Il Nazionale

Cronaca | 03 maggio 2023, 14:19

VIDEO. A Gerenzano i "magazzini" della droga scoperti nell'inchiesta "Money Delivery"

C'è anche la provincia di Varese nella vasta operazione eseguita questa mattina dalla Guardia di Finanza su delega della Dda della Procura di Milano che ha portato all'arresto di 40 persone per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti nel Nord Italia

VIDEO. A Gerenzano i "magazzini" della droga scoperti nell'inchiesta "Money Delivery"

Alle prime luci dell’alba di oggi i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) e di altri Reparti delle Fiamme Gialle, hanno dato esecuzione, su delega della D.D.A. della Procura della Repubblica di Milano, a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dall’Ufficio G.I.P. di Milano nei confronti di quaranta soggetti (trentotto in carcere e due con obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria), indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità.

L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano di cui riferisce un comunicato della Procura della Repubblica di Milano è direttamente collegata, e ne costituisce rilevante filone, con le altre indagini seguite delle Direzioni Distrettuali Antimafia di Genova e Reggio Calabria, con il coordinamento dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Contestualmente il ROS e la DIA di Genova e il ROS di Reggio Calabria hanno eseguito ulteriori provvedimenti cautelari emessi dai rispettivi uffici GIP che vedono coinvolti, complessivamente, oltre cento indagati.

L’indagine milanese denominata “Money Delivery”, eseguita dal locale Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza G.I.C.O. (Gruppo di Investigazione Criminalità Organizzata), vede interessati, a vario titolo, quaranta soggetti in relazione a settantacinque capi di imputazione delineati nell’ambito di due associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti.

Le investigazioni documentano secondo l’accusa i contemporanei affari di una persona sia nell’associazione del Nord Italia (in cui riveste il ruolo di promotore), dove acquista stupefacente da un'altra persona, per rifornire le associazioni del Milanese, sia nelle diverse associazioni operanti nei territori napoletano e reggino. 

In particolare nella cosiddetta “associazione lombarda”, composta da numerosi soggetti di diretta espressione ‘ndranghetista, ricopre un ruolo verticistico, operante sulla intera piazza milanese, grazie alla quale riesce a rifornire gruppi criminali attraverso consistenti importazioni di sostanza stupefacente che dall’estero (principalmente Nord-Europa) viene stoccata nei magazzini situati a Gerenzano, in provincia di Varese.

L’indagine dà conto della centralità del mercato milanese (”NON PROBLEMA COMPA MILANO SE ABBIAMO PREZZO PRENDO CITTA E TUTTA - COMPA SE HO PREZZO MILANO STA TE VI SERENO CHE LI MANDIAMO A PENSIONE - COMPA I GROSSISTI DI MILANO PER IL 70 % SONO TUTTI AMICI MIEI DA 30 ANNI”.), vero e proprio epicentro per l’importazione, l’occultamento e smistamento dello stupefacente e dall’altro del ruolo di primaria importanza che rivestono gli uomini appartenenti o vicini alla ‘ndrangheta, veri e propri leaders del mercato della droga nel territorio nazionale.

E proprio il radicamento storico sul territorio lombardo di una famiglia e la rete relazionale coltivata nel corso dei decenni che ha consentito loro di divenire l’importante se non unico punto di riferimento delle organizzazioni criminali che controllano le più importanti piazze di spaccio dell’area metropolitana.

Questa storia criminale ha consentito di divenire il principale punto di riferimento dell’organizzazione campana rappresentata da due uomini, veri e propri broker a livello mondiale dell’importazione della droga. Numerosi sono stati i carichi di stupefacente importati, tramite i citati broker internazionali, dal Nord Europa per poi essere stoccati in depositi in Lombardia; tra i carichi oggetto di contestazione è stato possibile quantificare 645 kg di cocaina, 240 kg di hashish e 30 kg di chetamina.

Nel corso delle indagini, in particolare, è stata ricostruita una vera e propria operazione di “ristrutturazione” del business del traffico di droga in territorio nazionale, per migliorare la logistica e la gestione dei pagamenti; in dettaglio, è stato documentato come l’organizzazione lombarda abbia deciso di strutturare, a tal fine, una “joint venture” con i citati broker campani su input di questi ultimi, finalizzata all’importazione di ingenti quantitativi di stupefacente destinato al mercato lombardo, capitolino, campano, calabrese e siciliano, avvalendosi di un comune e collaudato sistema di trasporto dall’Olanda all’Italia tramite TIR, procedendo al pagamento dello stupefacente da distribuire in proprio, solo a destinazione raggiunta.

Le investigazioni hanno consentito di documentare come la “joint venture” sia stata propiziata dai rapporti personali sussistenti tra i soggetti di origine campana e calabrese.

Una persona aveva, dopo aver favorito e finanziato la latitanza di un altro indagato, aveva offerto il suo aiuto a un terzo latitante inserito nell’elenco di quelli di massima pericolosità stilato dal Ministero dell’Interno italiano, proponendogli un sicuro rifugio in Costa d’Avorio.

L'associazione aveva interesse ad estendersi sul mercato lombardo, sulla scorta di valutazioni di tipo economico e logistiche, che lo portavano ad una cointeressenza proprio con uno degli indagati, detenendo quest’ultimo, storicamente, l’esclusiva per la distribuzione dello stupefacente destinato a sodalizi di ‘ndrangheta in Lombardia, atteso il controllo delle varie piazze di spiaccio sul territorio regionale, tra le quali anche quello egemone nella zona milanese della Comasina.

Le attività investigative, poi, hanno consentito di inquadrare, in dettaglio, l’organizzazione logistica nonché la catena di comando e di controllo dell’associazione operante sul quartier di Quarto Oggiaro, considerata giudizialmente una delle piazze di spaccio storiche e più importanti del territorio milanese.

E' stato possibile appurare che gli associati con funzioni di “luogotenenti”, dopo aver organizzato, su mandato dei promotori, il ritiro e lo stoccaggio, in luoghi sicuri, dello stupefacente destinato alla piazza, si avvalgono di cosiddette “mamme” che hanno la funzione di tagliare lo stupefacente, con aggiunta di mannite, confezionarlo in capsule da raggruppare in pacchetti, per affidarli ad un secondo livello di distribuzione, composto da soggetti denominati “responsabili dei cavalli”.

I “responsabili dei cavalli”, a loro volta: - garantiscono, per conto dei promotori, il controllo della piazza di spiaccio; - devono reclutare, nella stessa, i “cavalli” o i “ragazzi” che si occupano della vendita al dettaglio; - incassano il provento delle vendite che viene, di norma, consegnato alla c.d. “mamma”, che provvede, a sua volta, a recapitarlo ai promotori.

Sono in corso perquisizioni in tutto il territorio nazionale con il supporto di mezzi aerei del Corpo della Guardia di Finanza. 

 

Redazione

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