Il Nazionale

Cronaca | 15 ottobre 2022, 09:27

Ventisei rinvii a giudizio per la setta delle bestie, tra le vittime anche una ragazza del Braidese

Sospesa la posizione del capo Gianni Maria Guidi e della “mami” Sonia Martinovic dichiarati momentaneamente incapaci di affrontare il dibattimento. Il processo in Corte d'Assise a Novara parte il prossimo 24 febbraio

Ventisei rinvii a giudizio per la setta delle bestie, tra le vittime anche una ragazza del Braidese

È stato fissato in data 24 febbraio 2023 il processo in Corte d'Assise a Novara per la cosiddetta “setta delle bestie”. Il gup di Torino ha rinviato a giudizio 26 persone responsabili a vario titolo di soprusi di ordine fisico e psicologico, insieme a pratiche sessuali anche estreme inserite in un contesto di dominazione e plagio perpetrato lungo trent’anni di attività in Piemonte e in Lombardia. Una platea di indagati tutti residenti tra Milano e diversi centri della sua cintura, il Pavese, il Varesotto e il Bergamasco, a vario titolo chiamati a rispondere di violenze sessuali aggravate e di gruppo commesse anche ai danni di minori di anni 10 e riduzione in schiavitù, oltre che di associazione a delinquere.

Non compariranno a giudizio il capo della setta Gianni Maria Guidi, 79enne nato a Pavia e residente a Milano, e la sua principale collaboratrice fino al 2013, Sonia Martinovic, dichiarati momentaneamente incapaci di affrontare il dibattimento. Le due posizioni sono quindi temporaneamente sospesa in attesa di ulteriori test clinici.

Nove persone, tra vittime e parenti, si sono costituiti parte civile, insieme a tre associazioni che lottano contro la violenza sulle donne.

Tra le vittime anche una ragazza residente in un centro del Braidese, iniziata alla setta quando aveva appena sette anni. A rappresentarla in giudizio è l’avvocato albese Silvia Calzolaro, che nel procedimento rappresenterà anche l’associazione cuneese Mai+Sole. All’avvocato Elisa Anselmo, anche lei di Alba, si è affidata una terza giovane insieme ai suoi familiari, mentre il legale astigiano Marco Calosso patrocina una quarta vittima dell’organizzazione.


Il riferimento alla “setta delle bestie” deriva non tanto alla natura triviale degli orrori di cui la stessa Procura ha chiamato a rispondere i 28 soggetti destinatari, quanto ai soprannomi ("capretta", "cavallo", "volpetta", "lumachina") coi quali gli adepti dell’organizzazione segreta con radici tra il Piemonte e la Lombardia si sarebbero riconosciuti all’interno della stessa.

La setta avrebbe risposto agli ordini di Gianni Maria Guidi, chiamato dagli adepti "il dottore", ma anche come "Re bis" o "il Pontefice".

Una figura che nell’organizzazione si era elevata al rango di punto di congiunzione "tra il mondo terreno e quello spirituale", ai cui desideri tutti dovevano sottostare in modo incondizionato in un processo che, secondo la rappresentazione interna alla congrega, ne avrebbe portato i discepoli ad "annullare l’io pensante" proprio attraverso il dolore e la sottomissione, "accendendo il fuoco interiore" e quindi "elevando la propria mente".  

All’uomo avrebbe così fatto riferimento un sistema che si sarebbe nutrito addirittura di torture e scabrosi riti di sopraffazione sessuale, perpetrati senza ritegno anche nei confronti di vittime giovanissime, in taluni casi bambine sotto ai dieci anni di età che, anche sfruttando il vincolo di fiducia dei familiari appartenenti al gruppo, venivano allontanate dalle famiglie per inculcare loro le teorie della setta tramite iniziazione a "pratiche magiche" e sotto la minaccia di inenarrabili conseguenza se ne avessero rivelato pratiche e natura.

Al vertice una piramide che negli anni si era strutturata di modo che le stesse vittime assumessero presto il ruolo di "mami", cui competeva l’onere di adescare nuovi soggetti attraverso strumenti quali una scuola di danza "magica", ma anche un’erboristeria, una bottega celtica e altre attività – quasi tutte con sede a Milano – che per la setta diventano anche fonte di guadagno grazie al lavoro prestato in nero dalle stesse soggiogate.  

redazione

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