La lite scatenatasi sui social tra la ministra cuneese alle Politiche giovanili Fabiana Dadone e l’ex collega di partito Alessandro Di Battista la dice lunga sul clima che si respira in questi giorni nei 5 Stelle, dopo la scissione guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Dadone resta convintamente al fianco di Giuseppe Conte e difende – quasi superando in valutazioni filogovernative Di Maio e i colleghi scissionisti - la scelta di sostenere il governo Draghi.
“Abbiamo una responsabilità di governo dal 2018 che non abbiamo ceduto nonostante i costanti giochi di palazzo, dal Papeete alle bugie sul MES. Non dimentico che governiamo e gestiamo i soldi avuti dall'Europa grazie alla capacità contrattuale di Conte. Così come – annota la ministra cuneese - gli sforzi diplomatici per la pace di Luigi Di Maio sono innegabili. So che è più facile far saltare il banco ad agosto, non sarebbe neanche una novità, ma non abbiamo mai cercato soluzioni semplici a problemi complessi. Non esistono. Le sirene degli uomini della provvidenza che ci vogliono fuori dal governo – afferma perentoria - dovrebbero restare in vacanza”.
Il riferimento, abbastanza esplicito, è a “Diba”, che infatti replica per le rime: “Il problema sono sempre io – afferma – e non ciò che stanno facendo vari esponenti del Movimento, che, nelle loro scelte, ne contraddicono la storia e ne rinnegano gli ideali”.
A dar man forte al marito interviene anche la moglie del più barricadero tra i leader grillini della prima ora, che rinfaccia a Fabiana Dadone scarsa gratitudine: "Nel 2018 – sostiene con velenosa perfidia - portavi Alessandro sul palmo della mano quando fece il tuo nome per un posto nel governo".
Situazioni che evidenziano – nelle ore in cui anche l’ex ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina lascia il Movimento – lo psicodramma in atto nei 5 Stelle.
“Perdere tanti colleghi ed amici senza preavviso – scrive ancora la ministra alle Politiche giovanili - ha spiazzato tutti ed ammetto che sono giorni in cui è importante fare autocritica ma senza rinnegare chi siamo, perché siamo qui e perché è importante non commettere altri errori. Lasciatemi però dire che non ritengo un errore la fiducia nel prossimo, la tolleranza e il rispetto reciproco”.
“Andiamo avanti a testa alta – ammonisce sui social - anche se restiamo vittime di noi stessi quando pensiamo di lottare con un braccio legato dietro alla schiena e quando ci poniamo regole rigide mentre nessuno degli avversari le rispetta”.
Tra le “regole rigide” – stando al Beppe Grillo pensiero - quella del terzo mandato con cui anche lei, tra pochi mesi, dovrà fare i conti.
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