Il Nazionale

Cronaca | 13 ottobre 2022, 17:44

Due chili e mezzo di pasticche di ecstasy in casa a Cuneo, il figlio: "Mio padre non sapeva nulla"

A finire a processo davanti al Tribunale di Cuneo padre e figlio ventenne di origini tunisine a seguito di una perquisizione. Gi agenti della Squadra Mobile trovarono una valigia contenenti soldi e droga. Il giovane, che ha già definito la sua posizione processuale con quattro anni in abbreviato, ha sostenuto che il genitore fosse all'oscuro di tutto

Due chili e mezzo di pasticche di ecstasy in casa a Cuneo, il figlio: "Mio padre non sapeva nulla"

Nell’agosto 2019 gli uomini della Squadra Mobile di Cuneo trassero in arresto un cittadino di origine tunisina, Abdellatif Rebei, allora cinquantasettenne, per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Il blitz dei militari in borghese scattò nel pomeriggio, quando, perquisita l’abitazione dell’uomo in via Santa Maria Cuneo, scoprirono un trolley rosso. Dopo averlo aperto, gli agenti della Squadra Mobile rinvennero, avvolti in delle coperte, 5 buste di plastica con le scritte “YES” e “BRO”, contenenti migliaia di pasticche di colore verde, marrone e violetto con in rilievo i simboli del teschio, del diamante e di due frecce caratteristiche, tipiche delle metanfetamine.

Le pasticche di droga sequestrate circa 5.500, per un peso complessivo di quasi 2,5 kg, quantitativo che per le sostanze sintetiche, in città, non era mai stato sequestrato prima e che fece presumere che lo stupefacente fosse destinato non solo alla piazza di Cuneo ma anche alle province limitrofe, pronte ad essere spacciate tra discoteche, rave party, locali notturni e durante i party del nord ovest d’Italia.

Abdellatif Rebei, attualmente a piede libero in quanto cessata la misura cautelare dell’obbligo di dimora, si trova imputato davanti al tribunale di Cuneo, difeso dal legale Valentina Papetti, per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Ad essere coinvolto nella vicenda, e quindi coimputato, anche suo figlio Hatem Rebei, classe 2001 che, attualmente detenuto in carcere, aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Appena diciottenne, il giovane venne condannato a quattro anni di reclusione e al pagamento di una multa.

Nel corso dell’udienza celebratasi lunedì in tribunale a Cuneo, davanti al giudice Giovanni Mocci, è stato ascoltato, assistito dall’interprete e dal legale Antonio Vetrone, proprio il ragazzo, che all’epoca dei fatti viveva con il padre nella casa di via Santa Maria.

Stando a quanto raccontato dal giovane, sarebbe stato proprio lui a trovare la valigia davanti alla stazione ferroviaria di Torino, verosimilmente appartenuta ad un ragazzo di colore: “Lo avevo visto metterla sotto le scale in un giardino al Valentino - ha riferito -. Dopo che se ne è andato l’ho recuperata. Il giorno dopo l’ho portata a casa e dentro ho trovato i soldi e la droga. Mio padre non sapeva nulla della valigia”. Il borsone sarebbe stato nascosto nell’armadio della casa di Cuneo e Hatem Rebei, come dichiarato, prese i soldi e lasciò lì la droga. “Dopo tre giorni, senza dire nulla della borsa a mio padre, sono partito per la Tunisia. Io vivo di furti - ha proseguito -. Non ho mai spacciato. Se avessi saputo che c’era della droga non l‘avrei presa. Nella valigia c’erano 400 euro. Quando ne parlai a mio padre si arrabbiò molto”.

Nella prossima udienza, calendarizzata al 26 novembre, si ascolterà la versione dell’imputato.    

CharB

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