Il Nazionale

Cronaca | 22 marzo 2023, 11:10

Udienza lampo in Corte d’appello a Reggio Calabria dove è imputato il sindaco di Imperia Claudio Scajola

La procura generale nell’ultima udienza aveva chiesto l’audizione del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Liuzzo

Udienza lampo in Corte d’appello a Reggio Calabria dove è imputato il sindaco di Imperia Claudio Scajola

Udienza lampo in Corte d’appello a Reggio Calabria dove è imputato il sindaco di Imperia Claudio Scajola. La procura generale nell’ultima udienza aveva chiesto l’audizione del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Liuzzo.

Si attendeva, quindi, per questa mattina la decisione in merito dei giudici reggini. È stata la stessa procura generale, però, a chiedere un ulteriore rinvio per valutare meglio l’opportunità o meno di sentire il pentito.  Nella prossima udienza, fissata per il 31 maggio prossimo, il pg dirà come intende procedere.   

Claudio Scajola, assente all’udienza di oggi, è imputato nel processo denominato Breakfast per la procurata inosservanza pena di Amedeo Matacena, l’imprenditore ed ex parlamentare di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex ministro giunge al processo d’appello con una condanna a 2 anni di reclusione comminatagli in primo grado. Il processo nei suoi confronti, però, è sostanzialmente prescritto perché nella sentenza del tribunale di Reggio Calabria è stata esclusa l’aggravante mafiosa contestata in fase di indagine dalla Dda dello stretto.

Nello specifico, secondo la procura reggina, il sindaco di Imperia avrebbe aiutato l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, morto da latitante a Dubai il 16 settembre dello scorso anno, a sottrarsi all’arresto. Su Matacena pendeva una richiesta d’arresto per una sentenza definitiva a 3 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. 

Il collegio del tribunale di Reggio Calabria, nella sentenza aveva escluso per il primo cittadino l’aggravante mafiosa, così come richiesto anche dal pubblico ministero Giuseppe Lombardo. Nonostante ciò, il pm aveva invocato per Scajola una condanna 4 anni e sei mesi di detenzione.

La Dda di Reggio Calabria aveva deciso di non appellare la condanna del primo cittadino imperiese, difeso dai legali Elisabetta Busuito e Patrizia Morello. La difesa, convinta della innocenza di Scajola è ricorsa in appello contro la sentenza. 

Dal processo, invece, è uscita Chiara Rizzo, ex moglie di Matacena e condannata in primo grado a un anno per procurata inosservanza pena. Nella seduta del 14 dicembre scorso, la difesa ha presentato alla Corte d’appello una richiesta di concordato stipulato tra i legali della Rizzo e la procura generale. Entrambi hanno rinunciato all’appello (la procura alla contestazione dell’aggravante mafiosa) confermando di fatto la sentenza a un anno pena sospesa comminata in primo grado. 

In sostanza, Chiara Rizzo è stata condannata per avere dato 5mila euro a suo marito.  Nel processo sono imputati anche Martino Politi e Mariagrazia Fiordelisi, rispettivamente ex collaboratore ed ex segretaria dei coniugi. Entrambi sono stati assolti dall’accusa di intestazione fittizia di beni, aggravato dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. 

Politi, difeso dagli avvocati Tonino Curatola e Corrado Politi, è stato assolto dall’accusa di intestazione fittizia di beni, aggravato dall’aver agevolato la ‘ndrangheta.

Per l’altra imputata, Maria Grazia Fiordalisi, difesa dal legale Cristina Dello Siesto, il tribunale aveva disposto l’assoluzione per il reato di procurata inosservanza della pena, mentre ha disposto la prescrizione per l’altro capo di accusa.

Per la Rizzo il pm aveva richiesto una condanna a 11 anni e sei mesi di detenzione mentre era di 7 anni e sei mesi quella invocata per Politi e Fiordelisi. Come già accennato, in aula l’unico reato che è sfociato in condanne, ridimensionate di molto rispetto a quanto richiesto dall’Antimafia dello stretto, è quello della procurata inosservanza della pena. 

Per i giudici Scajola e Rizzo avrebbero aiutato Matacena a sottrarsi alla giustizia italiana favorendo il suo spostamento dagli Emirati Arabi verso il Libano anche grazie all’imprenditore Vincenzo Speziali trait d’union con il Libano, grazie al suo rapporto con l’ex presidente Amin Gemayel. Un tentativo di fuga che non si concretizzerà mai, ma che è costato a Scajola prima l’arresto e poi la condanna in primo grado.

Si tornerà in aula, quindi, il prossimo 31 maggio seduta nella quale si capirà quale sarà la decisione della procura generale sul collaboratore di giustizia Liuzzo.

Francesco Altomonte

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