Non una giornata di festa, ma una giornata di lotta. Si è aperto cosi lo sciopero femminista e transfemminista indetto da Non una di Meno in occasione dell'Otto marzo, festa della donna.
Le ragioni dello sciopero
"Ci sono molte ragioni per protestare: le violenze sono altissime, in Italia abbiamo un numero di femminicidi spaventoso, aggravato dalla pandemia: muore una donna ogni tre giorni", racconta Elena, attivista femminista. "Scioperiamo per le violenze che subiamo sui luoghi di lavoro, veniamo pagate di meno e siamo costrette a uno stile di vita prestazionale. Abbiamo un doppio carico, visto che non abbiamo mai smesso di svolgere i lavori domestici. Scioperiamo sia in casa che fuori casa", prosegue poi l'attivista di Non una di Meno.
La pandemia, d'altra parte, ha aggravato le condizioni delle donne, costrette a portarsi il lavoro a casa e a coordinare il più delle volte l'ambito famigliare con quello lavorativo, al netto di una gestione domestica più gravosa.
La prima di una serie di manifestazioni previste in giornata è partita da corso Inghilterra in direzione agenzia delle entrate. "Sarà una giornata in cui manifesteremo insieme per prenderci cura di noi, per dedicarci del tempo, per costruire reti di solidarietà e celebrare la sorellanza contro la competizione che ci viene imposta e ci divide. Saremo in piazza anche con modalità alternative per rendere visibile chi ha contratti e modalità di lavoro che non permettono lo sciopero, per chi è costantemente sotto il ricatto del licenziamento, per chi per motivi di salute non potrà essere con noi. Lo sciopero è per tutti", concludono.
Il pensiero all'Ucraina
Impossibile poi non guardare oltre l'Italia, pensando a tutte le donne ucraine che in questi giorni vivono nel terrore: "Non una di Meno ha una posizione ampia sul tema guerra, ripudiamo tutte le guerre. Di tutto il mondo". "Sono spesso le donne a subire le peggiori conseguenze, diventando poi dimenticate dal sistema o spettacolarizzate come esempio di dramma", conclude Elena.
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