La Corte d’Assise di Imperia presieduta dal giudice Carlo Alberto Indellicati ha comminato la pena di 22 anni di reclusione per Mohammed Aldel, difeso dall’avvocato Stefania Abbagnano, 36 anni, del Sudan accusato dell’omicidio aggravato di un migrante 23enne, Kismeil, avvenuto sotto al cavalcavia di Roverino a Ventimiglia il 26 novembre del 2021.
Il pm Luca Scorza Azzarà aveva richiesto 23 anni e 6 mesi. La Corte non ha riconosciuto l'aggravante dei futili motivi.
"Ci soddisfa - dichiara l'avvocato Abbagnano - il fatto che la Corte abbia disatteso l'aggravante dei futili motivi, punto sul quale la procura aveva battuto molto. Attendiamo le motivazioni, poi, proporremo sicuramente appello. L'obiettivo è che venga riconosciuta la preterintenzionalità del fatto".
Il 36enne sudanese aveva confessato il delitto riconducendolo alla necessità di recuperare il suo telefonino che gli sarebbe stato sottratto dalla vittima. “Non ho trovato il mio telefono e mi ero preoccupato perché era unico mezzo di contatto con la mia famiglia”, aveva detto Aldel in aula alla Corte d’Assise.
“Senza telefono ero solo, isolato, avevo paura di perdere il loro numero. Per questo motivo sono andato a cercarlo anche alla stazione, ma non l'ho trovato. Finalmente l'ho trovato sotto il ponte. Ho chiesto del mio telefono lui mi ha aggredito e ho cercato di difendermi”. “Non volevo ammazzarlo, mi dispiace di aver rovinato la mia vita e quella della mia famiglia”.
Il pubblico ministero Luca Scorza Azzarà aveva chiesto per l’imputato 23 anni e 6 mesi di reclusione, chiedendo alla Corte di considerare le attenuanti generiche equivalenti rispetto alle aggravanti e operando la continuazione con il successivo ferimento da parte dell’imputato di una terza persona.
Secondo l’accusa le indagini avevano consentito di ricostruire pienamente l'accaduto: la ricerca del presunto autore del furto del telefonino anche in centro da parte dell’imputato, il ritorno a Roverino e l’ accoltellamento con 7 colpi.
“Il telefono cellulare non aveva di per sé un valore particolare ma un valore preciso in relazione ad una attività illecita messa in essere non dalla vittima ma dall' imputato. Motivi non solo futili ma anche abbietti”, aveva concluso Azzarà.
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