Il Nazionale

Cronaca | 04 agosto 2022, 14:37

Ragazzo di 15 anni ucciso a coltellate, sentenza storica a Torino: i genitori otterranno risarcimento “equo”

Dopo due gradi di giudizio, la Corte di Cassazione stabilisce che la mamma e il papà di “Giorgino” dovranno avere una un risarcimento che compensi in misura appropriata le loro sofferenze

Ragazzo di 15 anni ucciso a coltellate, sentenza storica a Torino: i genitori otterranno risarcimento “equo”

Una sentenza storica, per un caso di violenza sfociato in omicidio: dopo 12 anni, i genitori di Giorgino Monteanu, 15enne ucciso a coltellate per una sigaretta negata, potranno ricevere un risarcimento “equo e adeguato”. Lo ha stabilito la terza sezione della Corte di Cassazione, ribaltando due gradi di giudizio e due sentenze del Tribunale di Torino e della Corte d’Appello, e accogliendo così la richiesta di risarcimento per i genitori, presentata dallo studio Ambrosio e Commodo.

I fatti risalgono al 20 gennaio 2010 quando il ragazzo romeno morì in un giardino pubblico torinese a causa di cinque coltellate inferte da due connazionali: un ragazzo di 17 anni e uno di 26.

Per la Corte di Cassazione “i parametri di equità e adeguatezza escludono che il risarcimento possa essere puramente simbolico o insufficiente, in relazione al reato e alle sue conseguenze, dovendo comunque compensare, in misura appropriata, le sofferenze a cui le vittime sono state esposte”

“Si tratta di una sentenza molto  importante, che manda un segnale chiaro al legislatore, invitandolo ad adeguare la normativa nazionale agli obblighi dettati dalla direttiva UE:  auspichiamo quindi che il legislatore provveda a incrementare i risarcimenti per le vittime di di reati intenzionali violenti e li adegui ai caratteri di adeguatezza, correttezza ed equità necessari” ha spiegato l’avvocato Gaetano Catalano dello studio Ambrosio e Commodo.

Attualmente infatti, in caso di lesioni gravissime il riconoscimento garantito dallo Stato è di “appena” 25.000 euro. L’omicidio viene risarcito fino a un massimo 50.000 euro, che possono diventare 60.000 se questo avviene in ambito famigliare. Non un euro di più. Cifre decisamente inferiori rispetto ai 200.000 euro stabiliti per le vittime del terrorismo o di un agguato mafioso, per esempio. Da qui la richiesta degli avvocati: “Sono somme inadeguate, che dovranno essere rivalutate sulla base della pronuncia della Cassazione”.

Ora spetterà di nuovo alla Corte d’Appello di Torino stabilire l’entità del risarcimento, che dovrà essere “equo e adeguato”, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione.

“È una sentenza importantissima - ha concluso l’avvocato Renato Ambrosio -. Ritenevamo che i genitori potessero avere un risarcimento dalla morte del figlio ucciso per una sigaretta perché ci basavamo su norme comunitarie a cui il nostro Paese non si era adeguato, la Cassazione ha avuto la possibilità di entrare  nel merito riconoscendo la fondatezza del nostro diritto, ha dato indicazioni per il risarcimento aprendo una strada molto importante”.

La sentenza potrebbe aprire nuovi percorsi sul tema dei risarcimenti per le vittime di violenza.

Andrea Parisotto

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