Michela "Micky" Saporiti, da Cassano Magnago, è project manager, ha 39 anni, da dieci pratica il paracadutismo e nel mirino ha un record mondiale, nella versione “head down”, a testa in giù. Proverà a comporre una formazione in volo con altre 101 atlete. Il tentativo, che probabilmente avverrà a più riprese (anche se l’ideale sarebbe farcela al primo colpo), si svolgerà tra 20 e 27 novembre a Eloy, Arizona.
Come per ogni record che si rispetti, le difficoltà non mancano. Spiega Michela: «Si programma tutto in modo scrupoloso a terra. Gli aerei, cinque, si coordinano. Si salta da circa 5.500 metri, con ossigeno. Si può sfruttare meno di un minuto di caduta libera. Ci si trova in cielo, tutte insieme nello stesso punto e dobbiamo fare presa sulla mano o sul braccio di chi ci sta vicino. La formazione assomiglia a un fiore, ogni atleta deve trovarsi esattamente nella posizione programmata e dichiarata ai giudici. Ci sono tre operatori video esterni che documentano la chiusura della formazione, vale anche per pochissimo. Poi ci si separa e si apre la vela».
Come si accede a un tentativo del genere? «Si viene selezionati. Per un record del mondo vengono organizzati eventi di allenamento in Sud America, Europa, ovviamente Stati Uniti… In questo caso, sono l’unica italiana. Non conosco la maggior parte delle ragazze con cui salterò, solo alcune. Le organizzatrici in particolare sono atlete di massimo livello ed eccellenti motivatrici. Non potrebbe essere altrimenti, parliamo pur sempre di una competizione, anche se non si gareggia contro qualcuno ma tutte insieme con lo stesso obiettivo. Se non riesci a entrare in sintonia con le altre, a performare, c'è una panchina di ragazze pronte a subentrare».
La sfida ha un nome preciso, “Project-19”: «Non è un caso. L'idea è di celebrare il 19esimo emendamento che, negli States, ha sancito il diritto di voto femminile. Il record vuole essere fonte di ispirazione, empowerment per tutte le donne a lottare per il giusto e vivere una vita piena d'avventura. Il tentativo era in programma nel 2020, poi è arrivato il Covid. Ora ci si riprova».
Come si inizia con il paracadutismo? «Nel mio caso, grazie a un caro amico. Classico salto in tandem, ovviamente. Come ho toccato il suolo ho pensato: questo è il mio sport. E tuttora lo pratico per pura passione: non è un lavoro, non ho sponsor». Ecco, il capitolo costi è importante: «Sì, non è come andare a correre, dove basta un paio di scarpe. Per anni ho passato tutti i miei week and a saltare al Campovolo di Reggio Emilia (BFU). Quello di Ligabue e Vasco, per intenderci, rinunciando a tutto il resto. Poi, una volta sviluppata la tecnica, anche per ragioni economiche ho deciso di saltare un po’ meno e in modo più mirato. Comunque, in drop zone ci si diverte sempre».
Caratteristiche fisiche indispensabili? «Non è fondamentale essere Superman. O Wonder Woman. Certo, la preparazione fisica aiuta». Doti psicologiche? «Essere Peter Pan». Un fiore nel cielo dell’Arizona, Micky ci sarà.
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