Nel dicembre 2019 l’AC Cuneo 1905 Srl era stata dichiarata fallita a seguito di sentenza emessa dal Tribunale di Cuneo. A seguito del fallimento della società sportiva, la Procura di Cuneo aveva aperto un fascicolo a carico degli ex vertici del club, che a vario titolo, sono stati indagati per presunte violazioni della legge fallimentare, verosimilmente fatti di bancarotta fraudolenta.
Il pubblico ministero Alberto Braghin ha chiesto il rinvio a giudizio per Oscar Becchio, amministratore unico della società, Marco Rosso e Roberto Lamanna, in qualità di amministratori di fatto, e Simone Baldassarre Sivieri, direttore generale. Sulla richiesta avanzata dal magistrato il giudice per l’udienza preliminare si pronuncerà il prossimo 16 aprile.
Di fronte al giudice per il dibattimento Giovanni Mocci è invece approdato il procedimento a carico dell’ex amministratore Oscar Becchio, relativo a una presunta indebita compensazione. A seguito del fallimento l’Agenzia delle Entrate aveva effettuato una verifica relativa al credito di imposta ricerca e sviluppo, conclusasi con una segnalazione di reato a fronte dell’emissione di un atto di recupero crediti per 53mila euro, che sarebbero stati destinati per quelle finalità. All’ex amministratore della società la Procura cuneese contesta di non aver versato le somme dovute all’erario, utilizzando in compensazione crediti inesistenti pari a quella cifra.
Nel corso dell’udienza tenuta lo scorso 2 marzo l’imputato ha affermato che, da fine giugno 2018, cioè da quando il proprietario dell’AC Cuneo era diventato Roberto Lamanna, lui non operava più. “Ero venuto a conoscenza della richiesta per crediti fiscali per la ricerca e lo sviluppo quando me ne parlò la commercialista a ottobre. Mi ero subito opposto. Lamanna aveva segnalato alcuni commercialisti di Avellino che le avrebbero detto come procedere. Il tutto è uscito fuori quando Marco Rosso, l’ex proprietario del Cuneo, ricomprando alcune quote, si era accorto che le cose non andavano e ho avvisato il mio commercialista di fiducia”.
Sentito come testimone dell’accusa proprio il commercialista contattato dall’ex ad nel 2019 per valutare la contabilità: “La fattura era stata stornata in una nota di credito nel 2018 e se ne era occupata una società di Teramo. Nella contabilità non ve ne era traccia. Becchio mi aveva detto che c’era stata un’operazione, ma che lui non ne sapeva nulla. Ho poi parlato con Federico Peano (segretario generale, ndr), che mi aveva detto che c’erano stati alcuni F24. Sapevamo che era collegato al progetto del nuovo stadio. Quando era arrivato l’avviso da parte dell’Agenzia delle Entrate abbiamo confrontato i vari modelli con quelli che avevamo noi e abbiamo notato che il credito era stato riversato erroneamente. A loro risultavano 38mila euro di credito inesistente”.
In aula anche il curatore fallimentare della società sportiva Maurizio Pezzoli, che ha riferito di non essere a conoscenza del fatto che la società aveva chiesto l’erogazione di un credito d’imposta: “So che c’erano alcuni F24 che portavano in compensazione, li ho trovati nel cassetto fiscale. Non so chi sia stato. Dal cassetto fiscale risulta come intermediario un soggetto che non conosco. Formalmente il modello unico risulta corretto. Non so se il credito però sia reale o meno. Un altro riversamento da 23mila euro di ritenute previdenziali risultava non giusto perché non c’era il codice tributo del credito che si valeva compensare. Con l'Agenzia delle Entrate abbiamo parlato di questa compensazione mal fatta. La società costantemente rateizzava con l'Agenzia delle Entrate. Becchio diceva che non ne sapeva niente”.
Nella prossima udienza, che si celebrerà il prossimo 4 maggio, si ascolteranno come testimoni l’ex segretario generale, la commercialista e il funzionario dell’Agenzia delle Entrate.







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