Rubavano gioielli, per poi fondere il tutto e rivendere i lingotti d'oro.
Per questo i carabinieri del Comando Provinciale di Asti hanno eseguito, in Piemonte, Lombardia, sei arresti (4 ora in carcere e 2 ai domiciliari, una sola donna) su provvedimento della procura di Asti, nei confronti dei membri di un'associazione a delinquere ritenuti responsabili di riciclaggio di gioielli rubati, in diverse abitazioni del nord Italia. Membri ritenuti di fatto il vertice di una grande organizzazione piramidale di riciclaggio, che si affidavano a loro volta ad altri ricettatori, anche questi dall'alto profilo criminale. Non si esclude che i furti commessi dalla banda possano essere stati conseguenti a truffe ai danni di anziani. L'Astigiano, di fatto, fungeva da base d'appoggio per le attività criminali.
Gli astigiani coinvolti sono: Franco Piramide (54 anni), Giuseppe Lafleur (49) e Renato Olivieri (58)
"Un'attività che ha avuto risvolti internazionali - puntualizza il comandante provinciale, Pierantonio Breda - I confini non sono un ostacolo al contrasto al crimine. Inoltre, sono state sequestrate risorse ingenti tra oro, contanti e 15 pistole. I membri di questa associazione a delinquere erano assolutamente mimetici e all'apparenza tenevano un bassissimo profilo".
L'indagine
L’indagine, avviata nello scorso mese di settembre dai militari del Nucleo Investigativo, ha permesso di individuare i presunti vertici di questo sistema criminale: quattro persone di origine sinti, residenti tra Asti, Torino e Pavia. Tre di loro sono astigiani.
I malviventi fondevano pietre preziose e gioielli in Italia, per trasformarli poi in lingotti, che venivano quindi portati di nascosto in Svizzera, in accordo con due indagati residenti in territorio elvetico. Questi ultimi, poi, provvedevano alla rivendita del tutto, attraverso fonderie svizzere.
Il materiale sequestrato
L'indagine ha permesso di monitorare flussi di oro per 100 kg, per un valore stimabile di 5 milioni di euro. Ieri, poi, sono stati sequestrati anche 37 kg di oro, per un valore di 2 milioni di euro, 1 milione di euro in contanti, 15 pistole funzionanti oggetto di furti. Le perquisizioni sono state effettuate tra le province di Asti, Torino, Alessandria, Piacenza e Pavia.
"Il prossimo nostro impegno - aggiunge il comandante - è quello di restituire i gioielli ancora integri, che per molte famiglie rappresentano un grande valore affettivo".
La collaborazione internazionale
Nell’ambito dei canali di cooperazione internazionale promossi dallo SCIP (Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia), nel corso dell’indagine sono stati effettuati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo servizi di osservazione transfrontaliera in Svizzera, insieme al personale della Polizia Cantonale del Ticino.
Contemporaneamente alle catture sul territorio nazionale, la Polizia elvetica ha operato dei provvedimenti a cui hanno partecipato anche i militari del Comando Provinciale di Asti. L’autorità giudiziaria italiana sta procedendo nell’iter di internazionalizzazione dei provvedimenti di cattura, tramite l’emissione di mandato di arresto europeo nei loro confronti.
Tantissimi gioielli ancora integri: fedi incise e medaglie commemorative
"La pericolosità di questa associazione era proprio il modus operandi di nascondere il metallo in Svizzera. Abbiamo recuperato tantissimi gioielli ancora non modificati, ad esempio fedi incise, medaglie commemorative. Un fatto fondamentale per chi è stato vittima di furto", aggiunge il tenente colonnello Vittorio Balbo, comandante del Nucleo Operativo.
La mobilità criminale sta cambiando
"I confini sono ormai labili e la mobilità criminale sta cambiando - puntualizza il maggiore Alessio Gallucci, alla guida del Nucleo Investigativo - Altri reati potrebbero essere collegati a quelli attuali. Ieri abbiamo agito anche con il Nucleo elicotteri di Volpiano, assicurando i soggetti alla giustizia".
Anche 1500 proiettili e due moto costose
Sequestrati anche 1500 proiettili di vario calibro perfettamente funzionanti e ben nascosti, oltre che a due motociclette di valore ingente.
Il materiale era dentro auto dismesse in garage sparsi tra le province
Il materiale era nascosto in vari depositi, riconducibili a una sola persona, ma intestati ad altre persone. Denaro e oro erano in un garage, dentro il cofano di un'auto inutilizzata nel Torinese (San Giusto Canavese). Le pistole, invece, in un deposito nell'Alessandrino.
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