Dopo aver reso omaggio al Monumento della Resistenza di Cuneo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto una breve visita al Museo Casa Galimberti, quindi al Teatro Toselli per la cerimonia commemorativa del 78° Anniversario della Liberazione.
Prima un tratto di via Roma a piedi, poi il Presidente della Repubblica ha fatto ingresso a teatro gremito di fasce tricolore.
Mattarella in prima fila ha ascoltato l'Inno d'Italia suonato dal trombettista Paolo Fresu, quindi è stato proiettato un breve documentario sulla storia dell'eccidio di Boves, Comune Medaglia d'Oro al Valor Civile e Militare.
Ad aprire gli interventi ufficiali il Presidente della Provincia, Luca Robaldo: “Ringrazio per questo, a nome di tutti i Cuneesi, i colleghi sindaci Patrizia Manassero, Roberta Robbione e Maurizio Paoletti per aver invitato il Signor Presidente della Repubblica. Essi rappresentano, infatti, tre delle città dove la furia nazista si è abbattuta con maggior veemenza e ferocia e le cui ferite ancora oggi pulsano come un corpo vivo”. Robaldo ha quindi chiuso il discorso ricordano una figura e una località: “La figura è quella del tenente degli Alpini Enrico Martini (Mauri), originario di Mondovì, organizzatore delle Brigate Autonome nel Cuneese, Langhe e Monferrato e decorato Medaglia d'Oro al Valor Militare per il suo importante contributo alla guerra di Liberazione in Piemonte. La località è Paraloup, frazione del Comune di Rittana, il cui nome in piemontese significa “al riparo dai lupi” e dove salirono le prime formazioni di Giustizia e Libertà. Ripensando con emozione a quei ragazzi che ottant’anni fa scelsero di “salire in montagna” e a tutti quelli che come loro, nelle città e nelle fabbriche, scelsero la strada della difesa della libertà, mi auguro, da cittadino ancora prima che da rappresentante di un’istituzione, che la chiamata a resistere ci trovi sempre pronti con le armi indefesse dell'intelletto e della cultura, affinché la democrazia che ci hanno regalato i nostri nonni rimanga sempre al riparo dai lupi”
La sindaca di Cuneo Patrizia Manassero: “Insieme alla sindaca di Borgo e al sindaco di Boves, siamo profondamente onorati di averla ospite nel nostro territorio in una giornata così importante. Nel Cuneese, migliaia di donne e uomini combatterono guidati dalle parole di Duccio Galimberti che il 26 luglio di 80 anni fa tenne il coraggioso discorso. Ebbe grande capacità di organizzare la Resistenza e di pensare al dopoguerra. Cuneo pagò cara la lotta al nazifascismo. Ecco perchè il 25 aprile per noi non è semplice festività. Noi cuneesi possiamo dire di avere la Resistenza nel sangue. I nostri padri e i nostri nonni sono stati partigiani e staffette. Ai combattenti della libertà è stato intitolato il 10 per cento delle vie. Sono state realizate testimonianze importanti come il Monumento alla Resistenza e il Museo Casa Galimberti”. E ha citato le parole di Giuseppina Parola: “Le guerre non devono esistere. Dobbiamo smettere di ucciderci"
Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte: “Presidente Mattarella, bentornato in Piemonte. È stato con noi tante volte. Ricambiamo questa presenza con grande gratitudine istituzionale. Di tutte le sue visite però questa è la più importante. Per noi il 25 aprile è una data che ha valore diverso. C'è un legame indissolubile con questa terra. Non è soltanto guerra di Liberazione, ma sangue dei nostri nonni e delle nostre famiglie. Noi siamo geneticamente antifascisti, il DNA dell'antifascismo ce l'abbiamo nel sangue. E non è solo memoria. Intorno alle lapidi disperse nelle nostre campagne e montagne c'è sempre l'erba tagliata e magari anche un fiore fresco. Oggi prendiamo l'impegno di portare un fiore davanti alla lapide di un partigiano. Finchè ci sarà un fiore fresco davanti alla lapide di un partigiano, ci sarà certezza per la libertà del futuro”.
Sergio Soave, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza ha citato i primati della Granda: “In Granda abbiamo molti primati. Noi fummo i primi a partire. Quando Duccio fece quel discorso non ricevette molti applausi ma ebbe una grande capacità di prevedere quello che sarebbe successo. A Boves Ignazio Vian, comandante di grande carisma diede una prospettiva ai primi di questi sbandati. Poi Boves, prima strage indiscriminata sulla popolazione civile dell'Italia. Ne seguirono altre. Se noi guardiamo l'elenco delle stragi nazifasciste in Italia, qui in Granda sono 165 con 864 vittime civili. Ma questo territorio non si è lasciato fiaccare. I partigiani hanno occupato l'intero territorio trovando un equilibrio di rapporto. Nulla di simile in altre regioni d'Italia. Non è visione educlorata. I meriti della Resistenza furono riconosciuti anche dal nemico. Cuneo venne definita come vergogna d'Italia. Mussolini ordinò di liberarsi di questa odiosissima piaga col ferro e col fuoco.Per non parlare del primato di Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica cuneese. Fra i 6mila giovani dal Sud nelle fila della Resistenza molti venivano dalla sua Sicilia. Ne ricordo tre, prestigiosi comandanti Pompeo Colajanni, Vincenzo Modica, Luigi Scimè. Ma ancora Gaspare Santori di Alcamo, allievo del liceo Giuseppe Fero frequentato anni prima da suo padre Bernardo”.
Dopo una emozionante esibizione di “Bella Ciao” il Capo dello Stato è salito sul palco citando Pietro Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Lì è nata la nostra Cotituzione”.
Poi l'omaggio di Mattarella al Cuneese: “È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, la Festa della Liberazione. Valli ricche di virtù e patriottismo. La terra che diede i natali al primo presidente della Repubblica Luigi Einaudi”.
Sul discorso di Duccio Galimberti: “Un discorso straordinario per lucidità e visione del momento. Fu coerente salendo in montagna, assassinato dai fascisti, una delle prime medaglie d'oro dell'Italia”.
Poi ha elencato tutte le località colpite dalla furia nazifascista nel Cuneese: “Una terribile litania. Alla memoria delle vittime e alla sofferenza degli abitanti la Repubblica oggi si inchina”. Una dichiarazione seguita da un lungo applauso.
“Oggi mi recherò a Boves, prima città martire. Ricordo il bovesano Antonio Vassallo. E i beati don Mario Ghibaudo e don Giuseppe Bernardi, testimoni di fede che non vollero abbandonare il popolo da loro affidato. Da Boves segni di speranza con la Scuola di Pace e il gemellaggio con la cittadina bavarese di Schondorf am Ammersee, dov’è sepolto Joachim Peiper, il comandante nazista che il 19 settembre 1943 ordinò l’eccidio di Boves. Poi sarò Borgo al Memoriale della Deportazione,dove il binario è richiamo quotidiano alla tragedia della shoah. Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza città per numero di ebrei deportati
E ha chiuso: “Il frutto del 25 aprile è la nostra Costituzione. E qui a Cuneo ne sono state poste le basi con Duccio Galimberti e Antonino Rèpaci, visionari che disegnavano la nuova Italia. Cuneo città della Costituzione. Ha ragione il presidente della Regione Cirio. Qui tante contrade antifasciste. Sappiamo quanto dobbiamo al Piemonte alle donne e uomini che hanno lottato qui. Nuto Revelli ha parlato della sua esperienza di comandante partigiano e della lotta in montagna come di un vissuto di libertà. Una terra allora non prospera ma ricca di valori morali. Non c'è famiglia che non abbia legami con nonni, padri, congiunti caduti in Russia, non c'è famiglia che non ricordo il sacrificio della diviosione alpina cuneense. Rendiamo onore alla memoria di quei caduti. Grazie a Cuneo e al Cuneese . Viva la Festa della Liberazione, viva l'Italia!”
Nel pomeriggio Mattarella si trasferirà a Borgo San Dalmazzo dove deporrà una corona d’alloro al Memoriale della deportazione e visiterà il Museo Memo4345.
Ultima tappa a Boves: in Piazza d’Italia il Presidente Mattarella renderà omaggio al monumento che commemora le vittime dell’eccidio di Boves.
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