Nella mattinata di ieri, sabato 26 novembre, abbiamo riportato la cronaca del ritrovamento, in un luogo simbolo come la panchina rossa di viale Mellano a Fossano, di un manifesto all'apparenza di denuncia del terribile fenomeno del femminicidio, ma in sostanza con istanze di stampo suprematista (leggi qui). "La vita delle donne europee é importante" recitava. In calce al manifesto: la "firma "DAria".
A distanza di un giorno è possibile tracciare un quadro generale con mandanti e diffusione di un gesto che, già nelle ore successive, appariva tutt'altro che isolato.
Manifesti identici hanno infatti "colpito" Cuneo, Savigliano, Bra e Saluzzo, per limitarsi alla nostra provincia. E poi Torino, Vercelli, Biella, Casale Monferrato, Verbania e Tortona nel resto del Piemonte. E il resto d'Italia.
A Fossano il cartello è stato tolto entro la mattinata di sabato dalla Polizia Locale attivata dalla amministrazione comunale, così come a Saluzzo e a Cuneo, da dove l'assessora alle Pari Opportunità Cristina Clerico afferma:"Fenomeno abominevole su più piani (...) abbiamo informato anche la questura."
La "rivendicazione", come riscontrabile sui social, pare essere del "coordinamento DAria", che ha accompagnato l'attacchinaggio abusivo diffuso, con un flash mob a Roma davanti alla sede della Commissione Europea.
DAria si definisce "organizzazione no profit" e riporta sulle proprie pagine le proprie motivazioni:
"Nella giornata contro la violenza sulle donne, noi vogliamo parlare di Lola, Desirée, Leonie, Pamela e di tutte quelle donne e ragazze europee, anche giovanissime, che hanno pagato con il sangue le criminali politiche sull’immigrazione.
In Svezia, solo tra il 2003 e il 2010, gli stupri sono cresciuti del 245% e più dell'80% sono stati commessi da immigrati e lo stesso accade nelle altre nazioni europee. Che l’immigrazione di massa abbia creato un aumento drastico di stupri, omicidi e aggressioni ai danni delle donne è un dato di fatto che ci chiede di non nasconderci dietro falsi perbenismi che uccidono la nostra Nazione e l’Europa.
Se per alcuni le vite delle donne europee non contano, per noi invece sono una priorità. È ora di dire basta."
É verosimile che, oltre che il collettivo ispiratore dei gesti dimostrativi avvenuti nelle varie città, sarà in molti casi possibile anche individuarne gli autori materiali.
Ed é indubbio che l'organizzazione abbia ottenuto ampia visibilitá con l'azione diffusa, al punto da vedere apologie dell''iniziativa sulle pagine social di movimenti di estrema destra come CasaPound.
L'indignazione serve, la punizione di tali gesti è opportuna, ma forse più di tutto è necessario un coordinamento diffuso e completo delle istituzioni per prendere una posizione netta e condivisa e immaginare politiche, percorsi, progetti ad ampio respiro e a lungo raggio per ricostruire nella coscienza collettiva la consapevolezza della complessità in temi clou come femminicidio e razzismo, e per evitare gesti come quelli di ieri, non tanto percuotendo la mano, quanto invece educando il pensiero, accompagnando al ragionamento.
Ed è necessario che, come organi di informazione, ci impegniamo ad essere buoni osservatori dell'auspicabile spinta sistemica in tale senso, più utile di una singola punizione esemplare, molto più impegnativa ma allo stesso modo molto piú efficace.
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