nell’esercito, il padre di quest’ultimo Ciro Salvatore, 58 anni, e il padre del militare 29enne Vincenzo Marrone, 58 anni.
I fatti contestati risalgono al luglio del 2018. Anche in questo caso il reato vede il coinvolgimento di un altro militare che gli inquirenti non sono riusciti ad identificare. I due principali indagati, Salvatore Marrone e Giuseppe Capozzi, con il presunto coinvolgimento di suo padre il quale avrebbe fatto da ‘tramite’, avrebbero ricevuto mille euro dal 24enne: somma questa versata dal proprio genitore, rimasto poi anche lui coinvolto nell’inchiesta, attraverso due ricariche postepay da 500 euro ciascuna. Questi soldi sarebbero serviti a “migliorare” la domanda presentata on line dal vincitore del concorso nell’esercito ed in particolare a correggere il voto dell’esame di terza media.
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