Una “ghost bike” distesa di fronte a Palazzo Civico, per ricordare il ciclista travolto e ucciso in via Di Nanni due giorni fa. Per chiedere sicurezza. “Siamo stufi di rischiare la vita ogni giorno nelle strade di Torino”. È questa la voce che si leva forte dagli attivisti di Bike Pride, che nella giornata di oggi hanno organizzato un flash mob per chiedere sicurezza a Torino.
“Siamo qui questa sera a piangere l’ennesima persona investita in città, questo perché non vengono messe a punto le misure per rendere Torino una città all’avanguardia dal punto di vista della mobilità e dei trasporti” spiegano i manifestanti di Bike Pride Torino.
Loro, che ogni giorno scelgono di muoversi per la città con la bici, denunciano un’assenza di sicurezza. “Non mi sento al sicuro, ormai sono abituato a muovermi in questa giungla. Tante persone mi dicono che non prendono la bici perché non si sentono sicure e non so come convincerle del contrario: la città è pericolosa, le macchine vanno troppo forte e viene fatto poco per agevolare un mezzo di trasporto più sicuro come la bici” racconta un portavoce del movimento.
Ma cosa può fare quindi la Città per venire incontro alle esigenze dei ciclisti, che non chiedono altro che spazi per muoversi senza rischiare la vita? La cosa più semplice è comunicare alla cittadinanza di scegliere la bici, non solo per il benessere personale ma anche per quello della collettività. “E poi - concludono i manifestanti prima di avviarsi in via Di Nanni e posizionare la bici bianca in memoria del ciclista di 46 anni ucciso - servono fondi per opere piccole e grandi, al fine di trasformare la città in un qualcosa di più accessibile alle persone”.
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