Il Nazionale

Cronaca | 27 gennaio 2023, 19:58

Al processo la versione del sopravvissuto Modica: "Fui io a indicare ai miei complici la gioielleria di Grinzane"

Il racconto del 35enne albese, ora detenuto a La Spezia, e i discordanti esiti delle consulenze psichiatriche sulla capacità di intendere e di volere di Mario Roggero al centro dell’udienza tenuta oggi in Corte d’Assise ad Asti

Al processo la versione del sopravvissuto Modica: "Fui io a indicare ai miei complici la gioielleria di Grinzane"

La morte vista in faccia col primo dei quattro colpi, esploso proprio al suo indirizzo e che solo per una questione di centimetri mancherà l’obiettivo, infrangendosi sullo specchietto dell’auto. Poi di nuovo, trascorsi pochi attimi, il braccio del gioielliere che si tende all’interno dell’abitacolo rivolto nuovamente verso di lui, intanto riparatosi tra i sedili. Il proiettile che questa volta lo colpisce a un ginocchio. Lui ferito che, spinto dalla paura, riesce a uscire dalla Fiesta Bianca (furono i suoi complici a procurarla, gli dissero che era rubata) e a darsi alla fuga a piedi. Arriverà in tarda serata all’ospedale di Savigliano, deciso a costituirsi. Gli basterà fare nome e cognome per consegnarsi alla giustizia.

E’ stato il racconto del superstite, le parole dell'albese Alessandro Modica, oggi 35enne, l’unico sopravvissuto del terzetto di rapinatori che il 28 aprile 2021 diede l’assalto alla gioielleria di Grinzane Cavour, uno dei momenti centrali dell’udienza tenuta oggi al processo che vede Mario Roggero chiamato a rispondere davanti alla Corte d’Assise riunita presso il Tribunale di Asti di duplice omicidio volontario, tentato omicidio e porto illegale di arma comune da sparo.

Il tentativo di omicidio sul quale la giuria presieduta dal dottor Alberto Giannone e composta anche da sei giudici popolari è proprio quello nei confronti del giovane albese. Fu lui – ha spiegato in aula incalzato dal pubblico ministero Davide Greco – a indicare ai suoi complici la gioielleria di via Garibaldi come possibile obiettivo del colpo che insieme stavano progettando da qualche tempo: "Ci sono stato, conosco il posto", aveva suggerito a Spinelli e Mazzarino. "Ci eravamo conosciuti in carcere, ci ero stato precedentemente per alcuni furti, mai per rapina, mai prima avevo preso parte a conflitti a fuoco", ha oggi detto nel chiarire i suoi rapporti coi complici. Compari della cui morte – ha ammesso in più circostanze – ora porta la pena, mentre quella detentiva la sta scontando in carcere a La Spezia, dopo che nel dicembre 2021, all’udienza preliminare di fronte al Gup Francesca Di Naro, patteggiò una condanna a quattro anni e dieci mesi.

Nel carcere ligure si era fatto trasferire dopo un primo periodo al "Cerialdo" di Cuneo. Lì nelle scorse settimane ha potuto vedere il video della rapina, quello trasmesso durante la precedente udienza (lui non vi aveva potuto prendere parte in quanto positivo al Covid), ma solo nella versione offerta dai canali Rai, incompleta, tagliata. Davanti ai giudici ha ora raccontato la sua versione della sparatoria, ma anche delle fasi che l’hanno preceduta. Il suo ingresso nel negozio, dalla porta posteriore, verso la fine della rapina. L’aria tesa, i rapinatori che si erano accorti di come qualcuno avesse azionato un allarme (col pedale ripetutamente premuto dalla figlia del commerciante, ma l’impianto non aveva funzionato). Ha escluso di aver assistito ad azioni violente, ammettendo soltanto che Mazzarino stava trattenendo la moglie di Roggero. La richiesta a quest’ultimo di prendere i soldi? Un diversivo per farlo spostare e guadagnare una più agevole fuga.

Poi l’uscita e gli spari. La passerella dei consulenti tecnici sentiti oggi ha consentito tra le altre cose di appurare che questi ultimi furono quattro. Un quinto bossolo presente nel caricatore era stato esploso da Roggero in precedenza, senza alcun collegamento con la rapina.

Nessuno di quei quattro colpi – come si evince peraltro dal video prodotto dall’accusa – sarebbe stato esploso all’interno del locale. A ribadirlo in aula i periti balistici della Procura, il dottor Giuseppe Conti, e delle parti civili, Luca Pierpaolo Soldati di Milano. La genetica forense Sarah Gino, anche lei consulente della Procura, ha quindi attribuito a Roggero la traccia ematica trovata sulla porta laterale del magazzino, anche qui escludendo in modo pressoché definitivo una delle prime ipotesi suggerite dalla difesa, in merito al luogo esatto di inizio della sparatoria.

E’ quindi toccato ai consulenti psichiatrici confrontarsi su quello che potrà costituire uno dei punti decisivi dell’intero processo: la capacità di intendere e di volere dell’imputato al momento dei fatti. Una facoltà conservata in modo pieno, secondo la dottoressa milanese Rossetto, consulente delle parti civili. Minata da un vizio parziale di mente, non dell’intendere ma del volere, per lo psichiatra genovese Gabriele Rocca, per conto invece della Procura. Procura la quale, sempre per bocca del sostituto Greco, ha chiesto che all’esito di tale difformità di valutazione lo stato emotivo dell’imputato possa essere valutato con una nuova perizia. La Corte si è riservata di disporla al termine del dibattimento mentre ancora l’accusa ha chiesto e ottenuto l’acquisizione, tra i documenti da vagliarsi in quell’occasione, delle ormai numerose interviste che Roggero ha concesso a giornali, programmi televisivi e trasmissioni radiofoniche immediatamente dopo i fatti come anche recentemente.   

Il processo in corso ad Asti proseguirà ora con le udienze fissate a partire dal prossimo 3 marzo, quando è in programma l’esame delle parti civili, delle quali si accerterà caso per caso la sussistenza del rapporto parentale alla base della costituzione: rappresentate dall’avvocato Angelo Panza vi sono la madre, le due sorelle e i due fratelli del 58enne torinese Giuseppe Mazzarino. Poi la compagna di quest’ultimo e i suoi due figli minori, patrocinati dall’avvocato Giuseppe Caruso. Tutelati invece dall’avvocato Marino Careglio i parenti e congiunti di Andrea Spinelli: la madre, i due fratelli, la convivente, la figlia di quest’ultima e il marito della madre.
Il 17 dello stesso mese si continuerà coi testimoni chiamati dal difensore di di Roggero, l’avvocato ferrarese Dario Bolognesi.

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