Il Nazionale

Cronaca | 20 febbraio 2023, 16:55

Nelle intercettazioni il Covid come "soldato di Allah": battute finali al processo per terrorismo a operaio di Montà d'Alba

L’uomo è accusato di aver raccolto fondi a favore di un imam poi condannato a 17 anni di carcere come fiancheggiatore dell’Isis. Dopo la revoca dei domiciliari il questore di Bari ha richiesto per lui una misura di sorveglianza speciale con ordine di soggiorno nel comune di residenza

Nelle intercettazioni  il Covid come "soldato di Allah": battute finali al processo per  terrorismo a operaio di Montà d'Alba

Nuova udienza, giovedì 23 febbraio, nel processo col quale la prima sezione penale del Tribunale di Bari è chiamata a giudicare la posizione di Y. M., cittadino di nazionalità albanese residente a Montà d’Alba, a giudizio per attività con finalità di terrorismo internazionale e apologia del terrorismo.

Nel marzo scorso l’uomo era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’operazione condotta dalle Digos di Bari e Cuneo sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia pugliese.

Il 31enne, così come il cognato 33enne, è accusato in particolare di avere operato in concorso con altri soggetti per raccogliere denaro, erogarlo o metterlo a disposizione di Genci Abdurrahim Balla, imam della moschea "Xhamia e Letres" a Kavaje, presso Tirana, ritenuto vicino all’Isis, arrestato nel 2014 e quindi condannato a 17 anni di carcere per aver inviato decine di combattenti in Siria.

Lo scorso 25 gennaio a favore dell’uomo era arrivata la revoca della misura cautelare, mentre a suo carico proseguiva il processo con rito abbreviato condizionato all’esame degli imputati, avvenuto nella passata udienza. Ora nei suoi confronti è attesa la requisitoria del pubblico ministero Domenico Minardi, seguita poi dagli interventi delle difese.

Partita nell’aprile 2020, l’indagine ora giunta ai suoi esiti processuali aveva permesso di svelare l’esistenza di un’organizzazione impegnata nella raccolta di denaro che secondo gli investigatori era destinato a dare assistenza e supporto all’attività dell’imam poi condannato per aver avviato decine di combattenti in Siria e tuttora recluso in Albania.

Un’attività per la quale furono importanti le segnalazioni arrivate dall’Agenzia di Informazione e Sicurezza Interna (Aisi) e coordinate dalla direzione centrale della Polizia di Prevenzione tramite il suo Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno.

Documenti ora finiti agli atti del processo, insieme a intercettazioni di numerose conversazioni nelle quali, in un quadro di radicalismo religioso, si descriveva il Covid come "soldato di Allah, inviato sulla terra per punire gli infedeli occidentali".

"Nel corso del lungo interrogatorio cui si è sottoposto – dichiara l’avvocato Roberto Ponzio, difensore dell’uomo insieme al collega Salvatore Tommasinoil nostro assistito ha contestato con fermezza di aver perseguito finalità terroristiche e fornito un’ampia spiegazione sui colloqui telefonici oggetto di intercettazione. E’ stato peraltro rimesso in libertà e confida di poter provare l’insussistenza dei fatti a lui contestati".

A pochi giorni dalla revoca dei domiciliari il questore di Bari, Giuseppe Bisogno, ha intanto proposto nei confronti del 31enne residente nel Roero l’adozione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con ordine di soggiorno nel comune di residenza, sostenendone la pericolosità sotto il profilo della sicurezza pubblica. La richiesta verrà discussa davanti alla sezione penale del Tribunale di Bari deputata alle misure di prevenzione.

E. M.

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