Il Nazionale

Cronaca | 14 ottobre 2022, 10:25

Imperia, aperto il processo agli aggressori di Moussa Balde. Il fratello dalla Guinea: "Chiedo solo giustizia" (Foto e Video)

Per il giudice Marta Maria Bossi possono costituirsi parte civile solo gli eredi della vittima. Imputati ammessi al rito al rito abbreviatoSi torna in aula il 9 dicembre. Sit-in di attivisti davanti al Tribunale

Imperia, aperto il processo agli aggressori di Moussa Balde. Il fratello dalla Guinea: "Chiedo solo giustizia"   (Foto e Video)

Si è aperto stamattina in Tribunale a Imperia il processo a carico dei tre presunti aggressori di Moussa Balde, il 23enne della Guinea che ha subito un violento pestaggio il 9 maggio del 2020 all’angolo tra via Roma e via Ruffini a Ventimiglia. Il loro legale, l’avvocato Marco Bosio, ha chiesto e ottenuto per i suoi assistiti dal giudice Marta Maria Bossi, il rito abbreviato che è stato fissato per la discussione al prossimo 9 dicembre

C’era anche Thierno Amadou Balde, fratello di Moussa, questa mattina alla prima udienza del processo: “Vorrei ringraziare – ha detto - chi si è adoperato per far rispettare i diritti. Nessun uomo può accettare l’aggressione che Moussa Balde ha subito. La famiglia vuole ringraziare tutto quello che potrà fare la giustizia italiana per fare giustizia”.

Chi era tuo fratello? “Moussa era il più giovane della famiglia e ha studiato quanto poteva. Ha attraversato il Mediterraneo per aiutare la famiglia e sperava di dare una mano alla mamma e ai fratelli. Chiedo solo alla giustizia italiana di fare il giusto e che faccia rispettare i diritti, ma soprattutto non fare sentire solo Moussa che voleva solo chiedere i suoi diritti e quelli di tutti”.

L’avvocato della famiglia Balde, Gianluca Vitale, ha così commentato l’inizio del processo: “Riguarda il momento in cui Moussa Balde iniziato a morire. Purtroppo, noi non siamo d'accordo sulla decisione della procura di non contestare l'aggravante dell'odio etnico, perché la violenza con cui è stata condotta non può non non essere individuata come un senso di superiorità nei confronti della vittima. Mi auguro di riuscire nel corso del prosieguo del giudizio, non per voglia di rivalsa e di vendetta nei confronti degli aggressori, ma perché credo che la violenza con cui è stata condotta  dimostra che effettivamente Moussa si sia trovato a scontare in qualche Il senso di superiorità da parte di altri assolutamente ingiustificato. Stiamo seguendo anche il processo a Torino, la fase più problematica del passato della sua vita”.

 

L’avvocato Ersilia Ferrante e la rappresentante di due associazioni operanti sul territorio, ‘Popoli in arte’ e ‘Sanremo Solidale’, la cui costituzione di parte civile non è stata ammessa: “Ritengo, anche se non è stata contestata  l'aggravante a scopo razziale che fosse stato leso un diritto da parte di queste associazioni indipendentemente dal fatto che il processo abbreviato che non potrà partecipare il pubblico così come sono svolti i fatti, lo sappiamo tutti per via di video che sono stati girati in quel momento da passanti indignati da quanto accadesse”.

L'accusa di lesioni aggravate e mossa a Francesco Cipri, 39 anni, Ignazio Amato, 28 anni e Giuseppe Martinello, 44 anni. Ammesso la costituzione di parte civili dei soli eredi erede della vittima. Per  Popolinarte, Rete Saneremo Solidale e Alternativa Intemelia, secondo la Bossi, “alla luce della contestazione oggetto procedimento non è neanche astrattamente configurabile l’esistenza di un danno alle predette associazioni e le stesse non paiano nemmeno legittimante alle azioni civili del presente procedimento non ammette la costituzione”.

Secondo quanto appurato dalla Polizia  - che in meno di 24 ore -  risalì ai tre presunti autori del gesto il giovane  venne colpito dai 3 imputati con un posacenere comunale. L'aggressione fu ripresa con un telefonino e le immagini fecero in poco tempo il giro d'Europa.

Essendo irregolare sul territorio il 23enne venne spostato al Cpr di Torino dove pochi giorni si tolse la vita. L'accusa, è, quindi, di lesioni aggravate dall'uso del posacenere e dall'essere state perpetrate in più persone riunite.

Nello specifico il pm Luca Scorza Azzarà ritiene i tre responsabili di aver colpito il ragazzo "con dei tubi metallici determinandone la caduta a terra e poi infierendo con calci e pugni cagionando lesioni personali consistiti in 'trauma facciale' dalle quali derivava una malattia giudicata guaribile in 10 giorni; con le aggravanti di aver commesso il fatto in più persone riunite ed avvalendosi di strumenti atti ad offendere qualificabili come armi".

Fuori dai cancelli del tribunale  si è un sit -in di protesta  animato gli attivisti dell’associazione ‘Garabombo’ e molti altri membri di realtà associative della provincia con striscioni che striscioni dal tenore: "Moussa Balde è stato un omicidio"

Angela Panzera

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