È una storia davvero surreale quella che intercorre tra i proprietari dell’immobile di via dell’Ospedale e una donna che occupa la casa. Nei giorni scorsi vi è stata una lite e si è registrato l’intervento dei Carabinieri dopo una presunta aggressione. Una storia che meriterebbe un serio intervento delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria per ripristinare i diritti di ognuno e soprattutto per evitare eventuali risvolti più gravi rispetto a quanto accaduto nei giorni scorsi.
A scrivere alla nostra redazione è Francesco Scapino, comproprietario insieme alla moglie dell'appartamento ubicato in via dell'Ospedale. Il proprietario replica duramente alle dichiarazioni della donna, che aveva rilasciato al nostro giornale, in cui sostanzialmente evidenziava che “da oltre 3 anni pago 550 euro di affitto senza avere un contratto” e anche di “essere stata aggredita in casa(..)io e i miei due bambini di 2 e 10 anni viviamo nel terrore e barricati in casa perché queste persone stazionano sempre sotto casa nostra per questo abbiamo chiamato i carabinieri”.
Scapino dopo tanti sacrifici acquista questo appartamento, ma per ragioni di lavoro è costretto a lasciare la città di Imperia e a trasferirsi a Torino. Purtroppo la moglie perde il lavoro e nel frattempo si “inizia a soffrire di cefalea cronica quotidiana e , racconta, dopo inutili e costosi tentativi di curare le sue patologie (adenoma ipofisario, ipotiroidismo, disfunzioni alle paratiroidi e, soprattutto, ipertensione intracranica sostenuta da una Sindrome di Chiari I), si indirizza sulle terapie palliative (le cosiddette "terapie del dolore"). In sostanza: mia moglie vive tutt'oggi imbottita di morfina quanto più è ammesso dai protocolli dell'Asl e con una situazione di stare a letto per 16-18 ore al giorno”.
La loro situazione economica si aggrava e quindi decidono di affittare l’appartamento di via dell’Ospedale, ma solo per i due mesi estivi. “Sono prove di questa scelta il cartello che avevamo esposto sul portone, evidenzia il proprietario, nel quale si offriva l'appartamento in affitto ‘per soli brevi periodi’ (ovvero: settimane, massimo un mese), il fatto che nell'appartamento vi siano ancora tutti i nostri effetti personali, nonché cose di grande affezione, quali i miei libri, il mio impianto stereo, una sacra icona preziosa ricevuta in dono da un parroco nostro amico in occasione del matrimonio”.
All’annuncio nell’ottobre del 2019 risponde una donna, ossia la figlia dell’attuale signora che occupa la casa. Dopo una serie di incontri e contatti , questa donna “si presenta al appartamento, e, pur confermando di non disporre della somma necessaria per poter ricevere l’appartamento, implora di poter essere ospitata, perché, dice, deve liberare l'immobile nel quale ora risiede prima di fine mese ed insiste per ricevere in consegna le chiavi del nostro appartamento subito. Ovviamente la domenica sera alle ore 20:30, quando quel dialogo avviene, non c'è più nessun negozio aperto nel quale mia moglie possa andare ad acquistare un pro-forma di contratto da completare e sottoscrivere. E così mia moglie si trova nella condizione di dover dire un “no”, lasciando che la signora risolva i suoi problemi di scadenze senza approfittare del nostro appartamento, oppure accondiscendere alle richieste della signora, pur sapendo che a quelle richieste e a quelle rassicurazioni corrisponde solo una parola ricevuta, intrinsecamente inutilizzabile a fini di prova. La signora è una ragazza giovane, si mostra implorante e preoccupata della sua situazione, e purtroppo mia moglie si lascia sopraffare dall'istinto materno, così decide di accondiscendere alle richieste della signora, e, da perfetta sprovveduta, consegna le chiavi dell’appartamento alla signora senza la tutela di un contratto e senza neppure la cauzionalità di un pagamento anticipato”.
“Considerato altresì che la signora nel volgere di due-tre settimane ha promesso di liberare l'appartamento, andando ad occupare quello nuovo da lei acquistato, ha davvero molto senso sobbarcarsi un viaggio di andata/ritorno Torino-Imperia in giornata, di quasi 400 chilometri, per formalizzare una situazione transeunte, con ipotesi di sviluppo finale così rapido?, prosegue il racconto, la risposta che si dà mia moglie, anche considerato lo sforzo che avrebbe dovuto sostenere stante la sua malattia invalidante, è negativa. Così il contratto non viene perfezionato”.
Questa donna aveva dichiarato che le serviva una sistemazione temporanea poiché era in attesa di acquistare una nuova abitazione, però poi in via dell’Ospedale non starà due-tre settimane come era stato stabilito, ma inizia occupare per molto tempo la casa. La donna dà successivamente 200 euro di acconto, ma poi non verserà alcun denaro. “Un giorno infatti la signora telefona a mia moglie per farle presente che il ritardo sarà più ampio, perché in realtà il nuovo appartamento non è ancora stato acquistato, il rogito è ancora da perfezionare, e lei, per poterlo perfezionare, sta aspettando che le venga liquidata una quota di eredità di un suo parente sardo deceduto, ma anche questa operazione sta andando per le lunghe, quindi è possibile che l'appoggio rappresentato dal nostro appartamento le serva magari per tutto il mese o anche parte del mese successivo. Questa scena che vede la signora comunicare a mia moglie l'ampliarsi del ritardo nell'ottenimento della disponibilità del nuovo appartamento si ripete numerose volte. Passano così non solo l'intero mese di novembre, ma anche i mesi di dicembre, gennaio, febbraio e arriviamo a marzo, allorquando deflagrano da un lato la pandemia e dall'altro i problemi che le si connettono. I pagamenti fino a febbraio, seppure in modo irregolare, ovvero con rimesse sempre parziali di piccoli acconti, vengono eseguiti; poi ad un certo punto si fanno sempre più ‘difficili’. Mia moglie, indispettita dall'andazzo che ha preso la situazione, inizia a fare pressioni sulla Sig.ra Farris, sia per ricevere il pagamento relativo ai periodi di occupazione già realizzati, sia per ottenere che l'occupazione cessi, giacché gli accordi sul periodo di occupazione del nostro appartamento sono ben diversi, ed il permanere in esso di una persona sfuggente rispetto alle proprie responsabilità (dice una cosa e ne accade un'altra e non paga neppure per l'occupazione) risulta un fatto del tutto sgradito. Alle pressioni di mia moglie, che si protraggono per mesi, fino ad inizio giugno, la signora reagisce ad un certo punto in modo del tutto inatteso: decide cioè di chiamarsi fuori dalle sue responsabilità. A conclusione di una telefonata, la signora dice infatti a mia moglie di smettere di parlare con lei del rispetto dei pagamenti e dei termini per la liberazione del nostro appartamento, giacché in esso non ci sta lei ma sua madre, e quindi di riportare da allora in poi le nostre richieste a sua madre e non più a lei. Questa novità lascia mia moglie e me di stucco: non solo chi sta occupando il nostro appartamento non paga per l'occupazione, ma non sappiamo neppure chi sia”.
“La situazione che si è venuta a creare rappresenta un qualcosa di assolutamente inaccettabile per noi proprietari, quindi le nostre posizioni si irrigidiscono. Mia moglie riceve una telefonata dalla questa altra donna che ha l'intenzione di rassicurarci sulle sue buone intenzioni, ma ovviamente mia moglie ormai non crede più ad una sola parola di tali rassicurazioni, pertanto ingiunge alla signora di liberare immediatamente l'appartamento. La signora, però afferma che, a causa del covid è ancora tutto fermo, e che quindi le serve ancora un mese (fino al 10 luglio 2020, dice) per sistemarsi in un altro appartamento. Poi però subito dopo si reca presso la Guardia di Finanza per denunciare me e mia moglie per affitti in nero, ma questo noi non lo sappiamo ancora: lo verremo a sapere qualche mese dopo. Con l'arrivo del caldo, il covid molla un po' la presa e gli spostamenti, anche fra regione e regione, tornano ad essere ammessi. Alla prima occasione pertanto ci rechiamo ad Imperia per due motivi: il primo è quello di voler confermare di persona alla signora la nostra determinazione a voler l'appartamento libero immediatamente; il secondo è quello di metterci al riparo rispetto a certe responsabilità di legge: la legge infatti pone in capo ai proprietari la responsabilità circa gli occupanti degli immobili di proprietà, nel senso che i proprietari rispondono per l'eventuale presenza nelle loro unità abitative di terroristi o mafiosi. Alle nostre pressioni perché se ne vada, la signora risponde dicendoci che è effettivamente sua intenzione andarsene e che sta cercando una casa in affitto. Tale risposta chiarisce definitivamente che non c'è nessuna casa di proprietà da sistemare, nessuna eredità da ricevere, e che tutto ciò è stato dichiarato falsamente ed al solo scopo di integrare l'immagine dell'ospite che noi mesi e mesi prima cercavamo: una persona che soggiorni nel nostro appartamento per brevi periodi. Comunque, la signora rilascia a mia moglie un atto scritto di impegno a liberare l'appartamento. Questa volta, la data che fissa è quella del 2 agosto 2020. Per il problema dell'identificazione degli occupanti ci rivolgiamo ai Carabinieri: chiediamo loro semplicemente che facciano un sopralluogo presso il nostro appartamento per ricevere la dichiarazione degli occupanti circa le loro generalità e la loro estraneità rispetto al crimine(..) i vicini di casa ci riferiscono che gli occupanti del nostro appartamento sono numerosi (almeno cinque o sei). I Carabinieri ci rispondono che a loro di questo problema non importa nulla, che per loro l'appartamento è affittato e che è un problema nostro sapere chi abbiamo messo dentro. Il tempo passa e la signora continua ad occupare l'appartamento senza il nostro consenso. Siamo già ad agosto e nulla è cambiato. Il 2 agosto la donna doveva liberare l'appartamento ma non lo fa. Io e mia moglie decidiamo quindi di tornare ad Imperia per affrontarla nuovamente. Questa volta litighiamo, perché l'atteggiamento della signora è quello che vuole farti capire che ‘tanto non mi puoi fare niente’. Ma d’altronde, nella corrispondenza via chat, era già perfino arrivata a ricattarci: ‘se vuoi che me ne vada mi devi dare i miei soldi indietro’. Visto che la voce sale di tono, la signora chiama in suo soccorso la Guardia di Finanza, che si presenta in strada con due esponenti del Corpo che ci spiegano che noi non abbiamo niente da dire alla signora e che ciò che volessimo dire lo dobbiamo dire avvalendoci degli strumenti che la legge mette a nostra disposizione. Certo, non fa una grinza. Ci rechiamo quindi presso gli Uffici della Guardia di Finanza di Imperia per sporgere denuncia a carico delle due, giacché queste, nel frattempo, hanno concordato una rateazione delle bollette dell'Enel a mio nome, senza dirmi nulla, con palese furto d'identità, oltre ad aver ricattato mia moglie con la storia dei soldi che rivogliono indietro. Con l'occasione, dalla stessa donna veniamo a sapere di essere stati da lei denunciati per affitti in nero. A quella data (siamo al 28 agosto 2020) la signora ha già comunque smesso da un pezzo di versarci dei corrispettivi per l'occupazione del nostro appartamento (parlo di "corrispettivi" giacché di affitti non si può parlare, in quanto non c'è nessun contratto di affitto fra noi proprietari e l'occupante, e nessuno di noi proprietari ha, ed ha mai avuto, la volontà di permettere che la signora occupi il nostro appartamento: tutti i contratti prevedono che in essi venga incorporata la volontà di tutti i contraenti, e la nostra volontà in questo caso non c'è)".
Dall’ottobre del 2019 al giugno del 2020 ai titolari dell’immobile sono stati dati 3.745 euro. “Tutto quanto sopra è dimostrabile a mezzo estratti conto, evidenzia il proprietario, della carta ricaricabile postepay con cui tali pagamenti sono stati ricevuti. Come si vede dalla distinta, l'ultimo pagamento risale al 26 giugno 2020: più di due anni fa. Su circa 33 mesi di occupazione dell'appartamento da parte della donna, io e mia moglie abbiamo ricevuto un indennizzo d'occupazione equivalente a circa 5,7 mesi. Nel frattempo, inoltre, si sono accumulati debiti a mio nome per utilizzo del gas nell'appartamento da parte della signora per 2.464 euro (debiti tuttora insoluti che mi creano non pochi problemi con le società di recupero crediti). E nel frattempo io ho pagato le spese condominiali di tre anni, nonché gli utilizzi dell'acqua effettuati da parte della donna. Gli utilizzi dell'energia elettrica invece sono stati pagati dalla signora, fatta eccezione per l'ultima bolletta di circa 130 euro. Stante la situazione di cui sopra, io e mia moglie decidiamo di far interrompere tutte le utenze dell'appartamento, e quindi l'energia, il gas e l'acqua. La donna, privata delle utenze, non si è persa d'animo. Dichiarando il falso (dichiarando cioè di avere un valido titolo per il possesso dell'immobile), oppure sostituendosi direttamente a me (con un nuovo caso di furto d'identità), la signora riesce a farsi riallacciare le utenze dell'energia e del gas”.
I proprietari si rivolgono a vari avvocati e tutti “convengono sul fatto che non sia possibile procedere con una causa di sfratto in quanto non c'è alcun contratto d'affitto. L'esistenza di un contratto d'affitto non formalizzato non si può presumere in quanto è manifesta l'assenza di volontà di una delle due parti. Quindi la causa da fare non è quella di sfratto ma quella per il reimpossessamento dell'immobile abusivamente occupato. In soldoni: circa 10.000 euro all’avvocato e tre anni di attesa per arrivare al risultato finale, cioè vedere i Carabinieri che vanno dalla signora e la obbligano a liberare l'appartamento. Bene. Quindi la soluzione c'è, peccato che manchino le risorse per realizzarla: io e mia moglie non disponiamo di 10.000 euro. In questo preciso momento, a guardar bene nelle nostre tasche, le nostre disponibilità non arrivano neppure a 10 euro (…)Dalla fine del 2020 ad oggi la situazione si è trascinata senza più ‘scatti in avanti’, con solo alcuni ulteriori nostri vani tentativi telefonici ed in presenza di convincere la signora a lasciare l'appartamento.Ma è chiaro che ormai non disponiamo più di alcun mezzo di persuasione.La donna occupa senza pagare un centesimo un bell'appartamento di 85 mq nel centro di Oneglia; nessuno la può mandare via; il denaro che riceve dallo Stato come sostegno al reddito ed in ragione dei figli che ha se li può spendere come meglio crede (..) il ricorso alla legge è impossibile per costi e tempi, cos'altro manca per completare il quadro? Nulla, salvo precisare che quel quadro è da considerare double-face: dal punto di vista della donna rappresenta il paradiso, ma dal punto di vista dei proprietari rappresenta l'inferno”.
I proprietari dell’immobile infatti, pagano ancora il mutuo per quell’immobile e sono disperati per questa situazione. “Sono stufo di pagare più di mille euro al mese perché da quell'appartamento tragga beneficio un'abusiva ed io non abbia nessun ritorno dall'investimento che ho fatto, dice amareggiato Scapino, quell'appartamento mi è costato, fra prezzo d'acquisto e arredi, più di 300 mila euro(..) Oggi con quell’appartamento siamo in un vicolo cieco, la legge italiana tiene bordone all'abusiva e se non vogliamo metterci contro la legge non c'è nessun modo per sbloccare l'impasse”.
Commenti