Un intervento di routine che si trasforma in tragedia: nel gennaio 2014 un uomo di 92 anni ha perso la vita in seguito a un’infezione causata dall’inserimento di un chiodo di dimensioni sbagliate durante un intervento chirurgico al femore svolto all'ospedale di Lavagna, e alle successive complicazioni e sottovalutazioni da parte delle strutture ospedaliere.
Dopo 9 anni l’ASL 4, in seguito all’azione legale intrapresa dalla famiglia, ha dovuto risarcire il figlio dell’anziano deceduto, ma alla moglie dell’uomo non è stata riconosciuta alcuna somma. La donna, ultranovantenne, rimasta sola e con una situazione economica delicata, anche dovuta alla mancanza della parte della pensione del marito, ha avanzato quindi una richiesta di risarcimento tramite la CP Servizi Medico Legali, che si occupa a livello nazionale di casi di malasanità.
I fatti
Il 4 gennaio 2014 L.M., 92 anni, in seguito a una caduta accidentale viene operato al femore presso la Traumatologia dell’ospedale di Lavagna mediante sintesi utilizzando un chiodo sbagliato per dimensioni.
Dopo l’operazione la terapia riabilitativa durante la degenza e la riabilitazione domiciliare non hanno portato ad alcun risultato soddisfacente. Nel maggio 2014 L.M si rivolge all’ospedale di Santa Corona e qui, constatato il fallimento del precedente intervento, ne viene riprogrammato un altro per inserire una protesi all’anca destra.
In attesa del ricovero per la nuova operazione il sig. L.M manifesta stati febbrili ed episodi confusionali che lo costringono a un ricovero presso l’ospedale di Rapallo dal 26 maggio al 4 giugno. Qui, una radiografia all’anca destra, conferma la dislocazione della vite di sintesi applicata a Lavagna per stabilizzare la frattura del femore.
Come da indicazione il sig. L.M, in data 5 giugno, viene ricoverato presso l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, ma gli accertamenti pre operatori dimostrano la presenza di controindicazioni all’intervento, considerato a rischio di sopravvivenza. Il 7 giugno, causa inoperabilità, il paziente viene dimesso.
Il 14 giugno un nuovo ricovero, questa volta presso le cure intermedie dell’Ospedale di Sestri Levante. In questa sede viene accertata sepsi con secrezione purulenta all’anca destra. La documentata grave dislocazione della sintesi, che impediva sia la deambulazione che la riabilitazione e sosteneva l’infezione, avrebbe dovuto indurre i medici a mettere in atto urgentemente tutte le pratiche mediche per porre rimedio alla condizione. Invece, si attende il ancora ben un mese prima di rimuovere il chiodo midollare dislocato, ovvero il 15 luglio presso la Traumatologia Ortopedica dell’Ospedale di Sestri Levante.
L’atto risulta ormai tardivo. Nonostante le cure si registra un progressivo decadimento delle condizioni generali sino alla morte in data 1° settembre 2014 per setticemia da escherichia coli, infezione cutanea da stafilococco aureo, shock cardiogeno.
Un’operazione sbagliata, con l’infezione causata dal chiodo che oltrepassava la testa del femore, aggiunta a un ritardo dei trattamenti ha portato così al decesso del paziente.
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