Faranno 280 ore di volontariato Federico Basetti ed Enrico D'Antonio, i due amici aretini accusati di avere depistato le indagini sulla morte di Martina Rossi, la studentessa originaria di Imperia morta a Palma di Maiorca il 3 agosto del 2001 dopo essere precipitata dal balcone mentre cercava di sfuggire a un tentativo di stupro. Per la sua morte sono stati condannati in via definitiva a tre anni di carcere Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.
Al termine delle ore di volontariato il reato si estingue. Basetti e D'Antonio hanno scritto una lettera ai genitori di Martina con la quale hanno preso le distanze da Albertoni e Vanneschi.
I due si sono detti rammaricati per quanto accaduto e hanno ammesso di avere sbagliato perché erano giovani. Hanno inoltre offerto 1.500 euro a testa da devolvere a una associazione che si occupa di violenza contro le donne.
La storia di Martina Rossi, i cui genitori Bruno e Franca hanno sempre lottato per avere giustizia, si trascina da oltre 10 anni. Nel 2011, la magistratura spagnola archiviò la tragica fine di Martina come suicidio. Ma fu grazie alla caparbietà di Franca Murialdo e Bruno Rossi se l’inchiesta fu riaperta in Italia.
La Procura di Genova avviò le indagini che furono trasferite per competenza a quella di Arezzo. In primo grado, il tribunale di Arezzo condannò i due giovani a 6 anni di reclusione.
Una decisione ribaltata, nel giugno 2020, dalla Corte d’appello di Firenze, che mandò assolti Albertoni e Vanneschi con la formula ‘il fatto non sussiste’. Altro colpo di scena a gennaio: la Corte di cassazione accolse il ricorso della pg di Firenze Luciana Singlitico e annullò la sentenza ordinando un nuovo processo d’appello. Ad aprile 2021, la nuova condanna della Corte d’appello per poi arrivare all'ottobre scorso quando la Suprema Corte ha confermato la decisione di secondo grado.
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