"Sulle nostre scrivanie ci sono pezzi di vita, ad esempio persone che da 8 mesi aspettano un ricongiungimento famigliare". A parlare è Umberto (nome di fantasia) di 51 anni, che fino al 31 dicembre era impiegato allo sportello immigrazione di via del Carmine e ora è a casa senza lavoro. La motivazione? A lui e ad altre 33 persone - 19 in Prefettura e 15 in Questura - il Viminale non ha rinnovato il contratto di somministrazione. A livello nazionale sono 1.200 i lavoratori che si trovano in questa condizione.
Colpiti anche i profughi ucraini
E così Umberto, insieme ai colleghi, questa mattina ha dato il via ad un presidio in piazza Castello. È evidente che la mancata proroga ha degli effetti concreti su tutti quegli extracomunitari che ad esempio sognano di portare la loro famiglia in Italia. Donne scappate dalla guerra in Ucraina in attesa di permessi temporali.
Oppure datori di lavoro che hanno presentato per un loro dipendente extracomunitario la pratica di emersione con la sanatoria del 2020, che da quasi 3 anni attendono una risposta. Il classico esempio è quello di Elena, badante moldava, che dopo aver lavorato per una famiglia ha finalmente l'occasione di avere un contratto regolare con i contributi.
A Torino 370 pratiche ferme
Nel capoluogo piemontese ci sono 370 pratiche ferme che appartengono a quest'ultima categoria. Meglio di Milano, dove sono ben 21mila. Allo sportello per l'immigrazione di via del Carmine sono attualmente impiegate sei persone: gli interinali, ora a casa, erano ben 13.
È evidente che mezza dozzina di persone non possa fare fronte ai carichi di lavoro. E così pratiche come il nulla osta di lavoro per persone straniere hanno un'attesa che è passata da 10 giorni a due mesi.
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