Il Nazionale

Cronaca | 25 marzo 2022, 17:45

"Io ti ho fatto, io ti ammazzo": genitori condannati per violenza e stalking verso la figlia. Non volevano che si separasse dal marito

Agguati in strada, schiaffi, pugni, appostamenti davanti a casa. Sono stati condannati a 1 anno e 6 mesi. Il padre era arrivato a minacciarla di metterle una bomba in casa

"Io ti ho fatto, io ti ammazzo": genitori condannati per violenza e stalking verso la figlia. Non volevano che si separasse dal marito

Non accettavano che la figlia si separasse dal marito. Per questo due genitori, nel 2015, avevano iniziato una serie di atti persecutori nei confronti della figlia, anche davanti ai piccoli nipotini.

Oggi in tribunale ad Asti il giudice Dovesi li ha condannati a 1 anno e 6 mesi e a 600 euro di multa, per stalking, lesioni e violenza privata.

La drammatica vicenda

Tutto è partito nel 2015. I genitori non accettavano che la figlia si volesse separare dal marito, da cui aveva avuto due figli (entrambi minori), convinti che frequentasse un collega. 

Il 4 settembre 2015 dopo aver infastidito il collega,  gli imputati si erano recati sul luogo di lavoro della figlia, pretendendo di portare i nipoti con loro, minacciando lei e il collega, accusandola di aver tradito il marito. Non solo. La madre, secondo il racconto dei testimoni, l'avrebbe anche afferrata per un braccio trascinandola verso l'esterno, prendendola a pugni e tirandole i capelli, davanti ai figli piccoli che, terrorizzati, chiedevano aiuto.

Il padre aveva preso i bambini, impedendo alla figlia di uscire dal luogo di lavoro, posteggiando l'auto davanti alla sua. Un testimone, minacciando di chiamare i carabinieri, aveva messo fine a quel tragico episodio. Purtroppo, però, era solo l'inizio.

"Io ti ho fatto, io ti ammazzo"

Da quel momento la figlia vive in un incubo. Chiamate assillanti, piazzate sul posto di lavoro, minacce, accuse pubbliche e private.

"È una figlia ingrata e una cattiva madre", dicevano di lei in giro, anche davanti ai nipoti, come a ricercar consensi, in un meccanismo perverso, retrogrado e patriarcale. 

Sei una m***a, z*****a, t****a, io ti ho fatto, io ti ammazzo”, le urlavano.

La figlia inizia a vivere in un perenne stato d'ansia e accusa malori. 

La minaccia di una bomba sotto casa

Nell'aprile 2016 il padre la aspetta davanti a casa e minaccia di metterle una bomba all'ingresso. Solo l'arrivo della polizia riuscirà a interrompere l'ennesimo tentativo di irruzione.

Qualche giorno dopo il padre si mette di nuovo all'inseguimento della figlia. Questa volta in auto. La donna cercherà aiuto in questura. Cambierà numero di telefono, serratura di casa, luogo di lavoro e indirizzo mail.

Tutto inutile.

Fischiava di notte per farle sentire che era lì, che non smetteva di tenerla d'occhio

Nel 2016 si separa dal marito e le cose peggiorano. Gli appostamenti sotto casa sua aumentano, anche di notte. Il padre, si legge negli atti processuali, la tormentava anche di notte fischiando, per farle avvertire la sua presenza fuori casa.Quasi a ricordarle dell'incubo che le stava facendo vivere. Come se lei potesse dimenticarlo. 

Nel luglio 2016 la donna, che nel frattempo aveva iniziato una terapia per combattere lo stato di ansia, stava passeggiando insieme alla cugina.

"Saluta tua madre, s*****a"

I genitori la vedono. Lei, impaurita, si rannicchia dietro alcune auto parcheggiate. Il padre la trova, la riempie di schiaffi. "S*****a, saluta tua madre", le urla davanti a tutti. Dopo aver chiamato la polizia, viene portata al pronto soccorso e, affidata a un'equipe di specialisti in un ambiente protetto, sporge denuncia contro i suoi genitori, assistita dall'avvocato Davide Arri. Stanca, esausta, sfinita.

Anche il collega della donna, difeso dall'avvocato Mauro Vaccaneo, viene minacciato e aggredito sotto casa.

Così inizia il processo e, dopo un lungo dibattimento, questa mattina si è arrivati a sentenza, con la condanna a 1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa per entrambi, per stalking, lesioni (sia ai danni della figlia che del collega) e violenza privata. I genitori erano difesi dall'avvocato Francesca Raconci.

Il giudice Dovesi, invece, ha pronunciato sentenza di non doversi procedere per le accuse di diffamazione e violazione di domicilio. Gli imputati, infine, sono stati assolti dall’ipotesi di calunnia. Solo la madre ha ottenuto la sospensione condizionale della pena. Formulata anche la richiesta di una provvisionale di 10mila euro per ciascuna delle due vittime, come risarcimento danni.

Il commento dell'avvocato Arri

"È una storia molto triste - commenta l'avvocato Davide Arri, difensore della donna - in quanto una vicenda di violenza tra genitori e figli, che ha coinvolto purtroppo anche i nipoti e che ha distrutto la vita della mia assistita, sotto ogni profilo, con conseguenze disastrose. Ha cambiato luogo di lavoro, tutti i suoi riferimenti per cercare di sottrarre lei e i figli a questa furia persecutoria. Tuttavia, pur nella tristezza, siamo soddisfatti della sentenza e del risarcimento, anche se nulla potrà mai risarcirla completamente".

Elisabetta Testa

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